Il mondo dietro di te e il vero grido d'allarme contro le élite | Bad Movie

Il mondo dietro di te di Sam Esmail è dinamite pura per come sembra attaccare senza mezzi termini uno dei tycoon più potenti del mondo

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Spoiler Alert

Il Bad Movie della settimana è Il mondo dietro di te di Sam Esmail, disponibile su Netflix.

Premessa

Accusato di uccidere la sala e preso pesantemente in giro da un autore europeo da Palma d'oro (Nanni Moretti) in questo 2023, il servizio streaming Netflix ci spiazza di brutto perché oggi, in 190 paesi (dettaglio irriso dal regista de Il Sol dell'avvenire), si può vedere un film che più cattivo, disperato e complottista non potrebbe essere. Si intitola Il mondo dietro di te ed è dinamite pura per come attacchi senza mezzi termini uno dei tycoon più potenti del mondo presente alla festa di Atreju di Fratelli d'Italia.

Bisognerebbe avvertire Moretti che Netflix ospita un film molto più politico, stimolante, pericoloso e coraggioso del suo dopo che il cineasta italiano ha dipinto il servizio streaming come una corporation robotica senz'anima capace solo di creare riempitivi audiovisivi privi di personalità. Ma prima un minimo di storia attraverso qualche evento peculiare.

Fattore N

Su Netflix ne abbiamo sentite di tutti i colori negli anni. Il servizio streaming presente negli ormai ridondanti 190 paesi (esclusi territori pesanti come Russia e Cina, ma anche Siria e Corea del Nord), fondato nel 1997 da Reed Hastings e Marc Randolph, è stato dentro l'immaginario collettivo prima nel 2016 con una gag molto divertente di Zoolander 2 (“Hai Netflix?” chiedeva Billy Zane sempre pronto a regalarti un abbonamento per usufruire di alcuni benefici), poi come pietra dello scandalo perché accusato di uccidere il cinema in sala. Sempre presente dentro Venezia fin dal primo film da Concorso Beasts of No Nation (2015; acquistato per 12 milioni di dollari) di Fukunaga, mentre con Cannes non è mai andata troppo bene per le leggi distributive transalpine (emblematico fu il caso dei fischi ai titoli di testa della prima mondiale di Okja di Bong Joon-ho nel 2017). Negli anni Netflix, per uscire dal core business della serialità televisiva degli albori che ne aveva decretato il successo (House of Cards e Stranger Things), il cinema è passato proprio a foraggiarlo attraverso grandi autori cui concedere, attraverso generosi accordi distributivi, budget che prima si sarebbero sognati dentro la vecchia industria.

Parliamo di Martin Scorsese con The Irishman (2019) o Noah Baumbach e il suo ultimo Rumore bianco (2022) da Don DeLillo o ancora Alejandro González Iñárritu con Bardo, la cronaca falsa di alcune verità (2022). Ben 15 nomination Oscar nel 2019 per poi passare al record in periodo pandemico: 24 nel 2020 e ben 27 nel 2022. Un grande successo di Netflix è stato Roma (2019) di Cuarón con il suo Leone d'oro a Venezia e i tre Oscar vinti per Miglior Film Internazionale, Regia e Fotografia (entrambi ottenuti da Cuarón). Il colosso ha concesso in questi anni massima libertà ai registi? Sì. Il colosso si fa prendere in giro? Sì e parecchio visto che nel nostro A Classic Horror Story (2021) di Strippoli e De Feo si usa lo stesso logo ed effetto sonoro per creare la famigerata piattaforma Bloodfix che nel finale di quella chicca purtroppo poco vista in Italia (altrimenti sarebbe scattato il sequel come nel caso di Sotto il sole di Riccione) provvede a fornire nel dark web snuff movie di tutti i tipi ai borghesi perversi, anche insospettabili padri di famiglia.

Interpellati da BadTaste.it sulla stranezza della concessione del marchio per creare nel film l'infame piattaforma Bloodfix, sia De Feo che Strippoli ci hanno sempre confermato di non aver avuto mai alcun problema di censura quando proposero la perfida parodia alla fine di A Classic Horror Story. È sembrato averli spiati il geniale Charlie Brooker quando ha creato il fantomatico canale Streamberry dentro il magnifico episodio Loch Henry nella sesta stagione di Black Mirror (distribuito su Netflix dalla terza stagione in poi). Dunque riassumendo: Netflix ha permesso negli anni agli autori di fare film in piena libertà con budget faraonici, si fa pesantemente deridere permettendo ai creativi di manipolare logo e intellectual property e in più ospita adesso il complottista Sam Esmail facendo vedere quasi ovunque nel mondo il suo agghiacciante Il mondo dietro di te che con Loch Henry di Charlie Brooker condivide l'attrice Myha'la Herrold. Ma di cosa stiamo parlando?

Attaccare Netflix è un must

Abbiamo dunque ricordato come sia stato un pigrissimo “must” intellettuale attaccare Netflix in questi anni in nome di una supposta cinefilia e nebulosa libertà creativa. Ecco perché è ancora più paradossale, per non dire ironico, che oggi si trovi proprio su Netflix un film antagonista come pochi intitolato Il mondo dietro di te. Racconta di un attacco subito vicino New York da… nordcoreani? Isis? Talebani? Hamas? Russi? Cinesi? Prima saltano i satelliti che regolano le telecomunicazioni (costanti inquadrature da parte del regista di queste strutture fluttuanti nello spazio), poi si sentono rumori stridenti da far sanguinare le orecchie mentre strani volantini in arabo cadono dal cielo con lo slogan “Morte agli Stati Uniti” (ma un personaggio sostiene che un suo amico a San Diego gli ha detto che ne sono caduti di simili però vergati in coreano).

