Il Signore degli Anelli - la Compagnia dell'Anello: quando Saruman parlò (veramente) in elfico
Il 18 gennaio del 2002 Il Signore degli Anelli: la Compagnia dell'Anello usciva in Italia. Francesco Alò ripercorre quei mesi di vent'anni fa
Il signore degli anelli: la compagnia dell’anello usciva il 18 gennaio di 20 anni fa nei cinema italiani
Usciva il 19 dicembre 2001 in Inghilterra e Usa mentre il 18 gennaio 2002 in Italia. Oggi non si potrebbe fare assolutamente, all'epoca la pirateria non era così sviluppata. In Italia qualcuno storse il naso ma, grazie all'assenza dei social, l'atmosfera era sempre, e decisamente, più rilassata rispetto a oggi. In fondo un mese non sembrava un'attesa così lunga. A Titanic quattro anni prima era successa la stessa cosa: dicembre 1997 da loro, gennaio 1998 da noi, dove rimase in sala sei mesi.
Un regista neozelandese per Il Signore degli Anelli
Finalmente stava arrivando tutto il libro di Tolkien in versione fantasy blockbuster grazie a un regista neozelandese proveniente dalla commedia splatter, premiato per la prima volta in Italia dal Fantafestival di Roma nel 1989 con Bad Taste (1987). Peter Jackson, dopo un lungo braccio di ferro con Harvey Weinstein e il salvifico incontro con Robert Shaye della New Line, avrebbe diretto 3 film di 3 ore l'uno per 300 milioni di dollari di budget complessivi, pronti a essere allungati in versioni estese home video per quello che all'epoca era il nascente mercato dvd.
Con i miei formidabili colleghi dell'epoca avevamo capito che avremmo vissuto dal 2000 in poi anni e anni di film e notizie legate ad essi con un rapporto di morbosità editoriale tra lettore e contenuto mai visto prima nella storia del giornalismo cinematografico. Con una caratteristica molto interessante oltre al progetto editoriale: il rapporto strettissimo, nel bene e nel male, con la fonte originale (letteratura o fumetto che fosse) intensificato dalle chiacchiere online prima nei newsgroup e poi nei forum.
Avevamo creato quindi un sito ad hoc sul Signore degli Anelli in cui presentare i personaggi, raccontare le scelte di casting, scrivere saggi (finalmente potevo scatenarmi leggendo Tolkien a sinistra), insomma avvicinarci con informazioni e commenti, giorno dopo giorno, all'uscita mondiale del primo capitolo La Compagnia Dell'Anello per poi cominciare un'altra fase, ovvero quella dell'analisi. Dentro il sito ad hoc de Il Signore degli Anelli si trovava un forum e dentro questo forum c'era un giovane Andrea Francesco Berni, nome in codice “Pungoloreporter” (p.s: un nome in codice che ancora usa), il quale era adolescente. Quando uscì il film avevo 27 anni, Berni 17. La differenza d'età che c'è tra i due personaggi protagonisti di Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson.
Ciccionazzari vs Bidelli
Nel forum, creato e alimentato di temi e discussioni da un anno prima, si era radunato un gruppo di appassionati di Tolkien piuttosto nutrito, con Berni che scriveva praticamente ogni giorno e conosceva i suoi “abitanti” meglio di noi. Eravamo diventati abbastanza centrali in Italia. Si discuteva meticolosamente degli attori scelti, dei possibili tradimenti dalla pagina scritta, del tono che Jackson avrebbe scelto di usare, della rappresentazione degli hobbit, elfi, istari, orchi e chi più ne ha più ne metta. Già si era creato un divertente scontro di idee tra i difensori dello specifico filmico anche detti “Ciccionazzari” (un'espressione che detestavo un po' alla Michele Apicella, perché probabilmente lombarda, in relazione a quello che oggi verrebbe definito team Peter Jackson) versus i “Bidelli” ovvero quelli che Alessandro Moroni, anche detto Verdefoglia, definiva come stucchevoli controllori della fedeltà tolkienana. Ci piaceva discutere su internet. Sembravamo un po' tutti come DiCaprio in quella scena di Don't Look Up quando si infervora alla tastiera perché ha appena scoperto lo scontro dialettico telematico e si gasa argomentando a dovere la sua tesi. Questo lavoro doppio (sito generalista e sezione tematizzata Signore degli Anelli) ci portò in brevissimo tempo a un boom di visualizzazioni soprattutto quando riportavamo notizie traducendole dall'inglese all'italiano da siti come Dark Horizons e il punto di riferimento, diciamo istituzionale, TheOneRing.net.
