Il Gladiatore 2: la sceneggiatura fuori di testa di Nick Cave riassunta e recensita

Il Gladiatore 2 è un godimento trash incredibile, che può far venire giù quintali di popcorn a valanga, come ha detto Cave stesso. 

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Una regola non scritta dell’industria cinematografica è che nessun sequel è mai “non necessario”. Lo è a livello artistico forse, sicuramente lo sarà per qualche appassionato. Ma se una proprietà di successo si può sfruttare per mungerla fino all’ultima goccia (d’oro) allora va almeno preso in considerazione di farlo. Un grande esempio di tutto ciò è Il Gladiatore 2. Non la pellicola di cui si sta vociferando da qualche anno, ambientata 30 anni dopo il primo capitolo e che dovrebbe venire scritta da Peter Craig, ma un tentativo molto più lontano nel tempo e molto più strano.

Stiamo parlando di una sceneggiatura circolata per molto tempo in internet come oggetto di scherno. Così assurda e insensata da sembrare una leggenda metropolitana. Invece no, è tutto vero. Preso dalla passione per l’opera di Ridley Scott, il cantautore Nick Cave propose al regista e a Russell Crowe (che gliela commissionò) la sua versione de Il Gladiatore 2. Ed è un’adorabile e imperdibile stramberia. Una di quelle idee che non potrebbero mai passare ad un pitch di produzione. Così assurda e senza senso che già solo il fatto che esista è un piccolo capolavoro di libertà creativa.

Mossi da quella che crediamo sia una condivisibile curiosità abbiamo letto e analizzato la sceneggiatura del film che mai si realizzò. Seguiteci in questo viaggio delirante e assurdo, ma anche imperdibile. Una premessa necessaria: nella versione originale del primo film i nomi sono alla latina. Cosa che si è mantenuta anche nella sceneggiatura del sequel e che noi abbiamo deciso di mantenere nel raccontarvi la trama.

Il gladiatore 2 Nick Cave

La sceneggiatura de Il Gladiatore 2 riassunta

Maximus (Massimo Decimo Meridio) viene risvegliato dalla morte mentre due ladri stanno profanando la sua tomba. Li caccia e vede uno spirito guida di nome Mordecai. Questi gli spiega che la lotta al Colosseo è avvenuta il giorno prima e che, a seguito della sua morte, è diventato eterno. Egli, ancora scosso, esce dal sepolcro e si mischia tra la folla recuperando le vesti da gladiatore.

Entra in un tempio abbandonato dove trova Giove, Apollo, Plutone, Nettuno, Marte, Mercurio e Bacco in persona. Gli chiedono cosa lo conduce al loro cospetto e Maximus risponde che sta cercando la moglie e il figlio. Gli propongo allora uno scambio: dovrà uccidere uno di loro per riavere la sua famiglia. Efesto è infatti sparito, si è ribellato agli altri Dei. È andato nel deserto con la mente piena di demoni e cattive idee. La sua convinzione è che ci sia un essere ancora più potente degli Dei e che sia onnipotente. Questa idea li sta indebolendo, sono fiaccati e con pochi poteri. Per riavere la sua famiglia il gladiatore deve ucciderlo e ridare così vita al culto pagano (che sta per essere sostituito da quello cristiano).

Scopre inoltre che sua moglie ha fatto un patto con gli dei sacrificando il suo posto nei campi Elisi per far vivere al figlio il resto della vita sulla terra (nel primo film il figlio muore). Va allora nel deserto dove incontra il Dio Efesto che sta morendo abbandonato dai suoi seguaci. Maximus non lo uccide e gli dice di voler recuperare la famiglia (lo farà molte volte nella sceneggiatura). Efesto gli spiega che suo figlio è in pericolo e lo trasporta a Lione, dove i cristiani stentano a sopravvivere. Maximus deve aiutarli. 

Loro spiegano che Lucius, un generale Romano, sta tornando a Roma con l’intento di sterminare i cristiani e che bisogna avvertire il loro capo Cassian, un insegnante. Mentre si imbarca nella missione Maximus incontra ancora Mordecai che gli spiega che il tempo è passato rapido e che suoi figlio ora è un uomo. Gli Dei sono però adirati contro il gladiatore e l’hanno condannato a non ritornare più nei campi Elisi, ma a vagare sulla terra. Nel suo cammino verso Roma si trova in un villaggio colpito da una terribile piaga. È il segno dell'Impero che sta perdendo il favore degli Dei.

Nel frattempo Lucius ritorna nella Città Eterna e incontra Decius il quale gli aveva dato il compito di scovare i leader cristiani e catturarli. Lucius invece aveva fatto strage di persone al suo passaggio; ha agito perché gli Dei (pagani) sono deboli e per questo le città sono devastate dalle piaghe, spiega. La guerra che ha intenzione di muovere è un conflitto religioso per la salvezza dell’impero.

Decius ha imposto un sacrificio rituale in favore degli Dei, cosa che i cristiani non vogliono fare. Ordina quindi che chi si rifiuta venga arrestato e messo a morte nel Colosseo. Cassian e altri cristiani decidono di affrontare direttamente la persecuzione. Maximus va da loro e testimonia di avere assistito all’uccisione del vescovo di Lione Polythnus per mano di Lucius. Il gruppo borbotta e lo allontana. Tra di loro c’è anche Marius, il figlio di Maximus, ormai adulto. 

Il gladiatore incontra Juba, suo vecchio amico. Gli dice che il Colosseo sta avendo un grande successo dopo che l’imperatore l’ha riempito d’acqua per giochi con gli alligatori e da quando lo usa come luogo di sterminio per i ribelli.

