I flop del 2006

L’anno trascorso è stato ricco di pellicole deludenti dal punto di vista economico. Scopriamo quali sono stati i cinque film che non hanno rispettato le attese e cerchiamo di capire cosa è andato storto…

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Come sempre, mettiamo in chiaro le regole. Il concetto di flop è molto vago, soprattutto perché molti fanno un semplice calcolo ‘incassi meno costi di produzione’ per vedere se un film è andato bene o meno. In realtà, ai costi per realizzare una pellicola bisogna sommare quelli di marketing e stampa copie (che possono anche superare i 100-200 milioni di dollari per i titoli più importanti), mentre dagli incassi va tolto il 45% (la cifra che, mediamente, spetta agli esercenti). Insomma, normalmente per essere sicuri che un film abbia recuperato i suoi soldi, questo deve guadagnare tre volte tanto il suo budget.
Ma per entrare a far parte di questa classifica, non basta essere andati male. Pellicole come My super ex girlfriend, Wicker Man o Ant Bully hanno avuto dei risultati semidisastrosi, ma francamente non ci si aspettava molto da esse (e i costi sono stati limitati). Marie Antoinette non è stato certo un successo (52 milioni di incassi nel mondo, a fronte di un budget di 40), ma il problema è stato soprattutto di critica. Quello che invece cerchiamo sono dei titoli da cui ci si aspettava di più o che comunque presentavano dei budget impegnativi. Alcune di esse, peraltro, avrebbero potuto tranquillamente lanciare una serie, possibilità che invece è stata seriamente compromessa dai risultati ottenuti.
Ovviamente, qui il discorso è prettamente commerciale e non certo qualitativo, tanto che la pellicola in vetta è anche una delle mie preferite dell’anno passato.
Ecco la top five:

5 – The Black Dahlia
In questo caso, sono forse le attese dei produttori ad essere state sbagliate. Intanto, avere fiducia in Brian De Palma è ormai una follia, visto che non fa una pellicola di successo dai tempi di Mission Impossible, dove forse un certo Tom Cruise aveva qualche merito in più per quanto riguarda i dati al botteghino. Non parliamo poi di risultati artistici, perché lì il panorama è ancora più grigio e deprimente.
Ma un altro aspetto che avrebbe dovuto preoccupare i finanziatori sono i risultati delle pellicole tratte dai romanzi di James Ellroy. Se L.A. Confidential, senza dubbio il miglior noir degli ultimi dieci anni, ha ottenuto ‘solo’ 126 milioni di incasso nel mondo, forse è proprio il genere (e il cinismo di questo romanziere) a non essere molto commerciale. Certo, se da un cast formato da Russell Crowe, Guy Pierce, Kevin Spacey, Danny De Vito, Kim Basinger e James Cromwell si passa all’accoppiata Josh Hartnett - Scarlett Johannson, allora si decide anche di scherzare con il fuoco.
A fronte di un budget di 50 milioni di dollari, The Black Dahlia ha ottenuto dei risultati molto equilibrati (22 milioni negli Stati Uniti, 24 all’estero), dimostrando che il poco interesse è stato un sentimento comune ad entrambe le sponde dell’Atlantico. E anche la critica non è stata particolarmente tenera, quindi in home video non è il caso di attendersi risultati straordinari…

4 – Eragon
A seconda dei giudizi personali, si può tranquillamente pensare che questa pellicola non dovrebbe neanche essere considerata un flop. Ma anche che sia il risultato più deludente del 2006. A fronte di un budget ufficiale di 100 milioni di dollari (ma probabilmente siamo sui 120), gli incassi nel mondo sono arrivati a 241 milioni. Insomma, un dato tutt’altro che disastroso, che sommato ai mercati collaterali (home-video, televisioni, merchandising) dovrebbe far recuperare almeno le spese. Quello che però mi porta ad inserirlo in questo spazio, è il fatto che avrebbero potuto e dovuto fare molto di più.
Basta ricordare i risultati di altre saghe fantasy recenti, come Il Signore degli Anelli (tra gli 871 milioni e 1,1 miliardi incassati da ciascun episodio) e Harry Potter (976 milioni per il primo capitolo, il più fortunato, e 789 per il terzo, quello meno visto al cinema) per capire la differenza di pubblico. Ma se queste due serie erano probabilmente irraggiungibili (anche se molti episodi, incredibile a dirsi, sono costati meno di Eragon!), quello che lascia più perplessi è il dato di un film come Le cronache di Narnia, che ha ottenuto 744 milioni complessivi. Cosa ci sarebbe voluto per raggiungere quei risultati?
Difficile dirlo, ma di sicuro i produttori hanno fatto tutte le scelte sbagliate possibili. Hanno preso un responsabile degli effetti speciali come regista, idea che ha avuto ripercussioni drammatiche nella direzione degli attori. Interpreti, peraltro, non proprio in palla: basti pensare all’esordiente Edward Speelers (a cui è difficile pronosticare una grande carriera) o allo scocciatissimo John Malkovich (che sembra chiedersi come è capitato lì).
E poi, il punto fondamentale: vi sembra che i 100/120 milioni di dollari spesi siano visibili sullo schermo? Se dite di sì, è il caso di passare dall’oculista…

