Il Diario di Bridget Jones: orgoglio, pregiudizio e imperfezione

Aspettando Bridget Jones's Baby, riscopriamo Il Diario di Bridget Jones, primo film della trilogia con Renée Zellweger, tratto dal libro di Helen Fielding

Redattore su BadTaste.it e BadTv.it.


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In occasione del nuovo anno, una donna londinese riprende in mano la sua vita, tenendo un diario per documentarne il nuovo corso. Sarà una rinascita? Chi lo sa: è il viaggio, non la meta, a essere importante. Nel 2001, a fronte di un budget di produzione di soli 25 milioni di dollari, Il Diario di Bridget Jones ne incassò oltre 280 in tutto il mondo. Diretto da Sharon Maguire e tratto dal romanzo di Helen Fielding, il film vede tra gli sceneggiatori Richard Curtis, autore di script di grande successo della commedia britannica (Quattro Matrimoni e un Funerale, Notting Hill, Love Actually) e capace di spaziare dalla sceneggiatura di Mr. Bean - L’Ultima Catastrofe a quella di War Horse di Steven Spielberg. Dopo aver collaborato al sequel Che Pasticcio Bridget Jones! (fantasiosa traduzione di Bridget Jones - The Edge of Reason), Curtis non è coinvolto nei lavori del terzo film, la cui sceneggiatura è redatta a sei mani da Helen Fielding, Dan Mazer e Emma Thompson. Alla regia torna invece Sharon Maguire. Dopo quasi quindici anni dal primo capitolo e a dodici dal secondo, Bridget Jones torna al cinema con Bridget Jones's Baby, in uscita il 22 settembre. Nell'attesa, ripercorriamo insieme dettagli e curiosità del primo film della serie con Renée Zellweger, Colin Firth e Hugh Grant.

Have You Met Miss Jones?

"Have you met miss Jones?" Si chiedevano Peggy Jones e Phil Barker nel musical I’d Rather Be Right. Le loro parole sarebbero state rilanciate prima da Frank Sinatra e poi da Robbie Williams. La popstar inglese le canta durante i titoli di coda, e il ritornello calza a pennello con il quesito che il film è riuscito a centrare: chi è davvero Bridget Jones? È una donna di 32 anni che incarna un gran numero di qualità e di sfumature che vanno ben oltre il femminile e l’anagrafico. In primo luogo, Jones ricorda a tutti che non è necessario essere eccezionali per brillare. Si può essere Jones senza chiamarsi Indiana, ma per sopravvivere da soli in una giungla metropolitana occorrono egualmente una buona dose di coraggio e di indole scavezzacollo. Anche nel suo mondo, gran parte del senso comune è sempre più sbilanciato su un immaginario che vuole tutti al top, in qualsiasi ambito e in ogni situazione. Bridget non sa fare nulla ad alto livello, ma non rinuncia mai alla ricerca di un posto nel mondo. Chiaramente, non senza un gran numero di scivoloni e di lagnanze di sorta: "Perfetto! Sono la scema del villaggio globale, la scema nazionale!" si rimprovera dopo una gaffe in diretta tv, "Ho un sedere grande come un tir col rimorchio, ho una famiglia disastrata e faccio schifo in tutto!”. La sua nuova vita è fatta di step avventurosi e dagli esiti del tutto incerti nei quali Bridget, letteralmente, improvvisa. In secondo luogo, Jones si muove in un mondo nel quale le parole possono alternativamente pesare come macigni o essere alla mercé della libera interpretazione. "Non aspiro a una zitella con incontinenza verbale che fuma come un camino, beve come un pesce e si veste come sua madre" esclama Mark Darcy: sentendolo, Bridget ha uno scossone che non la spinge a fare un bilancio del passato, ma a progettare un nuovo futuro: "Decisi di riprendere in mano la mia vita. E cominciare un diario, in cui scrivere tutta la verità su Bridget Jones, nient'altro che la verità". Bridget si racconta da sola, non tanto per capire chi sia ma per ricordarsi in continuazione che può aspirare alla felicità. È questo, e solo questo, a renderla un'eroina del suo tempo: anziché assumere un'identità fittizia, si sbarazza di un'identità plasmata dalle aspettative degli altri e dai manuali di auto-aiuto. Un percorso che la porta a esternare un'innata emotività che la riconferma, ancora una volta, persona sincera: "È solo un diario" esclama alla fine, "Si sa che i diari sono pieni di stronzate!". Bridget ha successo quando si butta e quando smette di pensare a cosa ci si aspetterebbe da lei, limitandosi a fare ciò che sente essere la cosa giusta. Ovviamente, sempre all'ultimo e sempre di corsa: non è un caso che un marchio distintivo delle commedie firmate da Curtis sia proprio una grande corsa finale: "Buona fortuna ragazza pazza!" gridano a Bridget per strada mentre lei rincorre Mark sotto la neve. Correva per Londra anche Hugh Grant in Notting Hill, nel tentativo disperato di ritrovare Anna Scott prima che ripartisse per gli Usa, e corrono tutti verso l'apice di un grande climax anche i protagonisti di Love Actually. E in mezzo a un mare di convenzioni, rituali e regole non scritte sul "come stare al mondo", la vera Bridget viene fuori quando non ha più idee su come diamine comportarsi: quando cerca un nuovo lavoro, tenta di assumere ogni identità possibile nel disperato tentativo di lasciare un segno. Stremata, quando all'ennesimo colloquio dichiara "Devo lasciare il posto dove lavoro perché mi sono scopata il capo", ammette a se stessa di aver perso la testa per la persona sbagliata: è la sua schiettezza, in un mare di ipocrisia, a scrivere il vero diario di Bridget Jones.

