Il cinema italiano (e non solo) torna a girare nei teatri di posa: la nostra visita agli studi Videa

Siamo stati negli studi Videa, da decenni riservati quasi solo a produzioni per la tv e da poco pronti ad ospitare di nuovo il cinema. Qualcosa è cambiato

Critico e giornalista cinematografico


Condividi

Si trova nel punto di Roma più lontano da Cinecittà e ne costituisce il suo opposto logico. Se gli studi di produzione più famosi d’Italia sono al vertice sud di Roma, gli studi Videa stanno all’estremo Nord, all’interno di un parco bellissimo. Il cinema italiano di una volta li conosce bene, da quando si chiamavano Vides ed erano il luogo in cui Franco Cristaldi ha prodotto gran parte dei suoi titoli (Divorzio all'italiana, Amarcord, Nuovo cinema Paradiso, E la nave va, Arrivano i Titani, Per amore... per magia, Il caso Mattei, I soliti Ignoti, Fantasmi a Roma...).

Per rendere l’idea: rispetto a Cinecittà parliamo di una struttura un po’ più piccola (6 teatri di posa, 15.000mq e 60 ettari di bosco con fiume) ma privata. Adesso, dopo decenni di lavoro più che altro sulla televisione, gli studi Videa si aprono di nuovo al cinema. Dall’inizio degli anni ‘90 infatti sono stati teatro di produzione di fiction (più che altro RAI) e trasmissioni televisive (si fa qui Piazza Pulita) ma qualcosa è cambiato.

Già nell’intervista a Luciano Sovena della Roma Lazio Film Commission era emerso come l’introduzione del tax credit abbia reso conveniente girare in Italia, il ritorno del cinema ai Videa Studios sembra un’altra di queste conseguenze. L'abbiamo chiesto al consigliere delegato Angela Canevari:

Certo, il tax credit ci aiuta ma non è la sola ragione che ci ha spinto a tornare a fare cinema, c’è anche il cambio del dollaro favorevole che è in grado di attirare anche produzioni internazionali e in più noi, che abbiamo anche una casa di distribuzione e quindi siamo già in contatto con produttori stranieri, siamo in grado di offrire opportunità industriali maggiori. Tutto questo insieme crea un clima favorevole e molte opportunità.

Che tipo di opportunità? Cosa offrite più della concorrenza?

Per la natura della nostra società noi non solo offriamo il servizio, cioè mettiamo a disposizione gli studi, ma possiamo anche entrare in co-produzione e poi distribuire. Vogliamo dare un seguito alla filiera per renderla davvero industriale è qualcosa che offriamo e che ci rende indubbiamente competitivi. Noi siamo attivi tutto l’anno a prescindere dal cinema, il che vuol dire che abbiamo nostre maestranze sempre al lavoro, dunque facilmente possiamo spostare risorse sui film senza che le produzioni debbano portare le loro. Falegnami, costumisti, costruttori, scenotecnica, camerini, mensa ecc. ecc. Noi qui già facciamo tutto.

Gli studi Videa sono molto più sobri di Cinecittà, non traboccano di materiale scenico, all’ingresso si è accolti da un piccola statua di leone, residuo di un vecchio film di cappa e spada di cui nessuno ricorda più il titolo e anche nei teatri di posa si preferisce la funzionalità al ricordo. Unici elementi particolari sono una piazza da paese italiano, nei cui angoli sono state girate moltissime fiction e un pezzo del finto muro del Lungotevere, costruito per Spectre, quello contro cui si schianta una delle macchine durante l’inseguimento.

[caption id="attachment_137370" align="aligncenter" width="600"]Il finto muro del lungotevere costruito per Spectre Il finto muro del lungotevere costruito per Spectre[/caption]

Nei giorni in cui abbiamo visitato gli studi erano attivi i preparativi per il set del nuovo film di Carlo Verdone, L’abbiamo fatta grossa, che si girerà in gran parte qui, è il terzo film italiano dopo una parte di Un Natale Stupefacente e Ma tu di che segno 6? l’anno scorso.

