Il Festival di Venezia apre col botto

Grande esordio della rassegna grazie a Black Swan e Machete, quest'ultimo già in odore di sequel. Inoltre, Giornate degli Autori: il notevolissimo La vida de los peces e il poco convincente L'amore buio...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

Sarà che manco al Lido di Venezia da dieci anni, ma io la stampa italiana che segue il Festival proprio non la capisco. Dopo un'apertura con Black Swan e Machete nella stessa mattinata, personalmente urlo al (quasi) miracolo, considerando un film molto interessante (quello di Aronofsky) e una pellicola che è uno spasso totale dal primo all'ultimo minuto, titoli di coda compresi (Rodriguez forse al suo capolavoro).

Eppure, diversi buuh e molta freddezza per il primo (probabilmente lo si è scambiato per uno Showgirls d'autore), ed entusiasmo poco convinto (anche se è comunque stato accolto benino) per il secondo. Speriamo la stessa coerenza e rigidità sarà adottata anche per i titoli italiani che mi ispirano meno...

Intanto, la buona notizia è che Machete ha un distributore italiano, la Lucky Red lo porterà in Italia con la sua etichetta Key Films (l'hanno preso nelle ultime 24 ore, quindi non iniziate con i soliti "ma quando esce?" perché ci vorrà un po' per saperlo!). Non era da dare per scontato, visti i pessimi risultati di Grindhouse e in generale il fatto che non ci sia un folto pubblico in Italia per questo tipo di prodotti.

Interessante anche la conferenza stampa di Machete, in cui il regista ha detto (piccolo spoiler sull'annuncio finale, ma si sapeva da tempo):

Quando ho finito di girare il film, mi sono reso conto che ci voleva qualcosa d'altro prima di arrivare al nero e ho inserito l'annuncio che ci saranno due sequel di Machete. Il film è nato dalla reazione al trailer che è comparso in Grindhouse, ed è stata la gente che ci ha chiesto di farlo, così ho pensato che la stessa cosa potesse succedere vedendo questo finale. I personaggi sono molto caratterizzati e li avevamo resi così già dal trailer, per far sembrare subito che provenissero da un film vero e che fossero in grado di reggere degli spin-off per conto loro.

Comunque, va detto che Rodriguez è stato molto cauto nella sua risposta, senza promettere mari e monti. Della serie, vediamo come va al botteghino, quindi non salivate subito all'idea di Michelle Rodriguez per conto suo...

 

 

GIORNATE DEGLI AUTORI

Oggi sono stati presentati anche due film delle Giornate degli Autori, che mi hanno suscitato reazioni molto diverse:

  • La vida de los peces
    Mi avessero raccontato la trama, probabilmente sarei scappato senza minimamente prendere in considerazione La vida de los peces di Matias Bize. Cosa succede in questo film? Semplicemente, durante una festa, un uomo incontra persone importanti della sua esistenza e riflette sullo stato della sua vita.
    Messa così, enorme pippone che potrebbe essere realizzato in Italia e non in Cile come è effettivamente. Peccato che, come per magia, il film funzioni perfettamente. Merito soprattutto di una sceneggiatura che è un orologio svizzero, in cui c'è sempre la cosa giusta al punto giusto.
    E' possibile appassionarsi a scene di dialogo che vanno avanti per dieci minuti e oltre? Assolutamente sì, se sono cariche di tensione, emozioni e ricordi importanti. Come avviene nella sequenza-confessione del protagonista assieme ai due ragazzini impegnati con un videogioco. O come la struggente/inquietante/destabilizzante scena con la sorella del suo migliore amico.
    Era da tempo che non vedevo un film così malinconico e profondo. Di sicuro, viene una gran voglia di recuperare altri titoli dello stesso regista...

  • L’amore buio
    Si potrà dire quello che si vuole di Antonio Capuano, ma certo non è un autore accomodante e che fa film semplici. Basti pensare a Luna rossa e a come trattava, in forma di tragedia greca, una storia di malavita che avrebbe potuto risultare scontata.
    Con L’amore buio la sfida è anche superiore: mostrare come cambia la vita dopo uno stupro, prendendo in considerazione la vittima e uno dei carnefici, ora pentito e che ha fatto arrestare i suoi amici. Da una parte la vita in un istituto minorile, dall’altra l’esistenza in una prigione senza sbarre.
    Ci sono diverse cose interessanti nella pellicola. Penso al fatto che, nonostante la materia incandescente, non si esageri con il sensazionalismo (anche se quella scarpa inquadrata a lungo all’inizio è fin troppo enfatica). E alcune partcipazioni illustri sono lodevoli, soprattutto nel caso di Fabrizio Gifuni.
    Tuttavia, è difficile essere convinti pienamente dai due protagonisti, che dicono e fanno cose poco credibili. Così, quello che dovrebbe essere uno spaccato ultrarealista finisce per suonare falso e soprattutto poco avvincente. Film (e finale) che faranno discutere, forse anche al di là del valore effettivo dell’opera...

 

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