Il Signore degli Anelli: Il ritorno del Re cosa dicevano le recensioni del film?
Cosa dicevano i recensioni de Il Signore degli Anelli: Il ritorno del Re quando il film arrivò in sala? L'entusiasmo è ancora contagioso
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Peter Bradshaw sul The Guardian ha avuto una querelle con i fan del Signore degli Anelli a causa delle sue prime due recensioni, ha vissuto la fine della saga con visibile sollievo. Ammette però che il capitolo finale è lungo, ma mai noioso. Critica le performance degli attori, “salvando" però Christopher Lee il cui Saruman incarna il male. Compito ora delegato a “una sorta di brulicante pericolo amorfo”.
Elogia le battaglie, che sente risuonare ancora nella sua testa ore dopo la fine del film e lo spettacolo visivo, rafforzato (questa volta) da una storia solida. Anche se lamenta che non ci sia un’esperienza di perdita in grado di far riflettere, e nemmeno un forte senso della tragedia della guerra. La posta in gioco è quindi più debole di quanto potrebbe essere. Bradshaw dà la colpa di questo all’assenza di Saruman. Ne La compagnia dell’anello si prendeva gioco dei fan di Tolkien. Nella recensione de Il ritorno del Re critica i tradimenti rispetto al libro. Come dice in chiusura, si è approcciato da ateo alla saga e ha finito da agnostico.
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Peter Travers di Rolling Stones aveva capito tutto. Scrive che Il signore degli Anelli è proiettato nella leggenda.Che elogiare Peter Jackson non è abbastanza. È più di un regista, è uno che fa miracoli. Il ritorno del Re è per lui un film che risuona sia nell'azione che nelle parole poetiche di Gandalf a Pipino. Contrariamente a Bradshaw elogia le performance, soprattutto quella di Sean Astin nei panni di Sam, tanto da meritare l’attenzione degli Oscar (che non arrivò).Tra qualche sparuta nota negativa cita il momento in cui si accende la “scintilla del Re” negli occhi di Aragorn. Un passaggio che avviene quasi fuori campo.
Comune a molte recensioni, ma espresso con forza dal New York Times, il sollievo per il fatto che Il signore degli anelli - Il ritorno del Re non sia caduto sotto il peso del terzo capitolo come Matrix o Star Wars. IGN non cela l’entusiasmo sin dal sottotitolo della recensione: “una conclusione profondamente deludente di una già poco brillante trilogia. SCHERZIAMO!”. E inizia il pezzo affermando che non c'è mai stato un film della stessa magnitudine di quella raggiunta da Peter Jackson. Si cita la WETA Digital come la principale casa di effetti speciali nel mercato e il fatto che lo sforzo produttivo incredibile ha per forza alzato la barra per i filmaker che vorranno seguire quella strada.
Esprime grande attesa anche per la versione di quasi 4 ore della versione estesa. Un assalto ai sensi in cui a volte è quasi impossibile ricevere tutte quelle informazioni visive insieme. Il tono de Il ritorno del Re si bilancia tra il dramma basato sui personaggi come ne La compagnia dell’Anello e il più freddo film di guerra come Le due torri. Tutto per “l’esperienza di cinema più viscerale di tutti i tempi”. Il pezzo finisce con un accenno al successivo King Kong e la speranza che il regista possa riprendere anche… Lo Hobbit.
Da notare, a questo punto, che quasi nessuno ha inserito i molti finali tra le note negative, ad eccezione di Variety. Una delle critiche principali dei temi odierni, ma che con l’emozione dell’uscita non fece scalpore, anzi!
Interessante la lettura dell’incipit del film secondo l’Independent: il film inizia mostrando un verme. Un’inquadratura quasi ironica per una pellicola che "non ha tempo di mostrare nulla di più piccolo di un rinoceronte". La recensione ammette anche che La compagnia dell’Anello aveva disarmato la critica non assomigliando a nulla visto prima. Si prevedeva uno spettacolo moderno e invece il film restituiva una sensazione molto artigianale. La colossale battaglia de Il ritorno del Re salta però lo squalo secondo la recensione, diventando troppo eccessiva. Tenta poi una previsione: “in futuro considereremo il successo di Jackson come magnifico, ma futile”.
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Nella già citata recensione di Variety si parla soprattutto della scelta azzeccata di girare tutti i film in sequenza e senza stacco. È merito di questa idea il tono coeso e la riuscita del climax finale. L'assedio di Minas Tirith è la madre di tutte le battaglie cinematografiche. Il New Yorker spiega che di film in film la mente ha smesso di valutare l’opera secondo la fedeltà alle pagine del libro. ScreenRant invece va subito al sodo nella prima riga: “Il ritorno del Re è stupendo”.
E voi, cosa ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti!