Il Racconto dei Racconti, il resoconto della conferenza stampa a Roma!

Matteo Garrone presenta in conferenza stampa il suo ultimo film, in Concorso a Cannes, Il Racconto dei Racconti, tratto dalle fiabe di Giambattista Basile

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Matteo Garrone entra in sala al cinema Adriano e subito qualche collega gli chiede come mai non ci sia una sedia per lui.

Garrone: Lo preferisco. L'ho chiesto io. Sto più a mio agio. Così la situazione è più fluida e meno imbarazzante.

Qualche giornalista dalla prima fila commenta: "Ma dai... se siamo sempre noi"

Garrone: Ma io vi vedo ogni quattro anni. Vogliamo parti' (alla romana, N.d.R.) dalle domande?


Perché Basile?

Basile è un autore familiare, un genio assoluto. I suoi racconti quando li ho letti mi hanno colpito per la bellezza dei personaggi e la ricchezza delle storie. Perché avventurarsi in un fantasy? Quella è una scelta masochistica e incosciente che ho fatto in un momento in cui volevo mettermi nei guai. Dal punto di vista del mio percorso mi sembra però naturale perché in passato sono partito dalla realtà per poi trasfigurarla in chiave fantastica. In questo caso volevo fare il processo inverso ovvero partire da una realtà fantastica per portare poi il tutto a una dimensione più concreta e realistica. Io vengo dalla pittura e quindi questo è un genere vicino alle mie caratteristiche. Questa mescolanza tra reale, fantastico, comico e tragico di Basile... mi sembrava vicina alla mia poetica. Sono stato felice di esplorare un genere nuovo e dare una possibilità a un autore poco conosciuto come Basile di essere fruito da un pubblico più ampio. Il Racconto dei Racconti è il primo libro di fiabe che poi ha ispirato i Fratelli Grimm e Charles Perrault. E' un autore straordinario. Speriamo che il film gli dia la possiblità di arrivare a un pubblico più ampio.

Sentivi di rischiare molto?
I rischi sono molti. Questo film ha attraversato tantissime difficoltà: produttive e tecniche. Grazie al cielo mi hanno aiutato Leonardo Cruciano (vfx), Massimo Cantini Parrini (costumi) e Dimitri Capuani (scenografie). Per un fantasy gli effetti speciali sono fondamentali. Per me è stato difficile perché non avevo il controllo totale sull'immagine per via della pesante postproduzione. Sul set spesso lavoravo con il green screen ed era tutto un po' frustrante. Onestamente... tante soluzioni tecniche erano per me nuove. E' stata un avventura. Quando l'abbiamo scritto abbiamo pensato che mi sarei divertito a farlo, ma in realtà non mi sono divertito. Nasce con l'ambizione di essere un film per il pubblico. Speriamo che almeno il pubblico si diverta.

Più fantasy partenopeo che fantasy anglosassone. Si sente molto la cultura napoletana. Che ne pensa?
La cultura napoletana è molto forte e anche la cultura italiana. Non volevamo fare un fantasy che cercasse di imitare i film americani e inglesi. Siamo stati dentro un genere spettacolare mantenendo una nostra visione di racconto. Abbiamo fatto venire gli americani e gli inglesi da noi. E già questo mi ha consentito di mantenere le radici ben solide del mio paese e quindi ho avuto la sensazione di avere la situazione un po' più sotto controllo.

Come hai scelto il cast e le location?
Il location manager Gennaro Aquino ha passato otto mesi in giro per l'Italia alla ricerca di luoghi. Una linea guida che ci eravamo dati era quella di cercare dei luoghi reali ma che cercassero di essere frutto di un lavoro scenografico. E poi, al contrario, Dimitri Capuani ha fatto delle ricostruzioni scenografiche straordinarie cercando di raggiungere il massimo del realismo. Realismo e ricostruzione. Questa contraddizione ha quasi un legame con le origini del cinema. Volevo fare uno di quei vecchi film dove si sente l'artificio che però non impedisce alle immagini di avere una loro verità. Una credibilità dell'immagine.

Il tema base è il desiderio e la trasformazione del corpo?
Il desiderio è una chiave importante. Una guida che muove questi personaggi. Il corpo e le trasformazioni del corpo... sono una mia ossessione. Parto sempre dal corpo. E' stato naturale per me. Era sorprendente la modernità in Basile. Lui affronta temi di chirurgia estetica e lifting già nel '600. Non è stato facile per noi scegliere i racconti da mettere in scena. Poi abbiamo puntato su tre racconti al femminile che affrontano tre età diverse.

