Il problema di Rotten Tomatoes con i film tratti dai personaggi DC Comics

Come mai i film tratti dalla DC Comics non riescono a conquistare la vetta dell'indicatore di Rotten Tomatoes? Chi ha ragione?

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C’è un nuovo nemico per l’universo cinematografico della DC comics. È più spietato di Lex Luthor, ma anche di Steppenwolf, Darkseid, Cheetah e Maxwell Lord e del nutrito parco di villain. Si chiama: Rotten Tomatoes.

In attesa che la nuova versione della Justice League ad opera di Zack Snyder smentisca o confermi la difficoltà dei personaggi DC nel conquistare il celebre aggregatore di recensioni, proviamo a capire le ragioni di questo presunto “odio” nei confronti dei film tratti dalle proprietà DC Comics.

È chiaro che, nonostante il fandom tenda a personificare i meccanismi che regolano questo tipo di siti, non c’è alcuna volontà, nessun piano ordito dai rivali dietro alle stroncature. Semplicemente è parte del gioco e del funzionamento delle piattaforme. Gli aggregatori si limitano infatti a fare una media tra i giudizi delle varie recensioni cercando di trovare un indice di gradimento sintetico.

Una volta chiaro questo, è facile capire come spesso a un alto numero di recensioni positive non corrisponda per forza anche un alto voto medio. Se prendiamo uno dei film più apprezzati dalla critica come Shazam! Vediamo che a fronte di un 90% di recensioni positive il voto medio è di 7.30/10. Se lo paragoniamo con Joker (che non è parte del DCEU, ma è un caso interessante), il confronto è impietoso. Il film di Todd Phillips, nonostante le sue ambizioni autoriali, il Leone d’oro conquistato alla Mostra del cinema di Venezia e l’Oscar a Joaquin Phoenix, ha convinto solo il 68% dei critici. Se guardiamo il voto medio scopriamo però che il film ha raggiunto Shazam! Con una media di 7.30/10. 

Come è possibile? Semplicemente il film ha polarizzato maggiormente i giudizi critici, spaccando in due le opinioni: chi l’ha amato (circa il 70%) ha dato un parere molto positivo. Il restante 30% l’ha criticato, ma senza eccessiva “violenza” nel giudizio.

Inizia così a delinearsi uno dei grandi problemi dei personaggi e delle trasposizioni DC rispetto alla critica. Se la Marvel (spiace citare i rivali, ma è necessario) è riuscita a trovare una formula in grado di convincere una platea vastissima, Batman, Superman e compagnia tendono ad essere più divisivi rispetto alla critica. La colpa è attribuibile alle scelte del periodo post Nolan (amatissimo sia dalla critica che dal pubblico) in cui, mentre le produzioni cercavano di trovare la propria identità, ha impostato un tono che non ha convinto i recensori.

Ecco qualche dato: Man of Steel (53%) Suicide Squad (26%), Batman v Superman: Dawn of Justice (28%), Justice League (40%) sono film accumunati dall’adesione al tono impostato dallo “showrunner” Zack Snyder. Un’atmosfera molto cupa alla ricerca di realismo e violenza, poca ironia e una grande attenzione alla scena madre e al momento spettacolare, il tutto condito con una forte attenzione al simbolismo e con una trama sempre in funzione dell’atmosfera. Non appena è arrivato un tassello del DCEU che ha rotto questa coerenza di stile le cose sono cambiate. Wonder Woman, nel 2017, raccoglieva il 93% di recensioni positive diventando uno dei cinecomics più apprezzati stando alla media di Rotten Tomatoes. Anche il voto medio è molto alto: 7.70.

Lo ripetiamo: i dati contenuti nel sito sono tutt’altro che oggettivi. Vanno interpretati non come un "voto di merito”, ma come indicatore della probabilità di gradimento. 

Chi ha osservato la ricezione critica di questi film in passato avrà sicuramente notato come il gradimento medio tenda spesso a venire rivisto per difetto, man mano che le recensioni arrivano sulla piattaforma. Questo fenomeno è il più delle volte attribuibile alla stampa estera, che vede i film qualche giorno dopo. La diversa sensibilità dei recensori dei vari territori provoca questo tipo di oscillazioni. È notevole il caso di Wonder Woman 1984 che ha aperto negli Stati Uniti con un “certified fresh” con un voto medio di 7.3. Man mano che è scemato l’entusiasmo della “premiere” e il film si è spostato su altri mercati, la percentuale di recensioni positive è scesa al 67%. La corsa si è conclusa con il 60% di pareri a favore e un voto di 6/10 su un totale di 416 recensioni. 

Cambia l’occasione, cambiano i territori, e anche la critica approccia il film secondo sensibilità diverse. È questo l’ennesimo elemento (se ancora servisse ribadirlo) che prova quanto questi mezzi “di sintesi” non fotografino il periodo storico, il momento e l’entusiasmo che si respira all’uscita e, soprattutto, il criterio di comparazione.

joker

Torniamo a Joker.

È chiaro che la percentuale del film non nasce da un confronto con le altre opere tratte dai fumetti. Il metro di paragone per un film vincitore della Mostra del cinema di Venezia non è certo Justice League, ma Taxi Driver. O almeno La forma dell’acqua.

Quentin Tarantino in una recente chiacchierata con Edgar Wright sottolineava il debito che il film ha verso il capolavoro di Scorsese. Nella sua analisi il regista criticava l’eccessivo uso del modello di partenza, senza che Joker riuscisse a trovare una propria identità, una ragione di esistere al di fuori della citazione. Allo stesso modo il metro di giudizio usato dalla critica - e che non può essere evidenziato da Rotten Tomatoes - è comunque influenzato dalle aspettative e dalle ambizioni. 

Infine, per capire che cosa stia succedendo a questi film, occorre notare il voto medio del pubblico. Anch’esso è tutt’altro che oggettivo e spesso viene polarizzato e pompato dalle diatribe tra i fan. Inizialmente, nei film che seguivano lo stile di Zack Snyder, il voto del pubblico era drasticamente distante da quello della critica. Solo nel caso di Suicide Squad bocciava il film (e lo faceva con un 59% a fronte del 26% della critica). La prima leggera inversione è capitata con Wonder Woman, amato più dalla critica che dal pubblico che gli ha attribuito un 83% di pareri positivi. Un risultato comunque molto buono. La stessa cosa è accaduta con Shazam!.

In conclusione, quella con Rotten Tomatoes è una lotta che va avanti ormai da anni e che, misteriosamente, appassiona molto i fan. Ma è anche una di quelle battaglie cinematografiche che non ha per forza senso vincere. Un film è molto di più (e a volte molto di meno) di un numero aggregato. Un’opera d’arte, sia essa un blockbuster, un film autoriale, o un intreccio tra i due, non viene definita solamente da un sì o un no. Ci sono tantissimi fattori che un aggregatore non può mostrare: l’occasione di fruizione, le aspettative, il legame con altre opere, le posizioni morali e ideologiche di chi scrive in rapporto al film e così via.

Sicuramente i film tratti dai personaggi della DC Comics stanno facendo fatica in questi anni a piacere a un uditorio molto vasto. È altrettanto vero però che questi prodotti sono riusciti a ritagliarsi una fetta di pubblico molto fedele, entusiasta e che ama molto ciò che vede. Continuare per questa strada, coltivare quindi la base fidelizzata o provare nuove strade? Questo è un dilemma del marketing.

A noi invece non resta che goderci i film, magari riassaporando una futura esperienza di sala, e guardare quell’indicatore consapevoli che Rotten Tomatoes ha sempre ragione, e Rotten Tomatoes ha sempre torto. 

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