Il ladro di orchidee si ama o si odia, ma non si può non apprezzare

Il ladro di orchidee è il re di tutti i metafilm, e soprattutto ci regala due Nic Cage al prezzo di uno: cosa volete di più?

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Il talento di Mr. C è ormai uscito ma questo non ci fermerà: Il ladro di orchidee è il quattordicesimo capitolo del nostro viaggio allucinante nella carriera di Nicolas Cage. Trovate tutti i capitoli dello speciale a questo link.

Il film.

Se andate sul dizionario a cercare la definizione di “film che si ama o si odia ma che di sicuro non lascia indifferenti” ci trovate la locandina di Il ladro di orchidee. In teoria tratto dall’omonimo saggio di Susan Orlean, è in realtà la storia romanzata di come Charlie Kaufman, sceneggiatore del fallito adattamento e poi del film stesso, sia andato incontro a una crisi creativa proprio mentre lavorava al progetto. È un film che racconta quanto sia stato difficile scrivere il film stesso, al punto da trasformare questo sforzo nella sua stessa trama. È uno dei migliori film sulla sindrome dell’impostore che siano mai stati fatti, ma è anche un film narcisista ed egocentrico, talmente consapevole di esserlo da farlo ammettere sfacciatamente al protagonista. Che poi sarebbe lo sceneggiatore. Ma interpretato da un attore. Con un fratello gemello che non esiste ma che è comunque stato accreditato alla scrittura. Una cosa è certa: non è un film che lascia indifferenti.

Il cast.

Oltre a Nicolas Cage e Nicolas Cage, l’altra grande protagonista di Il ladro di orchidee è Meryl Streep che interpreta Susan Orlean, l’autrice del libro da cui Kaufman avrebbe dovuto scrivere un film che è poi diventato un film sui suoi tentativi falliti di scrivere un film (scusate, non lo scriviamo più). Quella gran faccia da cattivo di Chris Cooper interpreta l’eponimo ladro di orchidee, mentre in ruoli minori ma comunque degni di nota compaiono anche Maggie Gyllenhaal, Judy Greer, Brian Cox, Tilda Swinton e Ron Livingston.

Il regista.

Nato come regista di videoclip, Spike Jonze ha inaugurato la sua carriera al cinema con Essere John Malkovich, scritto da Charlie Kaufman, e l’ha proseguita dirigendo un altro film scritto da Charlie Kaufman che parla però non di John Malkovich, ma dello stesso Kaufman, secondo il principio per cui vi abbiamo promesso che non avremmo più scritto quello che stavamo per scrivere. Dopo essersi liberato del giogo kaufmaniano (scherziamo ovviamente), Jonze ha diretto solo altri due film: il poetico ma pretenzioso Nel paese delle creature selvagge e Her, la storia di Joaquin Phoenix che si innamora di Siri con la voce di Scarlett Johansson.

Di cosa parla.

L’abbiamo già scritto più volte e abbiamo promesso che… ma un riassunto dobbiamo metterlo. Per cui: Il ladro di orchidee è la storia di come Charlie Kaufman, dopo il successo di Essere John Malkovich (il film inizia proprio con un finto dietro le quinte di quel film), si sia trovato a dover adattare per il cinema il libro di Susan Orlean e abbia fatto una fatica del diavolo. Il film si muove su diverse linee temporali e geografiche: non solo segue Charlie e suo fratello gemello Donald, che lo vede come un idolo e vuole imitarlo scrivendo anche lui una sceneggiatura, ma anche il primo incontro tra Susan e John Laroche, il ladro di orchidee del titolo, e la storia del loro rapporto nel corso degli anni. Quasi tutto è accompagnato e sottolineato da un abbondante uso di voiceover che esplicitano i pensieri e i dubbi dei personaggi, trasformando Il ladro di orchidee (anche) in una sorta di seduta psichiatrica.

La parte più affascinante è l’intero terzo atto, nel quale Kaufman abbandona definitivamente gli accenni autobiografici per lanciarsi in un finale scoppiettante e apparentemente fuori genere, un’intuizione che anni dopo verrà ripresa da Martin McDonagh (forse l’unico autore in circolazione a scrivere film di stampo kaufmaniano) per il finale di Sette psicopatici.

E Nicolas Cage che fa?

Charlie Kaufman e pure Donald Kaufman, l’anima caciarona dello sceneggiatore, quella che vuole scrivere film su doppie identità, inseguimenti in autostrada, sparatorie e bionde pericolose. Il ladro di orchidee potrebbe essere il veicolo ideale per un delirio di overacting cage-iano, ma lo sdoppiamento di personalità aiuta a tenere a bada il Nostro: quando interpreta Charlie mette da parte ogni tentazione di farsi notare esagerando per calarsi appieno nei panni di un artista sofferente e bloccato solo dalle proprie stesse insicurezze, e dalla convinzione di non essere all’altezza e di essere finito lì per caso.

Quando interpreta Donald, invece, Cage può dare sfogo al suo lato peggiore: è la natura stessa del personaggio che gliene dà la licenza. In un solo pacchetto, quindi, abbiamo due Cage al prezzo di uno: il grande attore da Oscar (si beccò anche la nomination, ma venne battuto da Adrien Brody per Il pianista) e lo scriteriato tutto faccette ed eccessi.

Cage-o-meter: quanto Nicolas Cage c’è in questo film da 1 a 10?

20: 10+10.

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