I titoli peggiori del mondo?

Sono quelli di alcuni film italiani usciti negli ultimi anni. Nonostante si trattasse di progetti con buone potenzialità commerciali, i loro nomi non erano assolutamente all’altezza. Ecco un elenco di alcuni dei peggiori errori in questa categoria…

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Un sistema interessante per studiare la situazione del cinema italiano è analizzare i titoli dei film che vengono prodotti nel nostro Paese. In teoria, dovrebbero essere un modo per stimolare il pubblico a essere incuriosito ed andare al cinema, ma talvolta risultano un pasticcio incomprensibile, a causa di registi e/o di responsabili marketing un po’ troppo visionari. Incredibilmente, non è raro che i film italiani più attesi siano quelli con i nomi peggiori.

I titoli italiani ‘folli’ si possono dividere in tre categorie. Ci sono i nomi ‘poetici’, quelli che vogliono dare un’idea di profondità, ma che quasi sempre confondono lo spettatore e non fanno assolutamente capire di cosa parli il film. Possibile che registi come Marco Tullio Giordana, Ermanno Olmi, Daniele Vicari, che venivano da film di discreto successo, non abbiano trovato qualcosa di meglio di, rispettivamente, Quando sei nato non puoi più nasconderti, Cantando dietro i paraventi e L’orizzonte degli eventi? Sfido chiunque a capire di cosa possano parlare queste pellicole senza aver visto un trailer.
Comunque sia, la Palma d’oro in questa categoria va sicuramente a Opopomoz, ultima fatica di Enzo D’Alò, che dai tempi de La gabbianella e il gatto di strada ne ha fatta tanta (purtroppo per lui, a ritroso).

C’è poi la categoria degli acronimi. Cosa si intenderà per B.B. e il cormorano? Brigitte Bardot? In realtà, da un altro titolo italiano, si deduce che B.B. è Bugs Bunny (e non ce lo potevano dire subito? Non avevano i diritti per farlo?). Invece, cosà sarà M.d.C. ? Ovvio (si fa per dire), Maschera di cera, come recita anche il sottotitolo (ma non era più chiaro così?) del film di Sergio Stivaletti, che avrebbe dovuto essere diretto da Lucio Fulci prima della sua morte.

Ma la categoria senza dubbio più interessante è quella in cui i segni di punteggiatura (magari poco diffusi, quelli che non vengono neanche accettati per le password di Windows) la fanno da padrone, rendendo tutto molto simile ad una funzione matematica. Qualcuno può spiegarmi il senso di un titolo come N (Io e Napoleone) di Paolo Virzì? Semplicemente ‘N’ non bastava e non faceva capire il soggetto della pellicola? E allora perché non limitarsi a Io e Napoleone, senza parentesi?
Ma il re di questi titoli (e quello che si guadagna il premio di peggiore del recente panorama italiano) è sicuramente quello del secondo film di Marco Ponti, che arrivava dopo il grande successo di Santa Maradona (quello sì un nome grandioso). A/R andata+ritorno sembra scelto più da un ragioniere e ci si chiede come dovrebbe essere pronunciato da uno spettatore. “Sono andato a vedere A-barra-R, poi andata con il segno di addizione e poi ritorno. Ma forse mi dimentico qualcosa…”

Tutti i film citati hanno una particolarità: sono andati male al botteghino. Per carità, non è certo soltanto una questione di titoli, ma vediamo invece qualche esempio positivo. Quanto ha aiutato Boldi & De Sica (ormai da solo) il fatto di aver creato un brand con “Natale a…” (sostituite i puntini con i vari Miami, India, Nilo, New York), dopo il successo di Vacanze di Natale? E quali sono i titoli dell’unico regista che lavora a Hollywood, Gabriele Muccino? Ecco fatto, Come te nessuno mai, L’ultimo bacio e Ricordati di me. Praticamente perfetti. Sarà un caso?

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