Il made in Italy trionfa
Blair Witch Project e Cloverfield hanno copiato l'idea di partenza da una pellicola italiana (!), interpretata da Luca Barbareschi (!!) e diretta dal regista della soap Incantesimo (!!!). Si tratta di...
Rubrica a cura di ColinMckenzie
Diretta da Ruggero Deodato nel 1979, in apparenza sembra uno dei tanti horror low-budget italiani che si producevano in quel periodo, influenzati dai macabri documentari di Jacopetti e Prosperi come Mondo cane. In realtà, il film compie non soltanto un discorso sullo sfruttamento delle immagini da parte dei mass media, ma è esso stesso fonte di grandi controversie, che rendono questo lavoro ancora più complesso di quanto possa sembrare a prima vista.
Come detto, è evidente che le intenzioni cinematografiche dell'autore sarebbero in teoria quelle di condannare lo sfruttamento e il sensazionalismo dei mass media. Il problema è che il film ricade nelle stesse contraddizioni che dovrebbe criticare. Intanto, il punto che ha scatenato le maggiori controversie sono i diversi animali uccisi sul set, spesso per il semplice desiderio di exploitation, tra cui una tartaruga, un serpente, un ragno, un maiale, una scimmia e un coatimundi (una sorta di procione). Se nella storia cinematografica queste 'morti' sono assolutamente coerenti con il clima di follia presente, è ovvio che la scelta di uccidere veramente questi animali non è giustificata da nessuna ragione effettiva, se non quella di suscitare polemiche (e magari risparmiare sugli effetti speciali). Se in seguito Deodato ha ammesso il suo sbaglio (speriamo sinceramente), i racconti degli attori sul set (che è stato decisamente turbolento) fanno capire che il clima era decisamente fuori controllo e riecheggiava quello della storia narrata.
E' evidente quindi come l'idea dei filmati ritrovati abbia profondamente influenzato i creatori di Blair Witch Project, ma non c'è solo questo. Adesso sembra una trovata promozionale, ma all'epoca Ruggero Deodato andò sotto processo perché si temeva che gli attori fossero stati veramente uccisi durante le riprese, paura alimentata anche dall'impegno degli attori, che per contratto non dovevano concedere interviste o apparire in pubblico. All'inizio, anche i realizzatori di BWP fecero finta che i tre personaggi (altro particolare importante, sono documentaristi anche loro) fossero scomparsi. Che poi i realizzatori di questo film (peraltro, molto più noioso di quello di Deodato) neghino il riferimento è francamente ridicolo. Da lì, l'idea dei 'filmati ritrovati' ha preso piede e recentemente l'abbiamo vista sia in Cloverfield che nell'ultima fatica di Romero Diary of the Dead. Ma la sua influenza si avverte anche in altre pellicole che giocano sullo sfruttamento della morte e della tortura, come la serie di Hostel (non a caso, Deodato ha partecipato al secondo episodio in un cammeo). Tra gli estimatori a sorpresa, anche Sergio Leone, che all'epoca dell'uscita salutò la seconda parte del film come "un capolavoro di realismo". Intanto, Deodato ha annunciato il progetto di un secondo episodio e attualmente si trova nelle Filippine per trovare delle location adatte.
Insomma, è uno dei titoli più famosi del cinema italiano degli ultimi trent'anni e, probabilmente, anche uno dei più visti. Ma non vi aspettate che lo trasmettano in televisione...
Un ringraziamento particolare a Paolo Zelati per il contributo a questo articolo.