Il mistero dei Templari - La serie: uno show dal potenziale inespresso

In occasione della cancellazione de Il mistero dei Templari - La serie, ragioniamo insieme sul potenziale inespresso dello show

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Uscito nell’ormai lontano 2004, Il mistero dei Templari - National Treasure è un film diretto da Jon Turteltaub con protagonista Nicolas Cage che segue la scia dei ben più noti (e riusciti) Indiana Jones. Un’opera che fonde storia e mito, per dare vita a un racconto carico di avventura e umorismo, uniti da quella sensazione di “caccia al tesoro” che cattura il pubblico sin dall’alba dei tempi. Il successo commerciale e di pubblico del film ha permesso alla pellicola di avere un sequel e, a partire dallo scorso anno, una serie TV in grado di espanderne l’universo narrativo.

Qui su BadTaste abbiamo avuto occasione di recensire ogni singolo episodio del recente show televisivo, trovandolo valido sotto alcuni aspetti, ma carente sotto altri. La prima stagione parte molto bene, con più di qualche collegamento e guest star proveniente dai due film, ma cala drasticamente nella seconda parte. La scelta di passare dal tono d’avventura a uno più generico da teen drama non ci ha convinti e ci spiace che il potenziale della serie sia stato così parzialmente sprecato. 

Nonostante ciò, lo show si è rivelato un successo di pubblico, venendo visto, soprattutto sul territorio americano, da moltissimi spettatori. Questo non è comunque bastato a Disney per rinnovare la serie, che l’azienda americana ha infatti recentemente cancellato dopo la prima (e ora unica) stagione.

Cosa non ha funziona

Come abbiamo già accennato, Il mistero dei Templari - La serie parte nel migliore dei modi. C’è un mistero, dei personaggi interessanti, un omicidio, il ritorno di Harvey Keitel nel ruolo di Peter Sadusky e di Justin Bartha in quello di Riley Poole. Un mix di ingredienti davvero riuscito, che si sposa con una sceneggiatura che fa della risoluzione del mistero il suo punto di forza.

Mano a mano che la serie andava avanti, però, gli autori hanno preferito soffermarsi maggiormente sui rapporti sentimentali del gruppo di adolescenti, spostando di poco il focus solamente per raccontare la storia di Jess e di suo padre. Questo ci ha permesso sì di empatizzare con i protagonisti, ma ha fatto perdere di smalto al succitato punto di forza. All’improvviso, infatti, i personaggi fanno ragionamenti completamente illogici per superare determinati enigmi. Ragionamenti che lo spettatore fatica a seguire anche se gli vengono detti in faccia e che, per questo, risultano ancora più artificiosi e fittizi. Dei veri e propri “deus ex machina” pensati per spostare i nostri eroi da una parte all’altra dell’America.

Questo ha permesso allo show di sfociare in un finale non solo prevedibile, ma anche poco interessante. La scelta di ambientare tutto l’ultimo atto in una foresta con dei prop che sembrano usciti dalle migliori attrazioni di Gardaland ha abbassato ulteriormente il livello qualitativo, danneggiando irreparabilmente lo show. Un vero peccato.

Cosa si poteva salvare

Jess, Tasha, Oren, Ethan e Liam sono tutti dei personaggi estremamente caratterizzati. Seguono ovviamente i vari stereotipi di scrittura del cinema americano, ma proprio per questo sono ben distinguibili tra di loro. Con una buona sceneggiatura avrebbero potuto essere le nuove leve necessarie per riportare il franchise sotto i riflettori. Non vi nascondiamo, infatti, che ancora oggi fantastichiamo di una storyline portata avanti con questi personaggi su Disney+, mentre scorre in parallelo un’altra avventura con protagonista Nicolas Cage, questa volta al cinema. Un sogno che, ora, difficilmente potrà diventare realtà.

Impossibile poi non citare la magnifica Catherine Zeta Jones che, nei panni di Billie Pearce, ha portato sul piccolo schermo una villain affascinante, carismatica e determinata. Una villain che, purtroppo, nel finale scivola sulle bucce di banana di una cattiva scrittura, ma che rimane comunque molto interessante. Se a questo aggiungete un interessante mistero di fondo e la capacità degli autori di inserire nella serie tematiche scottanti come l’immigrazione illegale in America, ecco che il potenziale per un prodotto valido c’è tutto.

Di cosa avrebbe necessitato una seconda stagione

Dato che Il mistero dei Templari - La serie ha conquistato l'utenza soprattutto nella prima metà degli episodi, la seconda stagione avrebbe dovuto senza dubbio seguire quella scia già tracciata. Più mistero, quindi, con un'attenzione maggiore alla storia americana e a quei personaggi storici tanto cari al pubblico statunitense, quanto sconosciuti alla maggior parte degli spettatori europei. 

Ma diciamolo: il vero Jolly da giocarsi nella seconda stagione sarebbe stato Nicolas Cage. Avere il ritorno in scena di Benjamin Franklin Gates sarebbe stato il massimo per i fan dei due film di inizio anni Duemila. Un desiderio che, sino alla fine, gli appassionati si aspettavano potesse essere realizzato da una post credit dell’ultimo episodio dello show. Inutile dire che questo sogno si è scontrato contro la solida parete della realtà, infrangendosi in mille pezzi.

Con i giusti accorgimenti, Il mistero dei Templari - La serie sarebbe potuta emergere all’interno di un panorama televisivo che non racconta più storie di questo tipo. Eppure qualcosa è andato storto e, dopo la cancellazione ufficiale da parte di Disney, difficilmente vedremo il ritorno sul piccolo schermo di questo franchise. Non ci resta che sperare in un film al cinema, a questo punto. Dopotutto il personaggio di Riley Poole accenna a un nuovo mistero da svelare per lui e Ben. Un’affermazione che, per i prossimi mesi, manterrà accesa la nostra fiamma della speranza.

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