Il braccio violento della legge: per William Friedkin è un miracolo che non sia morto nessuno
William Friedkin e Gene Hackman ricordano l'esperienza sul set di Il braccio violento della legge e la lunga sequenza di inseguimento.
Vi invitiamo ad ammirarla nella sua interezza qui sotto.
La sequenza rivoluzionaria per molti aspetti: soprattutto per i molteplici punti di vista che erano riusciti a ottenere e il dinamismo degli stessi. Nel 1971 si usavano ancora per la maggior parte dei film le retroproiezioni, Il braccio violento della legge invece portava direttamente in strada l’azione. Tre cineprese permettevano angoli multipli su cofano, paraurti e cruscotto, mentre per gli interni l’operatore usava la camera a mano. Per le inquadrature più pericolose fu Friedkin stesso a salire a bordo del veicolo. Gli stunt da eseguire erano talmente pericolosi che tutti i cameraman si ritirarono, lasciando solo il regista a rischiare la pelle. Era l’unico che non aveva figli.
"Fare film è sempre stato rischioso, sia fisicamente che emotivamente, ma considero quel film come il momento decisivo in una carriera altalenante tra successi e insuccessi” ha ricordato pi Hackman aggiungendo di essere molto grato per quanto il film l’abbia aiutato in tutto ciò che ne è seguito.
Nessuno però avrebbe scommesso nulla su Il braccio violento della legge. Nemmeno il regista! Pare infatti che, finite le riprese, andò dal produttore per comunicargli il risultato. Le parole che usò furono “penso che ce la siamo cavata, ma non prepararti il discorso per l’Oscar”. Il film ne ottenne poi 5 di Academy Award e tre Golden Globes, grazie anche a quell’incredibile sequenza.
Friedkin non ha più rivisto Il braccio violento della legge, ma al pensiero dei rischi corsi sul set si rende conto della follia che è stato girarlo. “Ero come il capitano Achab che inseguiva la balena. Avevo un’incredibile fiducia, una sorta di sicurezza da sonnambulo. Per quanto il film abbia avuto successo, non lo farei ora. Avevo messo in pericolo la vita delle persone”.
Per girare nelle strade senza permesso Friedkin si era affidato a Randy Jurgensen, un detective di New York che lavorò successivamente anche come consulente per il regista. Ogniqualvolta qualcuno si avvicinava a fare domande o a controllare i permessi egli estraeva il distintivo e allontanava i curiosi tra le proteste. Per fare riprese del genere servivano i migliori, o i più coraggiosi. L’operatore di camera era Enrique Bravo, la cui caratteristica era proprio il sangue freddo. Era abituato al rischio dato che aveva viaggiato con Fidel castro filmando la rivoluzione cubana. Nessuna camera car (le vetture costruite per ospitare le cineprese) venne adoperata nel film. Non avevano sufficiente budget. I dispositivi erano agganciati come possibile alla Pontiac in maniera piuttosto artigianale.
Il braccio violento della legge resta 50 anni dopo ancora un film leggendario. Non solo per la sua assoluta qualità, le interpretazioni magistrali e le innovazioni, ma anche per questi aneddoti che raccontano un cinema di strada, da guerriglia, che ci appare così distante e così moderno.
Fonte: New York Post