Il Signore degli Anelli: Le due torri cosa dicevano le recensioni del film?

C'è chi usa la recensione de Le due torri per difendersi da minacce di morte, chi paragona il film a un videogioco e chi se ne è innamorato

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Nel dicembre del 2002 arrivò negli Stati Uniti Il Signore degli Anelli - Le due torri. Il secondo capitolo della trilogia girata back-to-back segna un drastico cambiamento di tono nella saga. Se La Compagnia dell’Anello si giovava di un tono più leggero e fiabesco (per loro meno nella prima parte) Le due torri è un film più impegnativo per gli spettatori. Il viaggio degli Hobbit arriva ad una sofferente metà. Nella Terra di Mezzo la speranza si sta affievolendo. Il male sembra destinato a trionfare e il viaggio del portatore dell’Anello è ancora più insidioso.

Il secondo capitolo è il più difficile da bilanciare. Peter Jackson usa i molti piani temporali per tenere alta l’attenzione. Prende la battaglia del fosso di Helm e la espande in un incredibile terzo atto finale della durata di 40 minuti. Il film si chiude però su un tono minore e inquietante. È cupo, terrorizzante, sofferente. Oggi viene ricordato come un passaggio essenziale verso il trionfo del Ritorno del Re. Ma all’epoca dell’uscita cosa ne diceva la critica? Lo scopriamo qui di seguito.

Roger Ebert, che aveva sottolineato come nota negativa del primo film il fatto che gli Hobbit fossero relegati a un ruolo marginale, scrive nella recensione di avere approcciato Le due torri con questa consapevolezza. C’è da dire che il film è il meno fedele al libro di Tolkien ed è quello che mette più in disparte Sam e Frodo. Non un grande problema, scrive, una volta capito il grande progetto di Peter Jackson. “Le due torri è un’eccitante avventura, un abile matrimonio tra effetti speciali e animazione computerizzata, e contiene sequenze di una bellezza mozzafiato”.

Ammira poi la qualità visiva di Gollum, la cui creazione segnò un grande salto nel mondo degli effetti visivi computerizzati. E poi un complimento totalmente cinematografico: “Peter Jackson, come alcuni tra i migliori registi del muto, non ha paura di usare l’intero schermo per presentare immagini di ampia portata e grande complessità”. Resta ancora qualche dubbio: “fare quello che ha fatto nel film deve essere stato incredibilmente difficile e merita un applauso, ma rimanere fedele a Tolkien sarebbe stato ancora più difficile e coraggioso”.

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Al contrario il New York Times parla della regia di Jackson come “scrupolosamente fedele allo spirito di J.R.R Tolkien”. E poi continua dicendo che "nessun film è mai stato così figlio del rispetto di un regista verso la sua fonte”. Fa notare però che il tentativo di far sentire agli spettatori lo stesso spaesamento dei protagonisti potrebbe allontanare il pubblico. Per lo meno chi non ha dimestichezza con i libri o che non ha visto il primo film. Gollum? “È stato inserito nel film in un modo più efficace di quanto George Lucas abbia fatto con Jar Jar Binks nel suo recente film di Star Wars”.

Sottolinea però anche qualche difetto, come il sotto utilizzo delle figure femminili e un peso drammatico limitato a “sopravvivere alla giornata” nel terzo atto. È un film di transizione, si dice, e per questo la recensione prevede grandi sorprese nel lungo viaggio che ancora attende gli spettatori de Il ritorno del Re

Peter Bradshaw, che nella recensione del primo film aveva chiamato i fan di Tolkien come dei “teenager emotivamente disfunzionali” usa i primi paragrafi dell’articolo su Le due torri per difendersi dalle molte lettere di minacce ricevute un anno addietro. Visibilmente piccato, continua a criticare le stesse cose che aveva appuntato in precedenza: l’eccessiva lunghezza del film, gli occhi sgranati di Elijah Wood, l’intreccio troppo didascalico nella contrapposizione tra bene e male. Elogia però anche la spettacolarità della battaglia finale e l’aspetto visivo che però non portano il film all’eccellenza. Tre stelle su cinque.

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Di altro avviso The Hollywood Reporter che, dopo avere elogiato la versione estesa de La Compagnia dell’Anello, si lancia in una coraggiosa previsione: “se la versione estesa e migliore de ‘La compagnia’ non è un caso, allora nel 2004 la versione integrale del Signore degli Anelli si unirà ai pochissimi altri capolavori destinati a resistere per decenni e, si spera, a portare fortuna a tutti coinvolti nella sua realizzazione”. Un’interessante osservazione della recensione è il carattere onirico del film. Dalle Paludi Morte all’arrivo di Ombromanto, perfino nel modo in cui Gollum striscia e si muove tutto ha la consistenza di un sogno.

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L’AV Club sostiene che per far fede alle aspettative Le due torri doveva essere bello come il precedente film. E invece è addirittura meglio. Si giova infatti di minori scene di esposizione, potendo entrare direttamente nell’azione e nel dramma senza dovere spiegare il mondo di fantasia. Scrive anche che è un privilegio vedere svolgersi questa storia in diretta che risuonerà molto nel presente.

Il massimo dei voti. Questo l’onore concesso al film da Empire che lo ritiene un “componente essenziale di quello che è destinato a diventare il miglior franchise cinematografico di tutti i tempi”. Insomma, a questo punto del percorso gran parte della critica aveva capito di trovarsi di fronte a un fenomeno raro e che avrebbe scosso il mondo del cinema. In una maniera alquanto imprevedibile però, la recensione di Empire nota anche che Le due torri è meno riuscito de La compagnia dell’Anello. Come si intuisce arrivati in fondo al pezzo, la critica Caroline Westbrook sta valutando il percorso della trilogia come un tutt’uno e non come singoli film.

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Severe critiche del Los Angeles Times alla battaglia di Helm, paragonata a un videogioco in cui Peter Jackson continua ad andare avanti e indietro senza riuscire a superare il primo livello. “Non c’è alcun divertimento nel vedere le formiche schiacciate”. Ci sono però anche i complimenti alla regia che "non ha messo il proprio ego prima della passione per il cinema".

Slant riassume invece ciò che accomuna tutte le recensioni: la riuscita di Gollum. Non solo tecnicamente, ma anche come personaggio in conflitto con se stesso. “Il casting di Wood ha perfettamente senso; nella sua pelle pallida e nei suoi occhi grandi vediamo un futuro Gollum in divenire”.

E voi cosa ne pensate de Il Signore degli Anelli - Le due torri? Fatecelo sapere nei commenti!

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