Il miglior documentario del 2009?
In un periodo in cui si discute molto di giornalisti professionisti e blogger, arriva un prodotto che dimostra come una realtà terribile possa essere raccontata solo dai testimoni diretti. Si tratta di...
Rubrica a cura di ColinMckenzie
Tra i tanti meriti di questo fantastico documentario-collage, c'è sicuramente quello di farci capire come ormai il giornalismo-reportage non sia assolutamente un'esclusiva dei professionisti occidentali, ma si stia spostando verso il coraggioso lavoro degli amatori (basti pensare anche all'Iran), che grazie ai costi sempre più ridotti delle attrezzature e alle motivazioni personali di libertà riescono a compiere un lavoro straordinario e a tenere informato il mondo. Il tutto, grazie a una stazione televisiva indipendente che, nonostante la povertà di mezzi, rifornisce di materiale le ben più blasonate BBC e CNN.
Ma sarebbe sbagliato esaltare questo documentario soltanto per le straordinarie ed emozionanti immagini che ci propone, come quella dei monaci in marcia che danno il via alla protesta popolare. Il lavoro del regista Anders Østergaard ci propone infatti una fotografia assolutamente coinvolgente, anche nelle scene ricostruite. E La musica di sottofondo crea un'atmosfera perfetta per l'argomento trattato.
In tutto questo, la sorpresa maggiore del documentario è il modo in cui riesce a essere avvincente nel suo racconto, nonostante purtroppo si sappia già come andrà a finire, grazie a un ritmo perfetto. E un finale intelligente e aperto ci fa capire che, nonostante le difficoltà e la repressione del regime, la partita non è ancora chiusa. Speriamo se ne renda conto anche l'Academy, considerando che Burma VJ al momento è nella short list di 15 titoli in lizza per l'Oscar...