Jane Austen, Helen Fielding, Renée Zellweger 

Helen Fielding non ha mai fatto mistero di avere avuto in mente Orgoglio e Pregiudizio nello scrivere le avventure di Bridget. Darcy, dopotutto è un cognome che ha il suo peso. Quando Bridget incontra sua madre al centro commerciale, commenta di sottofondo: “È una verità universalmente accettata che quando una parte della tua vita comincia a andare bene, quell'altra diventa un disastro totale” riarrangiando un passaggio di Orgoglio e Pregiudizio che recita “È una verità universalmente riconosciuta, che uno scapolo in possesso di un'ampia fortuna debba avere bisogno di una moglie”. Non è un caso che Il Diario di Bridget Jones abbia coinvolto molti nomi che hanno lavorato a adattamenti per il grande e piccolo schermo di vari romanzi della Austen: il co-sceneggiatore Andrew Davies è l’autore dello script di Orgoglio e Pregiudizio del 1995, prodotto dalla BBC, che vede Colin Firth tra i protagonisti;  Hugh Grant e Gemma Jones erano nel cast di Ragione e Sentimento di Ang Lee; Embeth Davidtz, che interpreta Natasha, aveva recitato in Manfield Park del 1999. Non è un caso, inoltre, che la casa editrice dove lavora Bridget si chiami Pemberley Press: in Orgoglio e Pregiugizio, Permberley è il nome della residenza del signor Darcy. E  per prepararsi al ruolo, Zellweger lavorò per due settimane in una vera casa editrice britannica, la Picador, rispondendo al telefono sotto il falso nome di Bridget Cavendish.

Un gran numero di candidate venne preso in considerazione per il ruolo principale, tra le quali Cate Blanchett, Tilda Swinton, Kristin Scott Thomas, Emma Thompson, Emily Watson, Kate Winslet e Catherine Zeta-Jones. Quando venne annunciato che la protagonista sarebbe stata l'americana Zellweger, in Gran Bretagna si levò un coro di dubbi e scetticismo. Zellweger non si scompose, e perfezionò la sua dizione adottando un perfetto accento british sotto la supervisione di Barbara Berkery, che aveva già collaborato con Gwyneth Paltrow per Shakespeare in Love. I genitori di Bridget sono invece interpretati dai britannici Jim Broadbent e Gemma Jones. Entrambi saranno coinvolti anche nel franchise di Harry Potter: lui sarà il professor Horace Lumacorno, lei Madama Poppy Chips. Shirley Henderson interpreta Jude, che non fa che telefonare a Bridget piangendo chiusa in un bagno: l'attrice è anche Mirtilla Malcontenta in Harry Potter e la Camera dei Segreti, in cui interpreta uno spettro che vive proprio in uno dei gabinetti di Hogwarts. Shazza è interpretata da Sally Phillips, che aveva superato alcuni provini per il ruolo di Bridget. Tuttavia, quando la parte fu assegnata a Renée Zellweger, i produttori la scelsero per interpretare la sua amica dalla parlantina svelta. Quando Bridget è a cena con i fidati Shazza, Jude e Tom, chiede loro un parere in merito a una leggerezza che ha commesso sul lavoro. Il pubblico è portato a credere che si riferisca alla gaffe con Daniel Cleaver su F.R. Leavis, ma una delle scene tagliate dal montaggio finale vedeva Bridget confondere i nomi di tutti gli autori dei libri da promuovere durante una riunione con i responsabili del marketing. Originariamente era di questo che Bridget appariva visibilmente preoccupata con i suoi amici. Con una dieta a base di pizza, hamburger e burro di arachidi, Zellweger mise su i chili che la separavano dal personaggio, catturando l'attenzione della stampa e causando un'impennata nelle vendite del libro prima ancora che il film fosse ultimato. Durante le riprese, l'attrice aveva 32 anni, proprio come Bridget. Il film le fece guadagnare una nomination all’Oscar, premio che andò a Halle Berry per Monster’s Ball - L’Ombra della Vita. Nello stesso anno Jim Broadbent vinse nella categoria Miglior Attore non Protagonista, ma per Iris - Un Amore Vero di Richard Eyre. Tra i vari cammei del film, quello di Salman Rushdie venne stabilito per puro caso. Helen Fielding, vecchia amica dello scrittore, lo chiamò e gli chiese scherzando “Ti andrebbe di prenderti in giro?”. Rushdie accettò. Curiosamente, sia Colin Firth che Hugh Grant sono menzionati nel libro di Helen Fielding: il primo nel capitolo del 24 ottobre, il secondo in quello del 16 agosto. La famosa scena nella quale Mark Darcy e Daniel Cleaver se le danno di santa ragione in strada fu improvvisata: Firth e Grant non sapevano di dover combattere, e la riuscita della sequenza è proprio nella goffaggine dei due nel darsi calci e pugni. Sul grande schermo si combatte spesso in maniera pulita e coreografica ma, come ricorda entusiasta Tom, questa è una "rissa vera".

Al momento, Il Diario di Bridget Jones è l’unica commedia romantica del ventunesimo secolo ad aver dato vita a una trilogia nella quale tutti e tre i film sono usciti al cinema e in cui la protagonista è interpretata dalla stessa attrice. A oggi, la serie è anche l’unica trilogia i cui episodi sono stati diretti da due registe: Sharon Maguire e Beeban Kidron.

Nel terzo film, nelle sale italiane dal 22 settembre, Renée Zellweger, 47 anni, torna nei panni di Bridget alle prese con una maternità inaspettata. Chi è il padre? I candidati sono Colin Firth e Patrick Dempsey. Sarà nuovamente rissa?

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