Lo scoop con Christopher Lee
Per farla breve, altrimenti stiamo qua Tre Ere della Terra di Mezzo e non posso visto che devo videorecensire La tragedia di Macbeth di Joel Coen per il mio capo Berni qui in questa dimensione temporale che è l'inizio 2022, seguimmo tutta la lavorazione de La Compagnia dell'Anello da più di un anno prima rispetto alla sua uscita nel dicembre 2001 per loro e nel gennaio 2002 per noi. Facemmo un mega scoop mondiale che grazie a internet fece furore con citazione in vetta alla homepage di Aintitcoolnews (il sito di Harry Knowles, all'epoca, era così influente che Jackson gli fece battere l'ultimo ciak sul set de Il Ritorno del Re). Nientemeno che Christopher Lee, intercettato dal sottoscritto alla quinta edizione di Schermi d'amore di Verona nel tardo aprile 2001, aveva recitato in elfico, stimolato dalle mie domande, l'incantesimo che Saruman scaglia contro la Compagnia mentre i prodi cercano di valicare la catena montuosa del Caradhras. Ero attorno a lui con altri colleghi (in gergo: una roundtable), lui intimò di spegnere i registratori, poi si alzò in piedi e cominciò a declamare.
L'unico membro del cast che aveva stretto la mano a J.R.R. Tolkien stava “spoilerando” una cosa bella grossa. Io ero sconvolto. Tutti i registratori spenti... tranne uno. Quello di Sandro Avanzo di Radio Popolare, che lo aveva tenuto acceso perché era andato in bagno poco prima, e Christopher Lee non se n'era accorto. Mi ricordo come fosse ora l'immagine delle rotelline della sua audiocassetta che continuavano a girare mentre Christopher Lee, imponente in mezzo a noi seduti in circolo, tuonava in elfico l'incantesimo di Saruman. Non ci potevo credere. Sandro, un vero gentleman, mi spedì a Roma qualche giorno dopo un duplicato della sua audiocassetta. Sì, eravamo ancora ai tempi di quegli oggetti enfatizzati in chiave vintage da Guardiani della Galassia.
Ebbene era confermato: la voce di Christopher Lee si sentiva forte e chiara così come le parole in Quenya (Gandalf parla invece il dialetto Sindarin) che facevano così: "Cuiva nwalca Carnirasse; Nai yarvaxea rasselya; taltuva notto-carinnar!". Lo mettemmo online, avvertimmo Aintitcoolnews e il sito di Harry Knowles mise un titolo enorme in cima alla homepage: “SARUMAN SPEAKS ELVISH!", ripreso anche da TheOneRing (dove è ancora disponibile la trascrizione). In poche ore tutto il mondo arrivò sui server di Caltanet a Via di Torrespaccata 172 (la strada a Roma che collega la Casilina alla Tuscolana) e si creò un dibattito planetario divertentissimo tra esperti linguisti tolkieniani per capire se quella era una bufala (all'epoca non esisteva ancora l'espressione “fake news”) oppure era proprio vero che un sito italiano di cinema era riuscito ad anticipare più di una battuta di sceneggiatura di uno dei film più attesi della stagione con 8 mesi di anticipo rispetto alla sua anteprima mondiale.
