I Segreti del Quai d'Orsay sul grande schermo

Abbiamo visto per voi la proiezione del film Quai d'Orsay al Biografilm Festival, tratto da una graphic novel francese...

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Presentato in anteprima l'estate scorsa al Festival del Film Francofono d'Angoulème e distribuito ufficialmente nelle sale d'oltralpe a novembre, Quay d'Orsay è una pellicola francese che adatta per il grande schermo il fumetto omonimo, pubblicato anche in Italia da Coconino Press col titolo I Segreti del Quay d'Orsay - Cronache Diplomatiche. Il film è stato proiettato in questi giorni al Biografilm Festival, rassegna bolognese dedicata alla rappresentazione cinematografica della vita delle persone e che per questo si dedica soprattutto a documentari o a film biografici. Il motivo per cui Quai d'Orsay è stato incluso nella programmazione del festival è da ricercare nella figura di Abel Lanzac, sceneggiatore del fumetto e anche del film, che ha scritto la trama basandosi su esperienze realmente vissute; Abel Lanzac è infatti uno pseudonimo dietro il quale si cela il diplomatico francese Antonin Baudry specializzato nel settore culturale, che ha rivelato la sua identità pubblicamente dopo l'enorme successo ottenuto dal secondo volume della graphic novel. Baudry è intervenuto in videoconferenza al Biografilm Festival subito prima della proiezione, raccontando al pubblico il processo creativo che ha portato il politico a tradurre su carta la sua vicenda e la successiva trasposizione cinematografica.

Il protagonista è il giovane Vlaminck, promettente funzionario che viene assunto dal ministro degli esteri per scrivergli discorsi ficcanti che possa sfoggiare in ogni sua uscita pubblica. Il ministro Taillard De Vorms è però un soggetto problematico con cui lavorare: politico ignorante, trombone presuntuoso e permaloso, nonostante il suo carattere è circondato da persone che lo assecondano e accontentano ogni sua richiesta, cercando contemporaneamente di arginare i danni e di trasmettere un'immagine positiva al pubblico.
Vlaminck è l'ultimo arrivato nella cerchia di assistenti di De Vorms e scopre gradualmente le difficoltà che deve affrontare quotidianamente ricoprendo questa posizione e i trucchi che gli permetteranno di sopravvivere; in particolare il politico si riempie la bocca con citazioni a sproposito di Napoleone ed Eraclito, perciò il giovane assistente cerca di arginare i danni il più possibile.
La figura di Taillard De Vorms è un divertente cartone animato in carne e ossa, una figura sopra le righe come ne appaiono spesso nei film francesi più recenti (basti pensare ai personaggi di successi arrivati anche nelle nostre sale come Il Fantastico Mondo di Amélie o Il Piccolo Nicolas e i Suoi Genitori), esagerato nei modi al punto da far volare in aria al suo passaggio le pile di fogli sulle scrivanie dei suoi uffici. Nonostante sia un personaggio fittizio e sicuramente caricaturale, De Vorms è palesemente ispirato a Dominique De Villepin, ex ministro degli esteri francesi in carica una decina di anni fa che ha inanellato una serie di memorabili gaffe, e che lo sceneggiatore Antonin Baudry ha incrociato nel corso della sua carriera politica.

Il film Quai d'Orsay è un'efficace satira del mondo politico francese, che mostra coi toni della commedia un dietro le quinte dei palazzi del potere; nulla di così serio come il West Wing trasmesso sugli schermi americani, nessun riferimento diretto come nei nostrani Il Caimano o Il Divo, bensì un simpatico film che rappresenta una realtà esistente, ironizzandoci con leggerezza.
Buoni gli interpreti ed efficace anche la sceneggiatura, in grado di tenere viva l'attenzione nonostante i pochi eventi e sviluppi della vicenda, con un leggero indebolimento solamente in prossimità del finale. Sarebbe interessante vedere questo film distribuito anche sui grandi schermi italiani, anche se una figura di consulente come Vlaminck potrebbe essere difficilmente compresa; nel nostro Paese siamo abituati a politici che cercano di avvicinarsi al popolo basso e che relegano la cultura in secondo piano, una realtà nettamente diversa da quella francese dove invece le figure di potere sono invece chiamate a fare riferimenti colti e citazioni per dimostrare la loro superiorità cognitiva...

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