Il Festival di Roma ha ancora senso?

Arrivati alla quarta edizione, la rassegna cinematografica capitolina non sembra mostrare segni tangibili di vita e ci si chiede quali possano essere le ragioni di continuare anche nel prossimo anno...

Condividi

Rubrica a cura di ColinMckenzie

Ci sarà il Festival di Roma l'anno prossimo? A sentire il sindaco di Roma Gianni Alemanno, si tratta di un "evento irrinunciabile che serve al marketing territoriale presentando le espressioni della creatività del presente" (chevvordì? Boh...) e quindi non dovrebbero esserci dubbi (tanto che le date delle prossime due edizioni sono state comunicate e sono più lontane da Venezia del solito), anche se lascia un po' perplessi l'idea che il buon Retromanno (geniale soprannome affibiatogli da Dagospia e assolutamente azzeccato) abbia cambiato completamente idea, dopo aver annunciato al suo arrivo che il Festival andava chiuso. Evidentemente, il sindaco vede qualcosa che tanti di noi (che magari però non lo scrivono, vecchio vizio italico) non riescono a scorgere, anche per quanto riguarda la prossima edizione, che peraltro non avrà i due maggiori eventi mediatici di quest'anno. Infatti, niente presentazione del nuovo episodio di Twilight (il terzo capitolo Eclipse esce in estate) e quasi sicuramente niente più coppia ultraglamour Clooney-Canalis (e non perché il buon George non possa avere un film da presentare, ma considerando quanto durano le sue storie sentimentali...).

E' difficile capire quale sia la vera funzione del Festival di Roma. A tratti, viene l'impressione che sia una sorta di Fantafestival ultracostoso, tra la presenza di Christopher Lee (un affezionato di quella manifestazione) e l'arrivo di pellicole che è difficile considerare in anteprima, come Parnassus (già passato a Cannes e uscito ieri nelle sale italiane) e Julie & Julia (in 'anticipo' di ben 24 ore rispetto all'uscita nei cinema nostrani, peraltro dopo che il film era stato lanciato in America il 7 agosto). A tratti, si diceva scherzando con alcuni amici/colleghi, sembrava di stare a qualche proiezione per la stampa come quelle dell'Anica e a quel punto, se serve solo vedersi tra noi, si poteva fare tutto in maniera molto più spartana. D'altronde, se ci saranno a dir tanto 50 persone alla proiezione di Astro Boy (che poi era una delle pochissime anteprime di peso della rassegna) e non si riesce neanche a riempire una sala non enorme per il film d'apertura, Triage, allora le cose non vanno proprio alla grande per quanto riguarda gli accreditati.

E che dire di certe scelte organizzative? Forse, rispetto all'anno scorso, si sono evitati tanti incroci di programmazione, ma qualche stranezza è rimasta. Memorabili le ultime 24 ore di proiezioni, in cui si è iniziato alle 22.30 con il film dei Coen (cosa che significa tornare a casa all'1.00 di notte), si ripartiva il giorno dopo con Julie & Julia alle 09.00 (ergo, alzarsi alle 7 di mattina per non trovare troppo traffico), c'erano le conferenze con Meryl Streep e i Coen mentre intanto fuori si creava la folla per l'evento New Moon, che poi bisognava seguire nella duplice versione (proiezione stampa e per il pubblico), per poi finire con l'incontro con Meryl Streep (a cui peraltro era impossibile entrare, visto l'enorme afflusso di persone). 24 ore (anche meno) straultrapiene, dopo che invece in giornate come lunedì c'erano proiezioni di pellicole che non vedrà nessuno.

E che dire dell'affaire New Moon, di cui vi avevamo parlato qui? Visto che il giorno dell'evento si diceva che i biglietti erano arrivati su e-bay a 200 euro circa, ci si chiede se sia una buona idea scontentare così il pubblico, non chiedere minimamente scusa e non fare nulla (il bagarinaggio, per la cronaca, è un'attività illegale in Italia) per tutelare il buon nome del Festival, che in questo modo invece viene accusato dalle appassionate di attività discutibili.

Tuttavia, c'è sicuramente un punto su cui il Festival di Roma non teme confronti ed è l'ufficio stampa. Il fatto di essere riusciti a ottenere spesso due pagine su quotidiani come Repubblica e Corriere di fronte a film poco interessanti ha senza dubbio del miracoloso. E per quanto riguarda l'aspetto comunicazione, è memorabile l'articolo che Mereghetti ha scritto per il Corriere.