Segue un confronto con tra il padre e il figlio (che non sa di essere) sulla morale e il credo cristiano. È giusto ribellarsi allo sterminio? Iniziare una guerra? Lucius intanto attraverso la tortura ottiene il nome del capo ribelle e si prepara ad arrestarlo. Va quindi a scuola dove Cassian fa lezione. Tiene un lungo discorso per intimorire gli studenti (qualcuno lo guarda con ammirazione) e uccide brutalmente Cassian. Marius scappa inseguito da tre guardie e viene salvato dal padre. 

Poco dopo, duecento cristiani iniziano una rivolta e Lucius riconosce con stupore che a guidarli c’è il celebre "Maximus Meridius". Incredulo realizza che l’uomo era morto da alcuni decenni. I due si incontrano in una visione, Lucius gli chiede se sia un fantasma e gli dice di averlo visto combattere anni prima, ma di non capire come mai stia guidando questa nuova alleanza. I due si rincontreranno poco dopo sul campo di battaglia. Intanto infatti il contrattacco si è spostato nei boschi dove i cristiani attaccano i soldati romani. La battaglia decisiva infuria facendo diversi morti, tra cui anche Juba. Maximus è ferito e Lucius sembra avere la meglio, ma il gladiatore viene salvato da una freccia scagliata dal figlio Marius che uccide il nemico. I cristiani hanno vinto.

Segue una lunga sequenza di battaglie guidate da Maximus: prima le crociate, poi un conflitto più moderno in Europa, poi un altro con le armi automatiche e infine il Vietnam (!). Lui è sempre al centro della scena. Infine l’azione si sposta al pentagono dei giorni nostri. Il gladiatore è vestito elegante, contemporaneo, e parla a dieci uomini in divisa. Vicino a lui anche Mordecai. Si siede al tavolo guardando al suo laptop e chiude il film dicendo “dove eravamo rimasti?”. 

Il Gladiatore

Come sarebbe stato il film se l’avessero realizzato?

Un gran casino. Senza ombra di dubbio. Il Gladiatore 2 è poco di più che una fan fiction scritta da un nome autorevole. Non si contano gli errori grossolani come la presenza senza senso di Efesto, Dio greco che trova in Vulcano il suo equivalente latino o alcune sotto trame completamente dimenticate lungo il tragitto. Interessante l’intuizione vicina ad American Gods di Neil Gaiman di legare la salute delle divinità al culto degli uomini, che si perde però dopo il primo atto. Maximus non ha una personalità, è ridotto a un unico desiderio: ritrovare la propria famiglia, che ripete ancora e ancora nel corso della sceneggiatura.

Il Gladiatore 2 è fatto di dialoghi e non di immagini. Sono pochissime le sezioni in cui Cave descrive il contesto visivo. Sembra più un romanzo da cui sono estratti solo i dialoghi. I cliché abbondano: sogni premonitori, allucinazioni, apparizioni che interrompono l’azione proprio come farebbe una persona che non ha idea dei tempi di messa in scena. La trama è complessa da seguire e capire, non perché sia involuta, ma perché tutto appare forzato e insensato.

Nick Cave sembra aver voluto fare un film musicale, in cui si sprecano le canzoni cantate in strada dai cittadini e dove la musica serve a rendere l’atmosfera dell’epoca. Niente a vedere però con il film di Ridley Scott. Il Gladiatore 2 è un’improvvisazione mistica. Un pretesto per scrivere sotto forma di film alcune suggestioni religiose e dare al pubblico un mito moderno. Ma la mano scivola sin dall’inizio con gli abbondanti richiami cristologici e sfiora la fantascienza nel delirante finale.

È proprio lì però che si capisce chiaramente il proposito de Il Gladiatore 2 di trasformare l’eroe del primo film in una figura alla Maciste. Un personaggio eterno, capace di attraversare le epoche e affrontare ogni ostacolo facendo forza sulle proprie virtù. Ma se Bartolomeo Pagano riuscì a serializzare il suo personaggio con serenità, è altamente impossibile che Russell Crowe si troverà mai disponibile a fare una cosa del genere.

Vedremo mai Il Gladiatore 2 di Nick Cave?

No. Se mai ci sarà un Il Gladiatore 2 non sarà certo quello di Nick Cave. Lo sceneggiatore stesso ha ammesso di avere scritto il film solo per il godimento di farlo. Si è divertito proprio perché sapeva che non l’avrebbero mai accettato. Russell Crowe, che gli aveva commissionato la sceneggiatura, gli disse esplicitamente che non gli era piaciuta.

Rispetto alle dichiarazioni rilasciate ci sono notevoli differenze tra aspettative e realtà. Il Gladiatore 2 avrebbe dovuto avere come sottotitolo l'invendibile "Christ Killer", dal momento che avrebbe dovuto uccidere tutti i seguaci del nascente culto. Gli basta poco però per allearsi con i cristiani e stravolgere i suoi propositi. Un altro colpo di scena avrebbe dovuto essere anche il fatto che Lucius fosse il figlio segreto di Maximus. Una delle tante curve a gomito della sceneggiatura che passano senza essere ben chiare.

Insomma: un disastro improducibile. Ma anche una sceneggiatura che, arrivati alla fine, fa venire il grandissimo desiderio di vederla in live action. Non come un blockbuster hollywoodiano, ma magari come un film di serie B a bassissimo budget.  Un godimento trash incredibile che può far venire giù quintali di popcorn a valanga, come ha detto Cave stesso. 

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