Gli stranieri invece?

Contiamo di andare a presentarci a loro al festival di Toronto, a Settembre, siamo sempre stati un po’ ritrosi e nascosti, adesso vogliamo essere più visibili.

Ma qualche contatto già ce l’avete?

Si siamo in fase avanzata di trattativa con qualche produzione importante europea come Dalida, dei francesi Pathè, un film che girerà il mondo, e poi forse qui girerà la parte italiana del suo nuovo film Marjane Satrapi.

E il cinema italiano? Storicamente si è sempre detto che non si gira in studi di produzione perchè costa troppo, e solitamente quando lo si dice si fa riferimento a Cinecittà, voi costate meno?

È diverso, noi offriamo un progetto diverso. Questo posto è vivo per noi e aperto a terzi, terzi che trattiamo come noi stessi. Noi non forniamo e basta, siamo attivi e accettiamo anche di lavorare per altri. Cioè oggi non ci sono clienti esterni ma si lavora lo stesso. Il fatto che siamo privati poi ci dà un’attenzione maggiore degli altri al cliente, clienti che in molti casi incontriamo e con cui trattiamo anche in qualità di distributori, persone che conosciamo che alle volte ci vendono film e a cui alle volte noi vendiamo spazi e servizi per le riprese.

In effetti è evidente e fuor da promozione come l’impressione, girando per gli studi e le strutture, è che tutto sia nuovo o rimesso a nuovo, tutto appena pitturato o comprato addirittura. Alla domanda se si trattasse di materiali, tecnologie, fari o macchinari nuovi c’è stato risposto: “No, soltanto tenuti bene”. Anche le mura sono tutte ridipinte da poco “Bisogna farlo molto spesso, le produzioni non è che tengano benissimo gli spazi che gli affittiamo, quando se ne vanno troviamo un disastro” e non gli si può dare torto, gli spazi che non sono stati ancora risistemati dopo il passaggio delle produzioni sono un delirio.

Vi buttate in questo mercato adesso ma c’è domanda?

Sì, quest’anno abbiamo avuto i teatri sempre pieni e abbiamo girato sia per la televisione che per il cinema. La capacità dei nostri studi (i 6 teatri e il backlot) è ampia a sufficienza, anche perchè i teatri non è che devono per forza essere usati da un cliente solo. Quest’anno abbiamo fatto La prof. 6, Casa dolce casa, per il cinema abbiamo fatto i due film di natale, adesso c’è Verdone, poi all’inizio di Settembre ci sarà Stefano Reali con una fiction per Mediaset con Sabrina Ferilli…. E poi non devo dimenticare Piazza Pulita che è con noi da tantissimo tempo.

Nella parte naturalistica ci avete girato qualcosa?

Si abbiamo avuto l’anno scorso un film dell’orrore olandese, circa 40 ettari di bosco con il fiume, volendo si può girare di tutto, anche un western, in fondo al teatro 5 ci sono ancora due baracchette costruite per un western all’italiana.

Eppure dall’89, anno in cui c’è stato il passaggio di proprietà da Cristaldi a Sandro Parenzo avete lavorato solo per la televisione?

Non solo ma prevalentemente, producevamo i film nostri come Va dove ti porta il cuore e poi ci siamo buttati nelle soap e fiction più che altro RAI.

Sarebbe corretto dire che gli studi della De Paolis sono un altro vostro concorrente?

Sì.

Io non li ho mai visti ma rispetto a quelli…

Nemmeno io ci sono mai stata-

Ok, chiaro. Cinecittà invece è una specie di museo a cielo aperto, voi progettate di fare lo stesso?

Sì, abbiamo alcuni cimeli dal modellino di E la nave va di Fellini ai costumi di Fantasmi a Roma di Pietrangeli. Ma dobbiamo ancora sistemarli per poterli valorizzare a dovere

[gallery columns="4" size="medium" ids="137352,137353,137354,137356,137358,137360,137361,137362,137364,137365,137366,137367,137368,137369"]

Continua a leggere su BadTaste