Il film più depravato mai realizzato?
Così si esprime la rivista inglese Empire su questo titolo del 2010. E potrebbe aver ragione, visto che tra necrofilia e nefandezze varie, siamo ai limiti dello snuff movie. Ma anche dalle parti di un film coraggioso e notevole. Si tratta di...
Rubrica a cura di ColinMckenzie
... A Serbian Film. Fin dalla sua presentazione in diversi Festival, è stato un titolo che ha fatto molto parlare di sé. Non bastassero le immagini scioccanti, hanno fatto discutere anche le dichiarazioni intriganti del regista, Srdjan Spasojevic, che ha parlato di metafora della situazione serba e di film ben distante dal solito torture porn, categoria in cui verrebbe naturale inserirlo.Normalmente, sono molto dubbioso su operazioni del genere. Nel 90-95% dei casi (almeno), è un'ottima scusa per ottenere pubblicità da giornalisti compiacenti, che pur di urlare allo scandalo si berrebbero qualsiasi vaccata. Il problema è che dopo averlo visto, A Serbian Film risulta un'operazione quasi perfetta nel suo estremismo e nella sua voglia di sfidare "il fascismo del politically correct" (parole dello stesso regista).
Si potranno dire tante cose di A Serbian Film. Sicuramente qualcuno penserà che è un ottimo modo per un realizzatore serbo di farsi notare, soprattutto se non ha intenzione di diventare il nuovo Kusturica e passare a Festival prestigiosi. Si dirà anche che è una pellicola depravata e degna di finire nella spazzatura, il progetto di un folle morboso e da ricoverare in un istituto psichiatrico, assieme a chi si vede questo prodotto.Potrebbe anche essere (ed eventualmente pronto a farmi internare). Ma in teoria non si potrebbe dire lo stesso di Hostel, Saw, The Human Centipede , Martyrs e tanti altri prodotti analoghi? Sì e no. In teoria, anche centinaia di titoli simili hanno storie decisamente non ortodosse e fuori di testa. In pratica, non te ne frega niente, perché è chiaramente tutto un gioco, in cui non si prova nessuna vera emozione forte, se non eventualmente il fastidio per certe scene gratuite.
A Serbian Film invece sconvolge veramente, perché si potrà dire tutto di questa pellicola, tranne che sembri un gioco. Forse, sto prendendo una cantonata dettata dallo shock iniziale e magari a una seconda visione (che prima o poi farò) la pellicola non è così convincente come mi sembra al momento. Peraltro, non sta scritto da nessuna parte che bisogna vedere un film del genere, capisco benissimo che si possano passare le serate in maniera più allegra. Ma se siete annoiati dal cinema moderno e tutti i prodotti vi sembrano uguali, beh forse è il caso di prestare attenzione a questo titolo.
La storia è apparentemente semplice. Un attore porno (un tempo popolarissimo, ora in crisi, ma ancora ricordato come il "Nikola Tesla della pornografia" dai suoi fan) riceve una ricca offerta per girare un film ultrarealista, ma di cui non conosce la trama e i particolari. C'è qualcosa di strano, ma evidentemente la voglia di tornare popolare e di risolvere i problemi economici della sua famiglia hanno la meglio. Va detta subito una cosa: a meno che non abbiate seri problemi mentali, A Serbian Film è una pellicola che di eccitante non ha nulla. Lasciate perdere lo sfondo porno, che peraltro anche nella prima parte fa spesso rima con desolazione e solitudine.
Fin dall'inizio (con una scena geniale, nel concept e nello sviluppo), capiamo che Spasojevic non è il solito mestierante dedito alla exploitation. Forse il termine artista sembrerà una provocazione per materiale del genere, ma c'è qualcosa in lui che lo mette al di sopra di certi 'professionisti'. Basterà poi vedere le immagini desolate di strade vuote e di un paesaggio tristissimo, fatto solo di prostitute, persone violente e vittime per capire che quando si parla di metafora della situazione serba (e, in generale, di una certa civiltà occidentale) non si tratta solo di chiacchiere e distintivo.