Chi vuole creare questa confusione? La tensione cresce tra gli statunitensi. Nell'incertezza ci si barrica nelle case e si prende il fucile (si sa, le armi non mancano da quelle parti). È un attacco esterno? Siamo sicuri? Quale nazione avrebbe i mezzi, nell'attuale ordine geopolitico, di organizzare qualcosa di così mastodontico? Essenziale che il regista ambienti la storia in un marcato presente storico per costringere lo spettatore a pensare allo stato mondiale di oggi e non a quello di un supposto, ipotetico domani. Dunque chi può avere i mezzi economici e logistici per organizzare qualcosa del genere su un territorio esteso come gli Usa, intervenendo sia sulla East Coast (Long Island dove stanno i nostri protagonisti e si svolge il film) che West Coast (la citata San Diego)? Una delle battute più belle di Bardo di Iñárritu aveva a che fare con un pezzo di Messico acquistato da una corporation. “Sai che Amazon sta comprando Baja California?” si domandavano alcuni personaggi.

L'apocalisse è un Musk

Non pensiamo sia Jeff Bezos colui che ha scatenato gli attacchi ne Il mondo dietro di te. Abbiamo più di qualche sospetto su un altro potentissimo della Terra. Quando l'esperto di alta finanza George (Mahershala Ali) parla a Amanda (Julia Roberts) del suo amico miliardario facilmente riconoscibile da atteggiamenti esuberanti e circensi (chi è che voleva fare a botte in diretta mondiale con Mark Zuckerberg al Colosseo nell'estate del 2023?), le confida che questo signore, facente parte del ristretto club di chi governa il mondo, lo abbia indirettamente avvertito circa quello che sarebbe potuto accadere dopo aver usato George per compiere ingenti spostamenti di capitali.

Chi è che possiede il sistema satellitare Starlink? Chi è il CEO nonché azionista di maggioranza delle auto elettriche Tesla? Una delle scene più belle e spaventose de Il mondo dietro di te fa vedere un esercito di bolidi bianchi Tesla andare a bloccare un autostrada schiantandosi una sull'altra. Sono state hackerate dai misteriosi organizzatori del golpe su suolo statunitense oppure qualcuno le aveva programmate a fare ciò così come con i tanto inquadrati satelliti? Esmail, che trae il suo secondo lungometraggio dopo la poco vista commedia sentimentale Comet (2014) dall'omonimo libro di Rumaan Alan (l'idea di Friends è del cinematografaro e non dello scrittore), è volutamente misterioso fino alla fine sugli autori di questi strani incidenti ma il sospetto che ci sia di mezzo un “contropotere” interno non è forte… è fortissimo. “Contropotere”, “oligarchi dei social”, “pochi gruppi che possano condizionare la democrazia”. Dove abbiamo sentito recentemente queste espressioni?

Conclusioni

Dal nostro dodicesimo Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, nel saluto alle Alte cariche dello Stato del 21 dicembre 2023, si è lasciato andare a riflessioni preoccupate degne di una visone fresca de Il mondo dietro di te. Ha parlato di tycoon che hanno “la presunzione di divenire loro i protagonisti che dettano le regole, anziché essere destinatari di regolamentazione". Non ha mai fatto il suo nome ma è difficile non pensare a Elon Musk, visto recentemente alla convention Atreju di Fratelli d'Italia. “Oligarchi di diversa estrazione si sfidano nell'esplorazione sottomarina, in nuove missioni spaziali, nella messa a punto di costosissimi sistemi satellitari (con implicazioni militari) e nel controllo di piattaforme di comunicazione social, agendo, sempre più spesso, come veri e propri contropoteri". Non è Noam Chomsky a parlare ma un moderato ex democristiano ottantaduenne. Sembra effettivamente di vedere lo schema dietro il caos descritto dal film di Sam Esmail.

Poi il Presidente ha sfoderato l'immarcescibile Orwell: “Immaginiamo solo per un momento,” ha proseguito, “applicando lo scenario descritto nel libro 1984, cosa avrebbe potuto significare una distorsione nell'uso di queste tecnologie al servizio di una dittatura del novecento. Sono in gioco i presupposti della sovranità dei cittadini". Vengono i brividi per la somiglianza con i fenomeni descritti nel film di Esmail. E se a muovere quell'attacco sia stato un riccone? E se dietro a quell'apocalisse ci sia uno schema di acquisizione dei poteri esecutivi e militari di uno stato da parte di qualcuno che non è più solo disposto a comprare Baja California come nella fantapolitica di Bardo? Siamo ormai abituati a immaginare élite politiche ed economiche pronte a nascondersi nei bunker o a scappare nello spazio come nell'ottimo Don't Look Up (2021) di Adam McKay di fronte a imminenti catastrofi di natura ambientale, fottendosene del 99% della popolazione. Ma se alzassimo la barra? Se immaginassimo addirittura un attacco al cuore degli Stati da parte di chi ha risorse gigantesche e la voglia di uscire dal faticoso schema democratico per avere “pieni poteri”? Il mondo dietro di te parla secondo noi proprio di questo, non nominando soggetti come Elon Musk in prima persona (come fa anche Mattarella).

Ma diciamo che non è proprio impossibile vedere uno come lui dietro “l'amico” di George e forse il possibile organizzatore di ciò che accade nel film di Esmail. Non male, in fatto di provocazione intellettuale e politica, per un film che si può vedere su Netflix, non pensate? È come se in Italia uscisse su Rai Play una pellicola che allude a un possibile colpo di stato da parte di Giorgio Armani. Li facciamo noi questi film? No. Noi facciamo Il Sol dell'avvenire.

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