Il miglior film italiano a Venezia... è incompleto!

Venezia 67, Giorno 11 - Nonostante sia stata presentata una copia non completa del documentario di Giuseppe Tornatore sul leggendario produttore Goffredo Lombardo, ci troviamo di fronte a un lavoro straordinario...

Condividi

Rubrica a cura di ColinMckenzie

Sembrerà una provocazione di basso livello, ma non lo è. Semplicemente, per chi scrive L'ultimo Gattopardo: ritratto di Goffredo Lombardo di Giuseppe Tornatore è il miglior titolo italiano visto a questa Mostra del cinema. Non ci sarebbe nulla di strano, se non fosse che questo prodotto è incompleto, essendo stata presentata circa un'ora e mancando una trentina di minuti.

Ma anche così il lavoro svolto è eccitante. Partiamo subito con un'introduzione folgorante, in cui vari personaggi del mondo dello spettacolo ricordano questa figura leggendaria, a cominciare da uno spassoso Carlo Verdone. E' evidente che siamo di fronte a una figura bigger than life, di quelle che nel cinema italiano non esistono più, che passava con tranquillità dalla sua opera cinematografica a quella di medico molto competente e di cacciatore di squali (qui forse siamo più dalle parti del mito, ma chi se ne importa). E che soprattutto quando si è trovato in guai finanziari, non è scappato all'estero come va di moda oggi, ma si è venduto i gioielli di famiglia e ha ripagato i debiti.

Il documentario è pieno di materiale interessante, in perfetto equilibrio tra racconto serio e ironico, tra fatti storici e aneddoti esilaranti. Come quando (almeno così si intuisce da quello che sentiamo) Lombardo e Visconti si misero d'accordo per creare una polemica sulla censura contro Rocco e i suoi fratelli, per cui il produttore invitava i proiezionisti a limitare le luci durante la scena dello stupro, mentre il regista si lamentava pubblicamente. E così, con un'idea che avrebbe fatto felice Lubitsch, si battevano i censori. O magari quando Lombardo, in perfetto stile Orson Welles, raccontava a Visconti e Lancaster che ognuno dei due non vedeva l'ora di lavorare con l'altro ne Il Gattopardo, mentre in realtà Visconti non era entusiasta dell'attore, e Lancaster non sapeva neanche chi fosse il regista italiano.

Molto semplicemente, anche se non è un gran complimento da uno come me che non ha mai adorato il cinema di Tornatore, mi sembra il suo miglior lavoro in assoluto. E non vedo l'ora di vedere la versione completa...

Ho anche visto Dante Ferretti: Production Designer, ma qui il giudizio è ben diverso. All'inizio, c'è l'omaggio di grandi come Martin Scorsese, Harvey Weinstein, Terry Gilliam (che lo definisce simpaticamente un bugiardo e fornisce le battute più divertenti del documentario) e Leonardo DiCaprio (che lo ritiene il migliore del suo campo).

Il paradosso è che più che emergere Ferretti, è Federico Fellini che, attraverso delle belle immagini dai suoi set e delle interviste, rimane impresso. Per il resto, un classico prodotto agiografico e senza grandi emozioni. E soprattutto messo assieme in maniera confusa e senza un'idea forte che riesca a sollevare questo lavoro dal compitino lezioso che finisce per essere. Insomma, uno sguardo che magari fa capire il genio di questo grande artista (ma che utilità c'è allora? Non bastavano i suoi film?), ma più per merito del lavoro di Ferretti che di quello dei realizzatori del documentario..

 

 

Vi ricordo che, per segnalarmi temi interessanti, potete mandarmi una mail o scrivermi su Facebook o via Twitter...

Potete seguire tutti gli aggiornamenti da Venezia nel nostro speciale

Continua a leggere su BadTaste