Il 2018 è stato l'anno degli horror?

Con 12 film horror usciti al cinema in Italia e una delle serie tv più interessanti dell'anno, il 2018 è stato l'anno del cinema di paura

Critico e giornalista cinematografico


Condividi

Dopo l’esplosione degli horror avvenuta negli ultimi 10 anni, sia d’incassi che di qualità, era evidente che la produzione sarebbe aumentata e che tutti, non solo la Blumhouse, si sarebbero buttati in un’arena sempre più complessa che consente di ottenere ottimi incassi anche sperimentando, anche osando e non per forza con sequel e remake.
L’horror, ad oggi, sembra l’unico genere che il pubblico accetta di buon grado (se non di ottimo grado) anche quando non ha un brand altisonante, quindi che non richiede una promozione di un anno ma solo di un’ottima premessa, immagini che convincano della bontà della paura e di uno svolgimento duro e puro. Anche un film al cento per cento d’autore e indipendente, materia pura da festival con Casey Affleck sotto un lenzuolo e Rooney Mara che vomita in pianosequenza, come La Storia Di Un Fantasma (uscito da noi quest’anno direttamente in DVD) ha usato una cornice horror per una storia che in realtà mira a tutt’altro!

Nel 2018 abbiamo visto la prima, vera, grande serie tv dell’orrore di qualità, Hill House, figlia di questi anni perché diretta da Mike Flanagan (ex montatore emerso proprio grazie ad alcuni horror Blumhouse) e perché immaginata e pensata sulla falsariga del suo film migliore, Oculus, di cui riprende il montaggio tra presente e passato e l’idea di avere una minaccia sovrannaturale che decima una famiglia, con alcuni i sopravvissuti che la vogliono affrontare e sconfiggere.

In questo anno sublime abbiamo visto almeno 12 film dell’orrore usciti in sala in Italia (conto in cui ci siamo tenuti stretti, considerando davvero solo quelli d’orrore puro), una media di uno al mese. Ben sei sono ambientati in una casa o una magione, con o senza presenze, mentre in molti altri l’abitazione è determinante nello svolgimento della trama. E tra le solite delusioni si sono fatti strada anche una quantità di film di livello medio come raramente vediamo e alcune punte eccellenti

È stato innanzitutto l’anno sia di Hereditary che di La Casa Delle Bambole, film opposti per sottogeneri ma entrambi di stupefacente riuscita. Il primo è uno degli horror più sofisticati degli ultimi anni, che spalma l’inquietudine in tutte le componenti di messa in scena, crea un mood terribile prima ancora di distendere la trama e quando deve affondare il coltello (nel finale) dimostra anche una gran destrezza. Il secondo invece è per certi versi più convenzionale, un home invasion con echi di torture porn, in cui però ben poco si vede di efferato, mentre sono le conseguenze della violenza, il suo essere prolungata e l’idea di un propagarsi continuo ad inquietare.

È stato l’anno di The Nun, secondo spin off di L’Evocazione (dopo i due Annabelle), che è diventato uno dei 20 migliori incassi del 2018 e primo horror della classifica con 5 milioni e rotti. Un caso vero e proprio nel quale ha influito non poco il tema di fondo e il titolo (non casualmente anche in Spagna e altri paesi cattolici ha incassato, come da noi, sopra la media mondiale). Di certo non è uno dei capolavori dell’anno ma testimonia la potenza produttiva e di botteghino del genere.

Accanto al teen-horror Obbligo o Verità si sono poi fatti strada altri film meno canonici come Ghost Stories (adattamento di un noto spettacolo) che ha decisamente mancato di impressionare ma da tempo cercava spazio e fondi per un adattamento cinematografico e una stranezza come A Quiet Place. Il film di Krasinski è un horror leggero e molto tarato sulla suspense (ma la presenza incombente di mostri, rischio di morte e tensione lo qualificano) di cui si è discusso parecchio, che dimostra come il cinema mainstream con buoni nomi (lo stesso Krasinski ed Emily Blunt) non disdegni la contaminazione con l’horror. Del resto fuori dalle sale Netflix ha proposto anch’essa un film mainstream contaminato di orrore come Cloverfield Paradox.

Addirittura è uscito un horror italiano con un nome noto, cioè Alessandro Roja, a tema zombie, The end? L’inferno fuori, completamente fuori tempo massimo, per nulla compatto né capace di rispondere alle aspettative che la sua trama promette. Un uomo chiuso in un ascensore mentre fuori c’è un’apocalisse zombie dovrebbe tradursi in un film senza un attimo di respiro, quando in realtà quel che vediamo è il contrario. Ma anche Slender Man è stata una cocente delusione e The Lodgers (altra casa posseduta) ha diviso.
Ovviamente ci sono stati due sequel cioè Insidious: L’ultima chiave  e Strangers: Prey at Night che riprende molti degli elementi di forza dell’home invasion con Liv Tyler The Strangers, uscito esattamente dieci anni fa. Entrambi molto buoni per essere nati come sono nati.

E infine è successa una cosa molto strana, un’attrice di altissimo profilo, un premio Oscar con passato teatrale e filmografia illustrissima come Helen Mirren ha preso parte ad un horror né di fascia alta né dai clamorosi contenuti, La Vedova Winchester. È un caso molto particolare, il film è tutto centrato su una casa (ovviamente) cosa nasconda, cosa si celi al suo interno e quali maledizioni la famiglia che l’ha abitata e continua ad abitarla ha attirato su di essa.


È un buon film La Vedova Winchester ma quel che segna è un momento in cui l’horror non solo attrae nomi altisonanti (non è la prima volta che accade nella storia del cinema) ma è capace di farlo con film non ad alto budget. Perché se c’è una cosa che è sempre più chiara è la consapevolezza che si è fatta strada in questi anni che il cinema di paura debba esistere in una bolla a budget contenuto, che le ristrettezze, i nomi nuovi, la freschezza e l’audacia sono le carte con le quali si deve presentare.

Non è chiaro quanto durerà ancora questa goduria ma finchè ce n’è….

Continua a leggere su BadTaste