Il cast?
Il cast parte dalla fisicità. Salma Hayek era giusta per una regina del '600 spagnola. Vincent Cassel pensavo potesse avere quel doppio registro. Mi ricordava un po' Vittorio Gassman. Per quanto riguarda gli altri attori... Viola (Garrone la chiama con il nome del personaggio ma in realtà stiamo parlando di Bebe Cave, N.d.R.) è stata una vera sorpresa. E' stata l'unica che ho visto per quel ruolo. Veniva dal teatro. Avevo visto il provino, mi aveva molto convinto ma non pensavo che potesse raggiungere quel livello finale.

Il direttore della fotografia Peter Suschitzky ha lavorato tanto con Cronenberg e spesso in spazi chiusi e artificiali. Come è stato farlo operare in così tanti spazi aperti? Hai sentito il desiderio di realizzare tutto il film in napoletano?
Il discorso del napoletano... ci abbiamo pensato. Però sarebbe già stata una traduzione perché nessuno legge Basile nel napoletano del '600. Volevamo evitare regionalismi ma cercavamo invece dimensioni universali. Peter... ha lavorato negli spazi aperti senza problemi. E' anche il dop di Guerre stellari – L'impero colpisce ancora (1980)... poi forse dopo ha preferito chiudersi...

Pensi ora a una serie? Che punti di riferimenti pittorici avevi?
E' stata una forzatura non pensare a una serie. C'erano già così tanti racconti in Basile. Lo sviluppo naturale potrebbe effettivamente essere una serie. Ero praticamente circondato dai disegni denominati I Capricci di Francisco Goya. Li avevo un po' ovunque nel mio studio. In Goya ci sono anche dei quadri molto ironici. C'è poco colore? Il colore viene fuori da sé.

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Che cosa pensi dell'essere stato inserito in Concorso a Cannes?

Il premio migliore è se va bene in sala. Questo film nasce per il pubblico prima che per un festival. Il fatto che siamo tre registi italiani in Concorso (con lui anche Nanni Moretti e Paolo Sorrentino, N.d.R.) è un motivo di orgoglio. Siamo tre registi completamente diversi. Penso che realizziamo film che non si assomigliano affatto e forse per questo motivo il direttore di Cannes ha accettato che fossimo tutti in tre in concorso. Speriamo vada bene per tutti.

Perché la selezione dei tre racconti al femminile?
Potrei inventarmi delle risposte. C'erano anche altre storie. Per delle scelte tematiche abbiamo deciso di mettere insieme questi tre racconti al femminile. Tre personaggi diversi per tre diverse età. Non c'è una ragione più profonda.

Perché questa affinità con Basile?
E' un autore che ho sentito familiare. L'imbalsamatore (primo film di Garrone ad ottenere un certo successo dopo le prime opere underground Terra di mezzo, Ospiti, Estate romana, N.d.R.) potrebbe essere un racconto di Basile in chiave moderna. L'ho scoperto tardi e l'idea di affrontare un genere diverso mi ha avvicinato molto a questo progetto. Le fiabe sono sempre universali.

Lavoro sugli effetti speciali?

Vorrei chiamare a rispondere Leonardo Cruciano.

Cruciano si alza e si mette in piedi vicino a Garrone:
Il lavoro nasce con Matteo. La cosa che ci ha accomunato fin dall'inizio era che sapevamo che volevamo mantenere la pasta del pittorico più la carne. Volevamo delle creature diverse da quelle di Harry Potter e altre creature fantasy. Poi abbiamo visto animali, l'araldica del '600, i paesaggi, le illustrazioni sempre del XVII secolo e abbiamo cercato di trasformare un drago in un qualcosa di plausibile, dalle parti della salamandra, che potesse vivere nel mare.

Torna la parola a Garrone:
Per noi era importante usare il digitale semplicemente come integrazione senza dimenticare che quelle creature potessero essere reali sul set. Il personaggio dell'orco dal vivo fa ancora più paura. Aveva sopracciglia gigantesche. Rendendolo pelato, abbiamo dovuto togliergli le sopracciglia. Peccato... erano bellissime.

Il modo di lavorare con gli attori?
Il mio modo di lavorare con gli attori è sempre dare loro grande libertà espressiva. In questo film la sceneggiatura è però rimasta blindata. Gli attori e le attrici nel film hanno avuto comunque la grande libertà di costruire il personaggio sulle loro caratteristiche. Personaggio e persona si sposano sempre nei miei film.

