Il momento in cui il cinema si è innamorato di Maradona

Highlight di puro cinema dalla carriera sportiva di Maradona capace di generare immagini di sintesi come nessun'altra

Critico e giornalista cinematografico


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Ci sono pochi sportivi di cui il cinema è innamorato: Muhammed Alì, Diego Armando Maradona.

Solo a loro sono stati dedicati film, documentari, ma anche trasmissioni televisive in numero sovradimensionato. Nessuno degli eroi moderni dello sport (non Federer, non Messi, nemmeno Michael Jordan) vanta una tale mole di racconti su racconti su racconti. Perché nessuno come loro due è un bacino così grande di storie diverse che arrivano a tutti, non solo a chi è appassionato di sport, non solo ai tifosi. Il cinema biografico è fatto per raccontare una vita, con figure come Maradona è possibile raccontare anche solo dei periodi come avventure autoconclusive.

La differenza con tutti gli altri la fa l’aver messo bocca nelle questioni politiche e nazionali e, in questo modo, aver scavallato il reame dell’atletica ed essere sconfinato in quello della mitologia popolare. L’aver dato ad alcuni gesti sportivi un significato più grande con delle dichiarazioni prima o dopo. Parole e gesti insieme. Maradona eroe di una rivoluzione mai fatta, né tentata, solo parlata eppure potentissima. “Qualche tempo dopo essere arrivato a Napoli io mi sono reso conto che per il resto d’Italia i napoletani erano meno di zero”, è una delle molte frasi che sembrano una sceneggiatura di Sorkin, realmente pronunciate, che spiegano al pubblico dove si posiziona il protagonista. L’idolatria sportiva è un conto, quella politico-sociale un’altra.
Ma ancora questo non basta per solleticare la fantasia del cinema. Ad aver fatto la differenza è stata la capacità di generare immagini.

Ovviamente ci sono le immagini di gioco, la leggerezza dei gesti ma quelle non bastano mai. Altri sportivi dovrebbero godere di filmografie ben più ampie se contasse davvero solo il gesto. La carriera sportiva di Maradona invece è fatta di momenti e immagini così sincretiche, così in grado di dire tutto da sembrare dirette, messe in scena, orchestrate e scritte con un fine in mente. Aver creato queste immagini è un merito che solletica l’immaginazione di tantissimi, i più professionali dei quali si chiamano registi e sceneggiatori.

Già l'arrivo è di altissimo livello. Un uomo solo, in borghese, al centro di uno stadio che palleggia e tutti i posti esauriti. Tutto pieno per un evento che non è una partita, solo la presentazione di un giocatore. Ci sono tantissime immagini di quella giornata, foto molto note e video noti. Nel documentario di Asif Kapadia (che ha capito tutto) si inizia con una macchina che lo porta allo stadio correndo come contenesse un malato e poi si mostra la conferenza stampa in cui subito iniziano le polemiche. C'era il tifo, c'era l'odio, c'era la durezza. E non aveva giocato ancora nemmeno un minuto

Nella carriera di Maradona i gesti seguivano quasi sempre le parole. Qualcosa veniva detto, qualcosa di polemico e duro, e a questo seguiva un gesto sportivo che lo suggellava, che trasmetteva quel pensiero meglio di come avevano fatto le parole. Capitò per la prima volta in una partita contro la Juventus, prima degli scudetti, quando Maradona viene atterrato in area dopo una serie dribbling e viene chiamato a gran voce il rigore. Non è dato (ed esiste già tutta una grande mitologia sui rigori non dati contro la squadra degli Agnelli) ma invece è data una punizione di seconda, troppo vicina alla porta, con anche una barriera. Impossibile. Non solo il tiro riesce (merito sportivo) ma Maradona lo fa a foglia morta (merito politico), un pallonetto lento che irride e arriva là dove gli Agnelli non possono. Avete fatto i prepotenti con i napoletani.
Questo crea il mito cinematografico, l’immagine dello sforzo irrisorio contro qualcosa di potente.

Non sarà ovviamente l’unica. Prima le parole e poi l’atto, Mondiali del 1986, il momento più famoso della carriera, partita contro l’Inghilterra. Polemiche politiche in seguito al conflitto (perso dall’Argentina) nelle isole Falklands, partita simbolica di suo, di nuovo gli sconfitti contro i potenti e di nuovo gol a sfregio. Due (merito sportivo). Prima uno di mano. E poi di nuovo un altro, smarcando mezza squadra, considerato il più bel gol di sempre. E poi ancora parole, “È stata la mano di Dio”. Come quando nei film, alla fine, il cattivo si arrabbia per aver scoperto di essere stato fregato dai buoni. Se non accende la fantasia del cinema questo….
Se potessi fare ancora una cosa sarebbe segnare un altro gol di mano all’Inghilterra” dirà decenni dopo.

italia argentina

Ancora mondiali, 1990, Italia - Argentina. La partita si gioca a Napoli. Prima le parole. Maradona aizza i suoi tifosi con delle dichiarazioni che lo mettono dalla parte di Napoli contro il resto d’Italia, Maradona che non fa pubblicità a niente perché non vuole fare concorrenza al merchandising illegale con cui fa soldi la povera gente di Napoli, Maradona che dice sempre di stare con i reietti del paese.
Accade che almeno una parte dello stadio (le curve) non tifa Italia ma Argentina, una cosa che prima si era vista solo in Rocky IV. Un’immagine così potente da essere diventata leggenda metropolitana. La vulgata vuole che tutto lo stadio tifasse argentina, lo aveva ribadito recentemente proprio un regista, Paolo Sorrentino.

E poi ancora polemiche ovviamente e la partita dopo, la finale contro la Germania, sarà fischiato per tutto il tempo durante l’inno da quella parte d’Italia che lui identifica come il nemico, quelli che odiano i napoletani. Lui sta al termine della carrellata sui giocatori, più piccolo, con la fascia da capitano. Sentiamo i fischi per tutto l'inno, nessuno fa niente, nessuno dice nulla fino a che l'inquadratura non arriva a lui che con un labiale inconfondibile dice a tutti "Figli di puttana". Chi ci poteva pensare? Sam Peckinpah? Sergio Leone? John Huston?

https://www.youtube.com/watch?v=s7ZjU-6iSwk

Bonus: una performance di Maradona come fosse un attore, come fosse una sequenza onirica di un musical sul calcio con lui protagonista: il riscaldamento prima della partita contro il Bayer Monaco in coppa UEFA. L'organizzazione diffonde Life is life dagli altoparlanti e qualcuno mette una camera fissa su Maradona che si scalda.

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