I vincitori al Festival di Venezia, il commento
Scelte pessime quelle compiute dalla giuria del Festival di Venezia, che consegna il Leone d'Oro a Somewhere di Sofia Coppola, dimentica totalmente di Takashi Miike e consegna solo un premio tecnico a Silent Souls...
Rubrica a cura di ColinMckenzie
Come spesso succede, dover mediare tra diversi giudizi e sensibilità provoca verdetti discutibili e a tratti sconfortanti. Come quello che è emerso da questo Festival di Venezia.Partiamo dall'unica nota veramente positiva, ossia i riconoscimenti ad Alex de la Iglesia per la sceneggiatura e per la regia. Ritengo che siano troppi per un film riuscito solo in parte come Balada Triste de Trompeta, ma rispetto agli altri verdetti sono comunque la cosa migliore.
Si parlerà molto della completa assenza di riconoscimenti ai titoli italiani, ma non sarò certo io a lamentarmente. Decisamente più grave che Takashi Miike, il Regista del Festival, che ha portato al Lido non uno ma due grandi film, torni a casa a mani vuote, quando per il mediocre Monty Hellman di Road to Nowhere si tira fuori un Leone Speciale poco utilizzato. E se ho qualche perplessità per i due premi a Balada Triste de Trompeta, non ho dubbi sull'errore per quanto riguarda due premi per Essential Killing. Il riconoscimento speciale della giuria poteva essere sufficiente, mentre la Coppa Volpi al desaparecido Vincent Gallo lascia confusi, anche perché per consegnarla è stata modificata la regola che vietava l'assegnazione di un premio per gli attori a un film che vinceva leone d'oro, d'argento o premio della giuria (modifica che varrà anche l'anno prossimo, e stavolta dall'inizio del concorso). L'attore è apprezzabile in questo film, ma sostanzialmente la sua interpretazione consiste nel correre per 90 minuti. Si è visto decisamente di meglio.Stesso si può dire dell'interprete di Attenberg, forse più meritevole del premio Mastroianni per la miglior giovane, piuttosto che del riconoscimento assoluto. A questo riguardo, Mila Kunis (miglior giovane) sembra il disperato tentativo di dare qualcosa a Black Swan ed evitare minacce di ritorsioni da parte degli americani, visto che la sua prova non è certo memorabile.
Ovviamente, il Leone d'Oro alla Coppola fa ridere i polli, a parte quei 3-4 critici che si erano lasciati conquistare da questa storiellina ultrabuonista. Si parla di scelta all'unanimità (sarà vero? Mah...), magari utile per togliere un po' di pressione all'ex fidanzato della Coppola Quentin Tarantino.
E tra le cose che faranno giustamente discutere e incazzare ecco arrivare il miserrimo premio a Silent Souls, il titolo più applaudito dai critici (tradizionali e online), che si deve accontentare di un riconoscimento tecnico alla direzione della fotografia che è quasi un insulto. Insomma, un concorso che già non mi aveva convinto molto. E che ora crolla con queste decisioni.
Interessante, inoltre, il fatto che la miglior opera prima sia andata al turco Seren Yuce per Cogunluk, soprattutto visto che il presidente della giuria del Premio De Laurentiis era il turco Fatih Akin.
Infine, una nota sulla conferenza finale dei premiati. Inutile dire che e' stato il solito show di Quentin Tarantino, che ha iniziato alla 'grande', facendo il gesto di masturbarsi a chi l'ha accolto con dei fischi per il verdetto. Fin qui potremmo descriverlo come ironico, magari un po' come il gesto del dito medio fatto a Cannes dopo aver vinto con Pulp Fiction la Palma d'oro. Peccato che Tarantino poi abbia contestato anche un giornalista cileno, che gli contestava i 4 premi dati a film/attori americani (assolutamente vero), sostenendo che non fosse così e che non se lo ricordava. Mettiamoci un po' di risate sguaiate e di confusione generale e diciamo che non era in gran forma (parere eufemistico rispetto ai commenti che si sentivano in sala)...
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