Il prescelto, dieci folk horror da guardare in alternativa al film con Nicolas Cage
Il prescelto con Nicolas Cage è considerato uno dei film più brutti di sempre: perché sprecare il vostro tempo? Vi proponiamo delle alternative
Pensate quello che volete su Nicolas Cage, ma non potete negare che abbia avuto una carriera interessante e costellata di scelte curiose e affascinanti – com’è prevedibile visto che parliamo di una persona che definisce il suo stile recitativo “nouveau shamanic” e considera il cobra il suo animale guida. Dal canto nostro, strenui difensori di Nicolas Coppola, non possiamo non ammettere che qualcosa in carriera l’ha sbagliato anche lui. Una cosa in particolare, che dopo attenta analisi abbiamo deciso di eleggere “film più insalvabile della sua carriera” (se non siete d’accordo fatecelo sapere e proponete titoli alternativi): parliamo di Il prescelto, remake di The Wicker Man di Robin Hardy, uno dei più grandi horror di sempre trasformato in una baracconata nel 2006 da Neil LaBute, che appena quattro anni dopo dirigerà il remake americano di Funeral Party e che non dirige un film da sei anni, dai tempi della commedia con Matthew Broderick Dirty Weekend.
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È un vero peccato, perché in un certo senso Il prescelto è stato comunque pionieristico; non perché si sia inventato nulla (anche perché è un remake...), quanto perché ha tentato con qualche anno di anticipo di far tornare di moda il folk horror, quel sottogenere dell’horror estremamente liquido e difficile da definire con precisione che negli ultimi anni ci ha regalato parecchie soddisfazioni dopo anni di silenzio. Se solo fosse uscito qualche anno dopo, forse Il prescelto... no, sarebbe stato comunque brutto, ma almeno avrebbe avuto la compagnia di opere migliori. La storia del folk horror è lunga e complicata, e curiosamente è tornata al centro dell’attenzione solo negli ultimi anni, pur essendo il genere vecchio come il cinema; merito di Piers Haggard, regista di La pelle di Satana, che coniò la definizione nel 2004, merito di chi ci ha scritto interi libri sopra (uno di questi è Adam Scovell: qui trovate un suo ottimo saggio introduttivo sull’argomento), merito anche di Mark Gatiss, che nel 2010 rese definitivamente popolare la definizione nel suo documentario A History of Horror per la BBC.
HÄXAN
https://www.youtube.com/watch?v=DoPjXNTpRpg
Un mix tra documentario folkloristico e fiction spaventosa, è forse la prima opera della storia del cinema ad affrontare le tematiche tipiche del folk horror, in questo caso la nascita della figura della strega, le superstizioni che la accompagnano, i rituali, il loro rapporto con l’Inquisizione prima e con la malattia mentale poi... è denso, documentatissimo, violento e spaventoso, e lo trovate per intero su YouTube, qui:
Il grande inquisitore
Un altro film sulle streghe, ma viste dal punto di vista di chi le cercava per ammazzarle. È la storia, molto romanzata, della vita e delle opere di Matthew Hopkins, che nel 1600 sostenne di essere stato nominato dal governo inglese “Witchfinder General”, e che passò il resto della sua vita a caccia di streghe. Nel 1968 venne considerato fin troppo violento ed esplicito, e più di quarant’anni dopo non ha ancora perso il suo impatto.
La pelle di Satana
Diretto dal succitato Piers Haggard, è considerato insieme a The Wicker Man l’apice del folk horror degli anni Settanta, durante la prima ondata del genere. Ambientato nel 1700, racconta la storia di un villaggio inglese infestato da una presenza demoniaca, ma anche della vita in suddetto villaggio, delle abitudini, dei rapporti umani che tre secoli fa governavano una comunità piccola e isolata. Girate alla larga se vi impressionate facilmente: stiamo parlando di un film dove tra le altre cose c’è uno stupro di gruppo nei confronti di un ibrido donna/demone.
The Wicker Man
L’unico il vero l’originale, da cui è tratto il film con Nicolas Cage. Visto che tutto il pezzo serviva in realtà per consigliarvi di ignorare il remake e di guardare l’originale, e assumendo che già non lo conosciate, vi diremo una sola cosa che speriamo possa attirare la vostra attenzione: durante le riprese, parte del cast si convinse di stare girando un musical.
Il serpente e l'arcobaleno
Solitamente, e con le debite eccezioni, si identifica il folk horror con l’Inghilterra, e più in generale con la vecchia Europa. Il serpente e l’arcobaleno, oltre a essere il film più sottovalutato dell’intera carriera di Wes Craven, è una di queste eccezioni. Tratto da un saggio di Wade Davis, parla di una figura tradizionale haitiana molto nota e sfruttata dal cinema dell’orrore degli ultimi cinquant’anni, della quale magari avete già sentito parlare: lo zombi.
A Field in England
Tra i film della lista, quello di Ben Wheatley è probabilmente quello più spostato sul lato della ricostruzione storica del folk horror: l’ambientazione è la guerra civile inglese del 1600, il soprannaturale è quasi assente e al suo posto c’è un’enorme quantità di psichedelia indotta da funghetti – che a quanto pare era un’abitudine piuttosto diffusa in quel (magnifico) periodo-
The Borderlands
Anche la religione cattolica è folk, come dimostrava The Wicker Man, e uno dei classici del genere è prendere una o più persone di fede e metterle a confronto con entità soprannaturali che predatano il loro profeta – pensate solo a L’esorcista, dove il dio sumero Pazuzu si scontra con un prete e che con un po’ di fantasia si potrebbe far rientrare nel genere. Il sottovalutatissimo e misconosciuto The Borderlands rientra in questa categoria: è la storia di un gruppo di investigatori del Vaticano che devono indagare su una chiesa dove pare sia avvenuto un miracolo, e lì trovano... be’, guardatelo.
The Vvitch
Forse il film che più di tutti ha rimesso il folk horror al centro dei radar, senza il quale non avremmo avuto per esempio The Ritual, o Apostle di Gareth Evans, e forse neanche Anya Taylor-Joy, che debuttò proprio nel film di Robert Eggers (divorandosi la scena fin dal primo secondo). Sulla qualità del film non abbiamo granché da dire (è uno dei migliori horror del millennio), per cui vi facciamo invece una domanda: il secondo film di Eggers, The Lighthouse, rientra anche lui nel genere oppure è qualcosa d’altro?
The Endless
Un aspetto di The Wicker Man che è stato ripreso spessissimo da chiunque abbia fatto folk horror dopo il 1973 è l’idea di una comunità isolata, separata dal resto del mondo, “diversa”, con i suoi riti e i suoi ritmi, nella quale il/la protagonista spiccano come una macchia di sugo su un muro bianco. The Endless di Justin Benson e Aaron Moorhead, invece, racconta la storia di due fratelli che ritornano nella comunità isolata et cetera dove sono cresciuti e dalla quale sono fuggiti: non sono estranei, ma avendo visto cosa c’è “là fuori” tornano armati di una consapevolezza diversa, che aprirà loro gli occhi sull’abisso. Se vi piace, recuperate anche Resolution, il film precedente del duo, del quale The Endless è una sorta di sequel.
Midsommar
Non abbiamo nient’altro da aggiungere.