Perché il labirinto torna spesso come simbolo?
Potremmo dire tante cose sul labirinto ma meglio non dirle. Quella scena nasce dall'investigazione dei luoghi. Trovammo quel labirinto in pietra a Donnafugata vicino a un castello. Dopo aver visto quel labirinto mi sono detto: "Impossibile non usarlo". Anche in Gomorra scegliemmo l'inizio con il solarium partendo dall'osservazione della realtà. Cioè... ci accorgemmo veramente dell'attenzione maniacale dei camorristi per il loro corpo. Spesso i luoghi ci suggeriscono la drammaturgia. Temevo che un film così grosso potesse perdere in freschezza e vitalità. Temevo di rimanere schiacciato da questo tsunami e invece l'abbiamo sfangata...

Perché la dedica a Nico e Marco?
Nico Garrone è mio padre e Marco è Marco Onorato, mio fidato direttore della fotografia e compagno di mia madre per tanti anni. Si può dire che Nico è il mio primo padre e Marco il mio secondo papà

Come te la sei cavata con la direzione degli attori in inglese?

Era una preoccupazione non controllare la recitazione in una lingua non mia. Poi mi sono accorto che a orecchio capivo se c'erano stonature. L'attenzione a dialoghi e sceneggiatura è sicuramente più forte rispetto ai film precedenti. Spesso il film prima lo trovavo facendolo . In questo film qua... bene o male il testo è rimasto quello che avevamo scritto. Ero molto contento della sceneggiatura. C'era uno spessore letterario che sarebbe stato un peccato perdere

Fratelli Taviani con Boccaccio, Martone con Leopardi, te con Basile... una tua riflessione sul perché i registi italiani si occupano di grandi autori del passato? Milena Canonero non doveva fare i vestiti del film?
E' solo una coincidenza. Per quanto riguarda Milena Canonero... all'inizio c'era e poi ci sono stati dei problemi. La cosa più giusta mi pare sia parlare di quelli che hanno finito il lavoro e cioè Massimo Cantini Parrini che ha fatto un lavoro straordinario (parte un applauso, N.d.R.).

Parliamo nel dettaglio delle tre storie... quali sono rispetto alle 50 del libro originale e quanto sono fedeli?
Le storie sono La pulce, La vecchia scorticata e La cerva fatata. Poi abbiamo preso immagini anche da altri racconti. E poi abbiamo inventato delle cose.

Cosa ha comportato coprodurre il film?
Avevo prodotto anche altri miei film ma questo è il primo film che produco, diciamo, di queste dimensioni enormi. Ho avuto l'aiuto di Alessio Lazzareschi come executive producer e Paolo Del Brocco di Rai Cinema che ha creduto nel progetto fin dall'inizio. Il Mibact mi ha dato un importante appoggio. Questa è stata la base italiana... poi è arrivata la Francia, l'Inghilterra e piano piano il film ha preso forma. Non è stato facile. Ero riuscito a montare tutto il film ma, e non voglio fare polemica gratuita, mi è dispiaciuto molto non trovare in Italia una banca disposta a darmi del cash flow subito, visto che quando chiudi accordi con, ad esempio, Rai Cinema sai che devi aspettare due anni prima che ti arrivino i soldi. Io avevo bisogno di una banca ma visto che la mia società è piccola, mi hanno rifiutato il prestito. Per fortuna in Francia ho trovato una finanziaria. Però mi è dispiaciuto andare in Francia e pagare lì gli interessi.

Budget?
Tutto compreso è costato 12 milioni. Girare in sequenza è un lusso che non ti puoi permettere quando hai degli attori che guadagnano così tanto. Con Cassel e Hayek non potevo permettermi di stare troppo a girare per vedere cosa veniva fuori. Non ho mai potuto utilizzare la mia amata macchina a mano o girare in sequenza o tornare a girare dopo avere messo da parte qualcosa.

Copie?

Interviene Paolo Del Brocco: 400 copie e oltre. Lo sapremo bene fra qualche giorno. Potranno anche essere di più.

Qualche riferimento cinematografico o televisivo?
Garrone: Trono di Spade... le prime serie mi piacevano tantissimo. Al passato un regista che amo molto è Mario Bava, il quale ha lavorato sull'horror e sul fantasy. C'è chi mi citava guardando il girato anche i corti di Pasolini o L'Armata BrancaleonePinocchio di Comencini.

***

Scritto da Garrone assieme a Edoardo Albinati, Ugo Chiti e Massimo Gaudioso, il film sarà distribuito in Italia da 01 Distribution. La colonna sonora è stata composta da Alexandre Desplat, mentre nel cast figurano star internazionali come Salma HayekVincent CasselToby Jones e John C. Reilly, oltre alla partecipazione di Alba Rohrwacher e altri attori italiani.

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