Il peggior articolo su Heath Ledger?

In questi giorni, di cose discutibili su Heath Ledger ne sono state dette molte. Ma forse, l'ambito premio per il pezzo più strampalato va al Corriere della Sera online...

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Fonte: Corriere della Sera Online

Certi pezzi andrebbero studiati. Anzi, meglio, se fosse possibile il giornalista in questione dovrebbe essere obbligato a spiegare quello che ha scritto, in modo da chiarire come è giunto a certe conclusioni. Il discorso calza a pennello per l'articolo di Alessandra Farkas sul Corriere della Sera online . Vediamo di analizzarlo e commentarlo nelle sue frasi più significative:

La morte di Ledger ha il volto del Joker
Spunta una nuova tesi sul decesso dell'attore: ucciso da un ruolo che lo ha divorato

Questo è il titolo, ovviamente forte perché magari così è stato richiesto dall'alto, altrimenti non interessa a nessuno...

La tesi di blog, chat room e forum – ma anche di autorevoli critici cinematografici - è a dir poco sconcertante: il 28enne attore australiano trovato morto martedì nel suo appartamento a Soho si sarebbe calato a tal punto nel suo ultimo, inquietante personaggio, da esserne ucciso.

Concentriamoci su una parola fondamentale: tesi. A differenza delle più elementari regole giornalistiche, è evidente che l'autrice parte da una tesi precostituita e cerca qualsiasi prova a sostegno, anche a costo di modificare i fatti e di ometterne altri. E poi, una curiosità: quali sarebbero questi autorevoli critici cinematografici che sostengono la tesi? Diamo loro un nome, suvvia...
L'altra cosa interessante della frase è che su Internet si possono tranquillamente trovare migliaia di siti che ci spiegano che Elvis è ancora vivo, che Kurt Cobain è stato ucciso per ordine della moglie e, last but not least, che le Torri gemelle sono crollate per degli esplosivi al loro interno, mentre sul Pentagono non è caduto nessun aereo. Il punto è: Il Corriere della Sera ha come punto di riferimento Enzo Biagi o i ragazzini paranoici?

Per prepararsi al ruolo di The Joker in “The Dark Knight” [...] Ledger ha vissuto per un mese da solo in una stanza d’albergo, tra libri gialli e horror film.

Questa è perfetta per il pubblico più disattento. Chiunque segua un po' il cinema, sa benissimo che gli attori fanno ben altro (enormi perdite di peso, ricerche condotte in situazioni pericolose) che isolarsi in una stanza d'albergo (che, peraltro, mi è più facile immaginare a cinque stelle di una bettola con i topi). Ovviamente, questo isolamento lo ha reso depresso e lo ha portato alla morte. Il che significa che uno come De Niro deve essere morto e resuscitato qualche decina di volte...

Nella stessa intervista la star rifletteva, per la prima volta, sull’«altissimo costo psicologico ed emotivo pagato durante la lavorazione del film». «Non ho mai dormito più di due ore a notte»

Questa dovrebbe essere una delle 'pistole fumanti' che dimostrano la straordinaria tesi del ruolo che uccide un attore. Peccato che, cosa che i giornalisti in questi giorni sembrano dimenticarsi facilmente, Ledger avesse terminato da tempo le riprese di The Dark Knight. Il che significa che mentre era impegnato come Joker, è riuscito a sopravvivere, ma poi è morto per i postumi del ruolo (o magari per colpa del Dr. Parnassus, ma quello non fa audience). E se non dormiva per lo stress del Joker, quando ha terminato le riprese, come mai ha continuato ad avere problemi di sonno? Forse perché (come indica ogni logica) le sue difficoltà non erano sui set cinematografici, ma fuori?

definendo la parte – già immortalata nel 1989 da Jack Nicholson nel film targato Tim Burton - «Un clown schizofrenico, serial killer e psicopatico, incapace di compassione e privo di lati positivi»

Traduzione: il ruolo è brutale, quindi l'attore che lo interpreta deve per forza cadere in depressione. Se fosse così, Hollywood chiuderebbe tra una settimana per mancanza di attori vivi...

«Non riuscivo a smettere di pensare - disse - il mio corpo era esausto ma la mia mente correva a mille all’ora». Per scrollarsi di dosso la negatività del personaggio iniziò ad usare calmanti e Ambien, il potente sonnifero il cui effetto, si lamentò, «Purtroppo dura un’ora».

Falso, maledettamente falso. Ledger ha detto di aver preso in un'occasione due pastiglie di questo medicinale e di essere rimasto in uno stato di torpore per una sola ora. Ma modificando la sua frase, si ottengono due risultati. Primo, si fa pensare che Ledger fosse talmente succube di questo medicinale, tanto da conoscerne a memoria gli effetti e che ormai fosse inefficace (cosa magari anche vera, ma di cui non siamo a conoscenza). Secondo, che a causa del ruolo (mica altro, eh!), ha dovuto prendere sempre più sonniferi e ha sviluppato una dipendenza che ha portato a risultati tragici (anche qui, possibile, ma più per cause esterne che cinematografiche).

E a rilanciare la tesi del ruolo-killer è stato proprio Nicholson. «L’avevo messo in guardia dal Joker», ha dichiarato sibillino l’attore, nel commentare la notizia della sua morte.

Chiusura di classe: cosa di meglio di Jack Nicholson che conferma che Joker è un ruolo maledetto? Piccolo problema, Nicholson ha prima detto "lo avevo avvertito" e poi, recentemente, a chi gli chiedeva spiegazioni sulla frase, ha riferito che si riferiva al medicinale (l'Ambien, appunto) che prendeva Ledger. Ma ovviamente, la verità in questo caso non avrebbe permesso di chiudere degnamente il pezzo. E quindi, lavoriamo un po' di fantasia...

Discutiamone nel Forum Cinema.

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