Ma è il caso di ricordare anche una (apparentemente banale) scena in cucina con un ospite che non ti aspetteresti svelato poco a poco. O un dialogo padre-figlio nel parco che crea un legame forte tra i due e che mostra come questa famiglia (per quanto particolare) sia veramente unita. Il grande pregio della pellicola è comunque il fatto di creare dei personaggi reali e concreti, non certo come quelli monodimensionali di certo cinema americano, che anche nei prodotti apparentemente più forti cercano bellocci e ficone solo per titillare la fantasia di un pubblico adolscenziale.
In questo, Spasojevic dirige degli attori assolutamente fantastici, con dei volti memorabili e perfetti per la parte. Se la famiglia serba protagonista della vicenda è bravissima, ci sono altri due ruoli che mi hanno lasciato sconvolto. Uno è ovviamente quello del produttore Vukmir, interpretato da un bravissimo Sergej Trifunovic, che sembra una versione perversa del personaggio incarnato da Burt Reynolds in Boogie Nights. Ma la presenza assolutamente inquietante è la ragazzina (che presumo nella realtà sia maggiorenne) protagonista del film nel film. Fossi un regista horror americano, la assumerei all'istante, anche per un ruolo importante.
A dire la verità, per i primi 45 minuti ci si chiede quale sia la ragione di tutto questo casino mediatico, considerando che fino a quel momento non c'è poi molto di particolarmente duro. Poi però arriva una sequenza talmente delirante, malata e sconvolgente, da capire che qui si fa sul serio e si gioca pesante, pesantissimo.
Infatti, da quel momento parte una sequenza bellissima e onirica. Piccolo problema: non è un sogno, ma la realtà, che ci porta a vedere una scena più estrema dell'altra. Normalmente, sono molto scettico sull'accumulazione di sequenze così forti, perché ritengo che alla fine ottengano l'effetto contrario e suscitino noia. Ma questa è l'eccezione che conferma la regola, tanto da sprofondarci in un inferno quasi mai gratuito e che mantiene una coerenza di fondo lodevole.
Questo non significa che A Serbian Film sia esente da difetti, tutt'altro. Quello che mi ha dato più fastidio è stata la presenza invasiva di una musica ossessionante durante alcuni momenti fondamentali del film. Sembra quasi che il regista, erroneamente, pensi di non poter suscitare emozioni forti soltanto con le immagini e i dialoghi. In generale, certe riflessioni sull'arte e i reality forse sono gratuite e presuntuose, così come alcune cose sarebbe stato meglio suggerirle (penso a una scena di masturbazione pressoché inutile).
Se vogliamo, nonostante il lato metaforico giustifichi una trama certo poco credibile, ci sono comunque delle situazioni che lasciano perplessi. Possibile che un attore porno esperto non abbia qualche dubbio nel ricevere tanti soldi per un film? E perché non pensa che ci possa essere uno snuff movie dietro? E di sicuro il momento clou del finale, anche se agghiacciante per come è girato, è molto prevedibile. Verrebbe da pensare che un maggior rigore (come quello di Dogtooth) avrebbe fatto bene, ma forse è una richiesta insensata. Diffile infatti esigere che una macchina lanciata a 300 all'ora su strade tortuose e strette sia anche un modello di sicurezza. Prendere o lasciare, insomma.
Io prendo, perché in una pellicola in cui ci sono tante sequenze così potenti e forti, ci vuole un regista intelligente per rendere una scena con delle persone che si osservano quella più sconvolgente e terribile in assoluto. E quando pensi che tutto sia finito, in realtà arriva un'ulteriore botta. Il passo successivo è lo snuff movie. Purtroppo qualcuno lo avrà già fatto (e speriamo marcisca in qualche prigione), ma di sicuro pochi (forse nessuno) si erano spinti così oltre come Srdjan Spasojevic senza rischiare la galera...
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