Il fallimento di Grindhouse

Doveva essere un successo, considerando l’interesse suscitato nel popolo di Internet e sulle riviste specializzate. Invece, è già da ora uno dei flop dell’anno, dopo un primo weekend disastroso negli Stati Uniti. Scopriamo perché è andata così...

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Premessa. Non ho visto Grindhouse e non sono quindi in grado di dare una valutazione artistica. Ma visto che il film ha fallito al suo primo weekend negli Stati Uniti e che tutti sappiamo che i risultati di esordio di una pellicola dipendono dal marketing (e non dalla sua qualità), si può tranquillamente fare un’analisi di questo disastro.

Primo problema, il budget. Intanto, a livello ideologico e scusandomi per il francesismo, è una presa per il culo. Ma come, due registi vogliono fare un omaggio a un certo tipo di pellicole a bassissimo costo e poi arrivano a spendere un budget che probabilmente Roger Corman non ha utilizzato complessivamente per centinaia di pellicole in più di 50 anni di carriera?
Curiosamente, Tarantino e Rodriguez non sono nuovi a queste operazioni-truffa. Dal tramonto all’alba, per esempio, doveva essere un omaggio a Lucio Fulci. Peccato che fosse pieno di effetti digitali orrendi.

Ma, a parte la sincerità dell’iniziativa, il budget è arrivato a livelli assurdi. Già quello di partenza (35 milioni di dollari) era eccessivo, ma ora Harvey Weinstein ammette che ha raggiunto almeno i 55 milioni, mentre buona parte dei giornalisti parla apertamente di una cifra superiore ai 75. A questo punto, per ritornare senza problemi dell’investimento, la pellicola doveva fare 200 milioni nel mondo, una cifra non sconvolgente, ma assolutamente non semplice per questi due registi. Sapete quanto ha fatto Pulp Fiction, uno dei film più celebrati degli ultimi vent’anni? 213 milioni. E Sin City, che tanto ha fatto parlare di sé due anni fa e che ha dato vita ad un sequel? 158 milioni.

Insomma, abbiamo due registi che complessivamente hanno fatto una ventina di pellicole e soltanto una di esse (un film pressoché leggendario e acclamato da tutti) ha ottenuto un risultato che sarebbe soddisfacente per Grindhouse. Peraltro, qualcuno mi spieghi cosa è successo a Tarantino: questo regista ha realizzato i suoi primi tre film (peraltro pieni di star) per una cifra inferiore ai 25 milioni di dollari (in tutto!), ma per una pellicola come Kill Bill (in cui, a parte la scena di massa, ci sono solo combattimenti singoli e quasi tutti in interni) ne spende quasi 100?

Altro enorme problema, la durata. Complessivamente, ‘vivere’ l’esperienza Grindhouse significa essere impegnati per più di tre ore. Sembra proprio che non tutti sbavino per farlo. Anche perché si tratta comunque di un film ad episodi e l’opinione comune è che quello di Rodriguez sia nettamente inferiore a quello di Tarantino. In Europa, il problema verrà risolto dividendo i due prodotti, ma anche così non è il caso di aspettarsi miracoli. Magari, Death Proof di Tarantino otterrà buoni risultati basati sul suo nome, ma non riesco a pensare come Planet Terror (che uscirà per secondo) possa fare qualcosa di decente. Attualmente, Harvey Weinstein ha dichiarato di stare considerando l’ipotesi di far uscire le due pellicole separate anche negli Stati Uniti entro poche settimane, ma l’impressione di bieca operazione commerciale e totale confusione mentale da parte dei produttori è molto forte.

Infine, siamo proprio sicuri che ci siano tanti appassionati di questo genere cinematografico? Insomma, ogni tanto poitrà anche essere piacevole vedere una pellicola a basso costo piena di violenza e sesso (che in questo caso è stato tagliato negli Stati Uniti, chissà se lo vedremo in Europa). Ma, in generale, per chi scrive questo tipo di film sono semplicemente brutti e noiosi. D’altra parte, se hai un budget risibile, attori scarsi e tecnici presi per strada, non ti puoi certo aspettare dei capolavori. E’ per questo che l’operazione Grindhouse mi ha lasciato perplesso fin dall’inizio. O si fa una pellicola veramente indipendente e a bassissimo budget (come fa ogni tanto Steven Soderbergh) o è difficile capire il senso dell’iniziativa.

Aggiungiamoci anche l’assenza di attori che portano la gente al cinema (Kurt Russell non l’ha mai fatto e non incomincerà certo ora) ed ecco che il quadro è completo.
La speranza ora è che i due registi prendano atto del fallimento e ritornino sulla giusta strada. Non è tanto un problema di Rodriguez, capace di creare due franchise come Sin City e Spy Kids negli ultimi anni, quanto di Tarantino. Che, ormai, sembra aver perso la voglia di fare cinema…

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