Il dialogo tra Loki e Mobius: tra libero arbitrio e moto d’acqua
Un'interpretazione tra filosofia e mitologia Marvel dell'intenso dialogo sul senso dell'esistenza tra Mobius e Loki visto nel nuovo episodio.
Gli Dei hanno dei problemi con la bellezza. È una forza misteriosa che scavalca lo spazio e il tempo, ma al contempo non può esistere senza di essi. È fondamentalmente inutile, non ha una funzione né uno scopo. Anzi, il più delle volte l’ideale del bello è tale proprio perché slegato da un'utilità.
Un essere divino, eterno per definizione, non può capire il senso di quel gesto. Soprattutto nell’Universo Marvel dove gli Dei sono per lo più slegati dalla religione e soprattutto dalla spiritualità. Pur avendo visto sulla terra alieni, asgardiani e superuomini, nessuno li venera come entità generatrici di vita. Più vicini a Dei pagani che a fondatori di culti, si comportano secondo canoni molto umani, ma si vantano di essere superiori alle vicende terrene.
La Time Variance Authority invece sì. Più o meno.
Leggi: Loki: come sono state realizzate le scene con Miss Minutes
Leggi: Dopo Endgame la Marvel è andata in psicanalisi e Loki ne è la prova
I suoi archivi sono infatti inaccessibili per ragioni di sicurezza, perché potenzialmente chiunque ottenga le informazioni contenute può assumere il vero controllo sull'esistenza grazie alla conoscenza.
Loki nella sede della TVA si rende conto di essere fuori dal tempo, in un presente continuo in cui diventare parte del passato e del futuro. Di tutti i futuri possibili e di tutti i passati che sono stati e che ora non sono più.
Controllare il tempo, conoscerne le diramazioni, è il requisito fondamentale per una vera eternità. Ben diversa da quella farlocca di esseri definiti immortali solo perché fino ad ora non sono morti. Se non possono conoscere il loro futuro cosa gli assicura che non accadrà anche a loro?
Eppure una cosa non si spiega: perché difendere l’esistente se già lo si conosce? Se tutto quello che è, e che sarà, è scritto su una linea predeterminata, perché compiere azioni di volontà? Un problema filosofico non da poco che è al centro del dialogo tra Mobius e Loki nella seconda puntata della serie.
La risposta è la bellezza come senso stesso dell'esistere. Il paradigma della rosa che appassisce presto, ma che trova valore proprio nella sua caducità.
Nella serie si usa la moto d’acqua per veicolare lo stesso concetto. (Se sia un'illusione di un Mobius in realtà umano catturato dalla TVA, o un vero desiderio dell'agente poco ci importa ora).
Perché ammirare quell’oggetto frutto di quella specifica epoca e mai più replicato? Perché sì.
Mobius lo dice a Loki nei termini: “Perché sono fantastiche!”. Una risposta sufficiente per chi è libero dal proprio flusso temporale. Mobius non ha infatti una linea predeterminata. O forse è proprio questa sua motivazione ad agire che lo ha liberato: scegliere di vivere senza una ragione, ma solo per il gusto di farlo, è l'atto di volontà individuale più forte. È l'unica decisione che non può essere imposta da un destino.
Loki invece vuole il libero arbitrio, ma insiste nel dire di avere uno scopo: ovvero essere nato per regnare (e quindi destinato a farlo). Mobius invece può scegliere la sua ragione di vita, e quindi è libero.
Il semidio è però combattuto: ha bisogno di non credere. Non vuole ammettere che i Custodi del Tempo abbiano creato tutto e tutti. Ma non vuole nemmeno concedere spazio all’ipotesi che le cose esistano senza una ragione precisa.
Entra nel paradosso: il Dio del Caos ha bisogno di ordine per potere esistere. “L’esistenza è caos” dice Mobius “niente ha senso, così cerchiamo di trovarle un senso”. E allora perché Loki non riesce ad accettarlo?
Perché, come gli suggerisce l’interlocutore, per trovare un senso occorre prima accettare che il momento e lo spazio preciso in cui siamo ora siano una parte della risposta. I gloriosi propositi di Mobius non sono come quelli di Loki. L’asgardiano vuole “regnare”. Ma si scontra con il tempo e lo spazio. Regnare cosa e per quanto? Prima o poi il dominio finirà e allora cosa gli resterà? L’agente invece accetta di trovare la sua motivazione… nel semplice fatto di esistere. Vivere accettando quello che la vita ha dato, gestendo quello che si ha a disposizione.
“Sono spacciati” dice Ultron a Visione. “Sì, ma una cosa non è bella perché dura nel tempo” risponde l’androide in Age of Ultron. È questo principio che spinge gli Avengers ad opporsi al destino ineluttabile portato da Thanos, ed è lo stesso espresso nel secondo episodio di Loki.
Perché difendere una terra destinata all’estinzione? Si chiede il titano pazzo. La risposta non la possono capire gli Dei, ma gli esseri umani che sperimentano la morte sì. Thanos la coglie infatti nel momento di massima fragilità, quando ha compiuto la sua missione e ammette di fronte alla piccola figlia Gamora che quel gesto gli è costato tutto. Il prezzo che ha pagato non è la sua stessa vita, ma il senso del suo esistere. Thanos crede di avere finito il suo scopo nel mondo, e non ha più alcuna possibilità di ritrovare anche il più basilare affetto delle figlie.
Solo e inutile. Privato di tutto si mette a contemplare il campo che lui stesso coltiva. Colui che ha decimato l’universo, ora ridà la vita a partire dalla terra e dal nutrimento.
Non c’è una ragione. È il bello dell’esistenza.
I primi due episodi di Loki sono disponibili su Disney+.