Il Signore degli Anelli: la Compagnia dell'Anello, la rivoluzione della scena finale
L'inquadratura finale di La compagnia dell'anello firmava il blockbuster d'autore e apriva ad un mondo di narrazione seriale nuovo
Il signore degli anelli: la compagnia dell'anello usciva il 18 gennaio di 20 anni fa nei cinema italiani
Recentemente il finale di Dune di Denis Villeneuve ha mostrato il protagonista Paul Atreides e una parte del popolo dei Fremen mentre scavallano una duna. È la maniera in cui il film chiude la prima parte dicendo chiaramente al pubblico (come se non fosse chiaro dal resto del film o dalla dicitura “parte 1”) che questa storia si ferma in media res e continuerà esattamente da dove è stata interrotta nel film successivo. È una convenzione visiva: vediamo i personaggi arrivare ad un punto del loro viaggio da cui è possibile vedere molto altro, ciò che li aspetta, e li vediamo incamminarsi, intraprendere quel percorso, ma tutto finisce lì. Hanno superato delle avversità (il promontorio) e ora inizia una nuova parte del percorso con nuovi orizzonti. Quella convenzione di linguaggio visivo è stata cristallizzata da Il Signore degli Anelli: la compagnia dell’anello 20 anni fa, il primo grande film mainstream a finire senza finire. Non era certo il primo film di una serie che vedevamo (anzi) ma era il primo che non chiudeva nulla e si dichiarava incompleto senza gli altri. Era il primo, in buona sostanza, a concepirsi non come un film all’interno di una trilogia ma come un episodio di una serie.
LEGGI - Il Signore degli Anelli - la Compagnia dell'Anello: quando Saruman parlò (veramente) in elfico
Si dice spesso che quel che è avvenuto tra televisione e cinema a fine anni ‘90 e inizio 2000 ha creato l’era dei franchise. Da un lato la narrazione seriale per la tv che diventa adulta, dall’altra la narrazione blockbuster del cinema che diventa episodica e finalizzata sempre e comunque al “world building”. Meno invece si dice che se dovessimo prendere un momento che cambia tutto, un segno filmico che fa da spartiacque, il gesto audace e che sconvolge e rimane memorabile, è quel finale di La compagnia dell’anello che non chiude niente e per la prima volta dice al pubblico che un film dal budget gigante non finisce, scommettendo sul fatto (per nulla scontato all’epoca) che tutti aspetteranno un altro anno per seguire la trama e che tra un anno ricorderanno dove eravamo rimasti (aiutati da un riassuntino).
https://www.youtube.com/watch?v=6GA5AtPl5EY
Così visioni differenti (per stile, tono, fotografia, montaggio e interpretazione) possono essere parte di un’unica grande storia. Per intenderci è il modello Marvel o quello Fast & Furious. O ancora Jumanji, Jurassic World ecc. ecc. sono figli molto più di Harry Potter, mentre in pochissimi hanno scelto la strada del franchise con visione unica come i Batman di Nolan (che comunque sono storie che chiudono il loro arco all’interno dei singoli film) e per l’appunto il Dune di Denis Villeneuve, narrazione ancora più audace perché il secondo film era ancora da cominciare quando il primo ha chiuso con quella citazione a La compagnia dell’anello.