Il declino di Joel Silver: da Matrix agli affari con il principe saudita Mohammed bin Salman

Ascesa e declino di Joel Silver, il produttore di Matrix e Arma Letale, dagli anni del successo alla crisi degli ultimi anni.

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Quella di Joel Silver è una storia degna di un thriller politico mischiato a un dramma esistenziale. Il produttore di Matrix e di Arma Letale si è infilato infatti in mezzo a una fitta rete di contatti e relazioni con molte ombre. Pieno di debiti è andato a cercare sostegni finanziari da ogni lato dell’industria, arrivando addirittura alla corte del principe saudita Mohammed bin Salman.

Una storia complessa e intricata, portata alla luce dall’hollywood Reporter il quale ha dedicato una lunga ricostruzione alla vicenda. Nonostante le parti in causa abbiano spesso negato o dato versioni leggermente diverse dei fatti, l'inchiesta fotografa un'immagine poco chiara degli affari e dei movimenti di denaro di cui sono protagonisti tre grandi di Hollywood: Joel Silver, Ron Meyer e Ari Emanuel.

Joel Silver ha vissuto la sua epoca d’oro tra gli anni ’80 e la fine dei ’90. Le sue produzioni sotto lo studio cinematografico Silver Pictures, riuscirono a garantirgli un ventennio di successi. Non solo Matrix e la saga di Arma Letale, Silver investì in film come Predator, L’ultimo boy scout, Richie Rich - Il più ricco del mondo, Gothika, V per Vendetta e molti altri. 

Nel 2012 le cose però non andavano più così bene alla Silver Pictures che sin dal primo Arma letale si giovava di un accordo di co-produzione con la Warner Bros. Una partnership essenziale per avere le strutture e la potenza per andare alla ricerca di successi. Dopo 25 anni l’accordo venne rescisso, facendo precipitare Joel Silver in una grande crisi di liquidità. Per reperire i fondi da destinare alle sue successive attività, e per sostenere il suo costoso stile di vita, Silver prese dallo studio 30 milioni di dollari. La cifra andava a compensare la sua cessione sui futuri guadagni dei film. Questi ultimi rappresentavano una quantità di denaro che avrebbe garantito la tranquillità economica per gli anni a venire. Ma a Silver serviva subito il denaro e una nuova casa per i suoi studi.

Entra a questo punto della vicenda un nuovo personaggio: Ron Meyer, l’ex presidente degli Universal Studios. Meyer si è ritirato nel 2020 per via del suo coinvolgimento in uno scandalo sessuale: l’attrice Charlotte Kirk l’ha accusato di avere approfittato della sua posizione di potere per spingerla ad andare a letto con lui.

Ron Meyer all’epoca riuscì a offrire a Joel Silver un accordo “salvavita”. La Universal avrebbe dovuto distribuire un paio di film da lui prodotti all’anno per cinque anni. Ma l’alleanza si concretizzò in un unico film: Non-Stop. Meyer, che nel 2012 aveva già iniziato gli scambi di favori con l’attrice Charlotte Kirk, le garantì una parte nel film (poi tagliata dal montaggio finale).

Non-Stop andò bene al box office, ma la distribuzione dei proventi fu insolita. La fonte di Hollywood Reporter ha spiegato che la Universal diede un anticipo di 4 milioni di dollari a Silver. Denaro concesso a patto di una rinuncia sui profitti una volta arrivato in sala il film. Una mossa decisamente irrituale, dal momento che, solitamente, si aspetta di vedere la prima settimana di circuitazione del film per capire le eventuali performance. Solo successivamente si inizia a spartire il denaro.

Ron Meyer ha negato di avere dato l’autorizzazione al saldo dell’anticipo per Silver. Pochi mesi dopo però Silver pagò 1.7 milioni di debiti, contratti in un Casinò di Las Vegas... proprio nei confronti di Ron Meyer.