Non entro nella questione se sia proprio opportuno che un giornalista parli di un evento gestito da chi lo fa lavorare su Ciak, tanto ormai tutto risulta normale. Però, è difficile condividere varie opinioni di Mereghetti, a parte il "Non tanto perché può fare concorrenza alla Mostra del Lido o a chicchessia", considerando che non riesce neanche a battere la concorrenza di Londra per The Fantastic Mr. Fox e addirittura di Lione (che, ammetto la mia ignoranza, non sapevo neanche fosse un Festival importante), dove è andato la leggenda Clint Eastwood per presentare il suo Invictus. Unico dubbio però: se non vuole fare concorrenza a Venezia (come era l'obiettivo dei fondatori) perché non si decide a cambiare data e a spostarsi dal cono d'ombra del Lido, che gli consente di avere soltanto gli scarti (come ha detto perfidamente Marco Muller)? Forse perché l'Aiditorium non è disponibile in altri mesi? E il budget per questo evento, che è sui 12 milioni di euro, quindi superiore a quello veneziano (che peraltro dura anche 4-5 giorni in più), non dovrebbe invece portare ad aspirazioni maggiori? Sarebbe come se il Real Madrid, dopo aver comprato Cristiano Ronaldo e Kakà a cifre record, dicesse che punta agli ottavi di Champions League...

Ma per Mereghetti l'importante è il pubblico. "La ressa, ai limiti della zuffa, che ieri pomeriggio ha accompagnato la proiezione di alcune scene di New Moon, il nuovo episodio vampiresco della saga di Twilight, o il successo di certe proiezioni solo apparentemente «marginali» (penso al film sul viaggio della testuggine o a quello sui bambini-pugili a Cuba) è la prova che questo festival ha un rapporto con gli spettatori che probabilmente nessun altro possiede, almeno in Italia". Fermo restando che parlare di "ai limiti della zuffa" suona decisamente esagerato (francamente non ho visto nulla del genere), ci si chiede quale sia il merito di un Festival nello sfruttare un fenomeno mediatico che certo non ha creato, ben sapendo peraltro che a Cannes o Venezia nessuno si sognerebbe di creare un avvenimento basandosi soltanto su una scena inedita di un film. E se il successo del Festival deve dipendere da Twilight, allora che senso avrà il prossimo anno, in cui ne dovrà fare a meno? E soprattutto, se il festival è fatto per il pubblico (cosa che sarebbe anche positiva), allora perché non fare semplicemente una sorta di Cannes/Venezia a Roma, ossia le rassegne che, una settimana dopo queste importanti manifestazioni, porta nella Capitale tanti film interessanti nei cinema di Trastevere e dintorni? Sarebbe un modo per risparmiare tantissimi soldi e offrire sostanzialmente lo stesso servizio. Fermo restando che ci vuole poco ad avere più pubblico comune interessato a Roma di quanto avvenga in città molto più piccole, quindi certi paragoni sarebbe meglio lasciarli stare.

E sul discorso della marginalità che fa Mereghetti, continuo a pensare che il Festival non riesca a lanciare eventi importanti nella sezione dei documentari, che non hanno mai proiezioni stampa a disposizione. L'anno scorso si è nascosto il premio Oscar Man on Wire (praticamente, lo abbiamo recensito in quattro gatti), quest'anno invece The Cove, che in America invece aveva già molto fatto parlare di sé.

E non sembra felice neanche il confronto con quello che c'era prima, quando si dice "la vera chiave di volta di una manifestazione che sta cercando di far dimenticare le confusioni organizzative e «ideologiche» del passato". Peccato che dei due anni della gestione Veltroni-Bettini si potranno anche dire tante cose negative (e noi all'epoca non ci eravamo risparmiati), ma bisognerebbe ricordare che il panorama di film era decisamente più importante, con anteprime mondiali come Fur che ormai ci sognamo. E anche se l'obiettivo di sconfiggere Venezia si è rivelato un fallimento completo, almeno c'erano aspirazioni importanti che davano senso all'iniziativa.

Capisco che dare sempre giù a questo Festival possa sembrare eccessivo, ma il problema è che non è una mia semplice opinione, considerando che in giro si faceva a gara a chi ne parlava peggio. A questo punto, non so più cosa temere per l'anno prossimo...

Discutiamone nel Forum Cinema  

Continua a leggere su BadTaste