Il libro della vita non va ricordato come il film da cui Coco “avrebbe copiato”

Il libro della vita non è per tutte le sensibilità, ma non si merita la fine che ha fatto: cioè quella di esistere nell’ombra di Coco.

Condividi
IL LIBRO DELLA VITA, COCO E ALTRI FILM CHE SI SOMIGLIANO

Capita spesso che due film usciti a pochi anni di distanza si assomiglino per trama, ambientazione, temi… Molti ricordano le somiglianze di Z La formica e A Bug's Life, usciti lo stesso anno con praticamente gli stessi protagonisti insetti. Sul fronte action è memorabile il caso di Attacco al potere e Sotto assedio - White House Down che, nel 2013, mettevano entrambi in pericolo la Casa Bianca. Clamorose furono anche le accuse di plagio che investirono Avatar in favore di Aida degli alberi. Persino La forma dell’acqua è andata in causa per violazione del diritto d’autore ai danni di Paul Zindel, autore del racconto Let Me Hear You Whisper.

Sempre di Guillermo del Toro parliamo, ma questa volta, il caso che affrontiamo è un po’ diverso: all’uscita del film Pixar Coco, molti spettatori evidenziarono un eccesso di somiglianze verso il film Il libro della vita (che, da pochi giorni è disponibile su Disney+).

Il film prodotto da del Toro e diretto da Jorge Gutierrez è arrivato in sala nel 2014, mentre Coco nel 2017. Le somiglianze del secondo rispetto al primo sono, evidentemente, molte. Entrambi i film si svolgono durante il Día de los Muertos, la giornata dei morti, una sentita celebrazione messicana dedicata ai defunti. I colori, le ritualità, gli scheletri e i fiori esposti per le strade sono chiaramente un punto di contatto estetico tra i due. Ci sono poi soglie da varcare per raggiungere un aldilà dove riunirsi con gli avi e risolvere i problemi sulla terra.

Il libro della vita vs coco

Sia Coco che Il libro della vita condividono una grande attenzione per la cultura messicana, espressa anche nei vestiti e nei visi (quanta somiglianza nelle due nonne!). I villain fanno una fine abbastanza simile, e molti personaggi si assomigliano nel design. A livello di trama è forte, e comune, anche la pressione le famiglie di Miguel e di Manolo Sanchez imprimono sulla trama e sulla psicologia dei protagonisti.

Ma il punto in comune più grande tra i due film è la centralità della musica. Sia ne Il Libro della vita che in Coco la chitarra è un oggetto che simboleggia la personalità di chi lo possiede. Ne racchiude gli affetti, le amicizie e gli amori. Ma la famiglia nasconde la musica, il canto, le note, come una debolezza. Un qualcosa che male si integra nella serenità della casa. Eppure sono proprio le canzoni che danno forza all’eroe, che rappresentano il suo desiderio più intimo di cambiamento.

Tutto questo potrebbe essere un problema per come ricordiamo il film. Semplicemente perché non sappiamo quanto queste somiglianze siano casuali o frutto di plagio e forse poco importa. Sappiamo per certo che il regista de Il libro della vita non ha rancore verso la Pixar, come possiamo vedere da questo tweet.

IL LIBRO DELLA VITA IN REALTÀ È UN FILM MOLTO RIUSCITO

Il problema è invece che Il libro della vita è in realtà un film molto riuscito, che viene però ricordato da molti semplicemente come "il film a cui Coco assomiglia molto”. Occorre invece fare uno sforzo e approfondire la lettura del film. Solo chi si limita a una visione superficiale non nota le grandi differenze nelle intenzioni dei due.

L’opera di Jorge Gutierrez è molto più radicata nella tradizione messicana e parla a un pubblico molto più ristretto rispetto a quello “worldwide” di Coco. Il libro della vita è una storia d’amore, per prima cosa. E nemmeno troppo per bambini! Gran parte dell’intreccio nasce dalla rivalità dei due amici e dalla difficoltà nel gestire il desiderio.

Da un lato infatti ci sono le spinte date dal set di regole e di tradizioni culturali che impongono il matrimonio, la difesa dell’onore e del proprio nome, eccetera. Dall’altro lato i protagonisti devono fare i conti con le macchinazioni di un destino perverso, di due divinità che gestiscono la loro vita per una scommessa. Li influenzano donando (le doti) e ricevendo (orientando le scelte di vita). La muerte e Xibalba hanno uno sguardo superiore e lontano nelle vicende terrene, ma al contempo sono presissimi e quasi più coinvolti dei diretti interessati.

Non si può ignorare poi la presenza della ragazza Maria Posada, che il meccanismo interno a Il libro della vita fa di tutto per imporre come l’interesse amoroso. Ma lei sfugge alla passività, enunciando più volte i principi di un femminismo molto moderno. È un personaggio complesso, che si rende tale con le sue azioni. Ma è anche quello che più ammicca, che sfonda la quarta parete (senza strafare). È l’unica che ha visto il mondo, e porta con sé il tema della provincia. Era stata allontanata dal paesino in cui era nata, per andare a imparare le buone maniere in Europa, precisamente in Spagna. Allontanarsi dalle tradizioni e dalle dinamiche di una piccola comunità la resa libera, progressista, rispetto ai suoi due amici.

Non bisogna dimenticare che Il libro della vita è ambientato ai giorni nostri. Quella a cui assistiamo è una storia nella storia raccontata dalla direttrice di un museo a dei ragazzini. Gli elementi culturalmente moderni vanno quindi a giustificarsi in questo frame temporale.

Il libro della vita vs coco

Stilisticamente il film si serve di questa duplice ambientazione per fare un gioco di riferimenti forse un po’ troppo furbacchione, ma sicuramente stimolante. In un momento di climax la colonna sonora emula l’estasi dell’oro di Ennio Morricone (ma senza alcun intento parodico). Le canzoni sono moderne (Creep e I Will Wait, per dirne due). Il risultato finale è quello di un film orgoglioso: di sé, delle sue radici, del retroterra di leggende da cui attinge a piene mani. Ed è anche fiero della sua relativa povertà realizzativa, non paragonabile alla potenza di Coco, con una computer grafica a tratti acerba, ma salvata da un forte senso della narrazione.

Il libro della vita ha qualche difficoltà, cade in un terzo atto poco interessante e raffazzonato, si appoggia a una retorica un po’artificiale, ma è anche in grado di fare un grande passo in avanti rispetto alla sufficienza. Non gioca sempre in difesa: alcuni momenti li mette al sicuro con mestiere, altre volte si appoggia alle idee più coraggiose.

I tori sono da ammazzare ma, in un moto di ribellione alla brutalità della corrida, il protagonista affronterà come il suo demone. Un eroe che ha come paura più forte quella di essere costretto ad ammazzare; difficile trovarlo in un altro film di animazione! Ci sono poi labirinti, prove e ricongiungimenti familiari che sono una parentesi in una parentesi del film e, incredibilmente, funzionano alla grande.

Il libro della vita non è, a differenza di Coco, per tutte le sensibilità. Ma è un film che si regge benissimo sulle sue gambe. Forse il giorno dei morti messicano ha dei tratti così distintivi che è facile attingere allo stesso immaginario, forse qualcuno dei due studi ha parlato. Forse invece le analogie estetiche sono solo una coincidenza, e le molte differenze di sguardo sono invece l’anima che distingue i due film. Ma Il libro della vita non si merita la fine che ha fatto: cioè quella di esistere nell’ombra ingombrante di Coco.

Continua a leggere su BadTaste