Il denaro dato da Silver a Meyer, secondo i portavoce di quest’ultimo, non è legato all'anticipo del film.

Fatto sta che Joel Silver si trovava ancora alla ricerca di un finanziatore, finito l'accordo con Meyer e la Universal. Tramite consulenze e consigli di amici riesce quindi ad entrare in contato con Daryl Katz: miliardario canadese fondatore di una compagnia privata operante nel settore della medicina, sport e intrattenimento.

Katz si mise in affari con Silver, imponendogli di risanare la situazione economica personale nel 2015. L’accordo tra i due prevedeva il pagamento di 7 milioni all’anno al produttore e una parte dei profitti dai film in produzione. Dopo tre anni Katz tagliò il salario di Silver a 1 milione: le performance non erano all’altezza delle aspettative, a causa anche dei crescenti debiti che il produttore continuava a contrarre.

Iniziò così una diatriba legale che coinvolse sia Meyer che Ari Emanuel, capo di Endeavor, un’importante agenzia media. Emanuel è un fedelissimo di Silver sin da quando, nel 1995, iniziò il cammino della sua agenzia insieme. Il produttore era un suo affezionato cliente. L’uomo è stato accusato da Katz di avere interferito con gli affari. Katz estese la sua denuncia anche a Emanuel tirandolo dentro nella causa tra i due. Ma perché Emanuel si è fatto coinvolgere in questa vicenda? Per amicizia, sostiene un suo rappresentante.

Le parti ottennero un accordo grazie all’intervento di Anthony Pellicano, un ex detenuto e ispettore privato, noto a Hollywood come “il risolutore”. Il nome viene dal fatto che, quando ci sono scontri ad altissimi livelli, l'uomo viene consultato per sistemare le questioni e fare da paciere. Pellicano venne chiamato da Meyer per rappresentare Joel Silver e riuscì a chiudere l'affare permettendo al suo cliente di uscire dall’accordo con Katz e lasciando a quest’ultimo tutti i diritti sui progetti già concretizzati e quelli in produzione.

Ma non è tutto, per una storia in continua espansione e che, mentre si evolve, incrocia tanti altri interessi.

A questo punto infatti Silver, è ancora senza accordo e in difficoltà economiche. Per la terza volta deve rimettersi a cercare finanziatori. Sappiamo che finirà faccia a faccia con il principe saudita Mohammed bin Salman, oggi al centro della politica internazionale per avere autorizzato l’uccisione del giornalista dissidente Jamal Khashoggi. Ma come è arrivato Silver instaurare un legame con bin Salman?

Intenzionato ad entrare in conflitto con Daryl Katz, il produttore si era messo a cercare un finanziatore già nel 2018, presumibilmente con l’aiuto di Ari Emanuel. Silver era in partnership con l’ex attrice Alexa Jago, fondatrice di una compagnia chiamata Genesis Media Capital. Come presidente della società Alexa Jago venne invitata ad un incontro con investitori sauditi nel 2019. Portò con sé Silver a incontrare il principe. Bin Salman espresse il suo interesse a sostenere un fondo con una donna a capo e le promise un miliardo di dollari. Silver non poteva però accedere a quel denaro, essendo ancora legato al contratto con Katz. 

Alexa Jago ha descritto la presenza di Silver all’incontro come puramente casuale, dal momento che non voleva andare da sola all’incontro e il produttore era in quel momento a Londra, disponibile ad accompagnarla.

Eppure è difficile immaginare una sua estraneità dal momento che i materiali promozionali Genesis Media Capital includono Silver come partner nel fondo.

Dopo avere trovato un accordo con Katz le cose sono cambiate. Nonostante bin Salman nell’occhio del ciclone della politica internazionale, Anthony Pellicano sostiene che Silver ancora spera nel suo sostegno economico per guidare la sua prossima mossa.

Cosa ne pensate di questa intricata vicenda riguardante le super potenze di Hollywood? Fatecelo sapere nei commenti

Fonte: HollywoodReporter

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