Andare oltre i tolkieniani
Che tempi. Io, figlio di un giornalista quotidianista del '900, osservavo tutto ciò pensando che effettivamente stavamo affrontando qualcosa di mai visto prima. Un reporter poteva intervistare Christopher Lee a Verona per arrivare a tutto il mondo nel giro di pochi giorni e senza per forza lavorare a una testata gigantesca ma solo attraverso internet grazie al rilancio di un sito prestigioso come Aintitcoolnews. Rivoluzione. Eravamo così contenti, così concentrati, così compatti. Eravamo, in una parola, giovani e anche dannatamente fortunati di trovarci lì in quel momento storico e viverlo appieno. Quello scoop ci aiutò molto ma, con il passare del tempo, si profilò all'orizzonte un problema che forse avevamo sottovalutato: l'arrivo del film. E se fosse stato brutto? Se Peter Jackson e la sua squadra avessero fallito? Se ci fossimo trovati di fronte al fantasy paccottiglia tipo Dungeons & Dragons di Courtney Solomon? Meno importante, ma mica tanto, per noi: e se Saruman non avesse scagliato quell'incantesimo? Se Jackson l'avesse tagliato al montaggio? Ero già pronto a scrivere editoriali sul concetto: “È sempre uno scoop”, anche perché nel nostro ambiente quella cosa aveva fatto parecchio rumore.
Passavano i giorni e quella data si faceva sempre più vicina. Il 18 gennaio 2002? Sì certo... ma soprattutto il 19 dicembre 2001! Eh già, perché si decise di andare a vederlo a Londra, io e Alessandro Moroni in arte Verdefoglia. Non potevamo aspettare più.
Alessandro aveva scritto dei saggi molto belli sul forum (“Sauron fisico?” il suo capolavoro, una copia è disponibile qui), era diventato un punto di riferimento ed era d'accordo con noi sui necessari cambiamenti che Jackson avrebbe dovuto attuare rispetto a Tolkien per portare al cinema qualcosa di pienamente convincente per più persone possibili e non solo per i fan. Si doveva andare oltre i tolkieniani.
In viaggio verso Londra
Mi ricordo che andai a casa di Alessandro a Milano per poi partire il giorno dopo per Londra. Lui viveva vicino al ripetitore Mediaset di Cologno Monzese. Me lo indicava e diceva: “Lo vedi? È la Torre di Barad-dûr”. Effettivamente se lo guardavi bene ti sembrava che un occhio rosso vi pulsasse minacciosamente al centro. L'indomani ci alzammo all'alba, prendemmo l'aereo per Londra e arrivammo al cinema Odeon di Tottenham Court Rd. Mi piaceva la compagnia di Alessandro. Un uomo buono, dai modi estremamente gentili, più grande di me, a differenza mia fortemente credente. Sentivo di stare con la persona giusta in quel momento, perché la mia lettura di Tolkien (diciamo radicale a sinistra e improntata a una sorta di anarco-comunismo) non aveva poi così tanti punti di lontananza rispetto alla sua. Rispettavo la sua visione, la sua ideologia, la sua fede. E lui la mia.
Eravamo entrambi molto emozionati. Oggi mentre faccio twitch o dialogo fisicamente (cosa che preferisco sempre) con gli appassionati di cinema di BadTaste.it spesso mi sento in colpa, e in imbarazzo, quando percepisco il loro entusiasmo per qualcosa che arriverà e quando mi chiedono: “Tu cosa aspetti Francesco? Che cosa non vedi l'ora di vedere?”. Io mi vergogno perché non ho più dentro quella cosa là. Vorrei spiegargli che ormai sono diventato quel "critico cinematografico di merda" che muoveva i primi passi nei primi anni 2000, che non aspetto più niente perché faccio questo mestiere da tanto tempo e che casomai aspetto i film quando li vedo, o dopo che li vedo, perché mi vengono a trovare nei momenti più inaspettati della mia vita e delle mie giornate e mi parlano, a volte sussurrandomi qualcosa all'orecchio, a volte urtandomi, a volte urlandomi in faccia. Un critico vive più il “dopo”. Penso sia giusto così. All'epoca sperimentai il vivere molto il “prima”, fase che riguarda ovviamente più un approccio giornalistico informativo e meno esegetico.
Digitato ciò, in quel dicembre 2001 ero lì con Verdefoglia, non a una proiezione stampa ma in mezzo ai borghesi londinesi, seduti dentro un cinema molto grande, alla fine di un viaggio. “Ci siamo” dissi ad Alessandro poco prima che Galadriel cominciasse il suo splendido prologo.
E poi il film cominciò.
E poi Saruman parlò in elfico.