3 – Poseidon
Ho iniziato ad avere delle perplessità su questo titolo quando ho sentito delle interviste al regista e al cast. Sostanzialmente, facevano capire che la pellicola originale aveva un buon spunto di partenza, ma che a loro era sembrata una cretinata. Insomma, non avrebbero avuto difficoltà a fare di meglio e a renderla una pellicola più realistica e intelligente. Certo, forse hanno ragione loro, in circostanze drammatiche non ci si ferma a parlare della propria vita, come avviene nel Poseidon originale. Ma visto che il cinema dovrebbe far sognare e non preoccuparsi eccessivamente del realismo (soprattutto con un soggetto del genere), magari non è il caso di fare troppo i difficili.
A parte i dubbi che si possono avere su cast e regista, il problema principale resta il budget. Ultimamente, le major hanno dato per scontato che qualsiasi cifra da spendere non sia troppo alta, aiutati in questo dal mercato dvd, che negli ultimi tempi era esploso (mentre nel 2006, come logico, ha avuto una flessione, non potendo crescere all’infinito). Il problema è che investire 160 milioni di dollari su una pellicola significa dover sperare che ne incassi almeno 450-500 per essere sicuri di recuperare l’investimento, cosa ancora più complicata se non si ha una stella che porti la gente al cinema. Nonostante la banale etichetta di americanata (quanto mai discutibile, anche considerando che il regista è tedesco), i risultati sono stati molto meno positivi in patria (60 milioni di dollari) che all’estero (121 milioni)…

2 – Lady in the Water
Forse, la cosa migliore (perché magari gli servirà da lezione) che potesse capitare a Shyamalan in questo momento è un flop. Molti avevano utilizzato questo termine per The Village, ma si sbagliano di grosso (256 milioni di dollari di incassi nel mondo, a fronte di un budget di 60). In questo caso, invece, non ci sono dubbi: 70 milioni di budget, 72 di box office complessivo. Già la banalissima considerazione che, dai tempi de Il sesto senso, il risultato peggiore per questo regista erano stati i 248 milioni di Unbreakable, fa capire il crollo verticale subito. Ma il vero problema per Shyamalan è il modo in cui si è arrivati a questa situazione.
Il regista ha abbandonato la Disney dopo che questa aveva osato esprimere delle perplessità sulla sceneggiatura, con un atteggiamento e un modo di fare infantile, da grande star che non permette che si dubiti di lui (e che quindi, evidentemente, è molto insicuro di sé, nonostante i risultati straordinari ottenuti). Possibile che il fatto che un dirigente della Disney non fosse a casa di domenica (impegnato con il figlio piccolo), in spasmodica attesa di ricevere lo script di Lady in the Water (come pretendeva l’autore), sia una ragione sufficiente per andare su tutte le furie?
E poi, vedendo il film, è evidente che il regista avesse qualche conto da regolare. Non si tratta soltanto del personaggio del critico cinematografico (ovviamente un’idiota), che è un segno d’attenzione a questa categoria decisamente immeritato. Ma è chiaro che Shyamalan vuole essere preso sul serio, come un autore di storie importanti (basti pensare al ruolo che si ritaglia, uno scrittore che avrà un’influenza fondamentale su una persona che cambierà il mondo). Consiglio: continui a realizzare pellicole commerciali, con personaggi magnifici e storie avvincenti, come ha fatto da Il sesto senso a The Village e vedrà che tutto andrà bene. E lasci perdere i critici…

1 – Miami Vice
Un regista fantastico, due attori protagonisti perfetti, una storia avvincente e intelligente, il tutto tratto da una serie televisiva amatissima. Sarà un successo, viene da dire. E invece, Miami Vice è senza dubbio il flop del 2006. Non sono tanto gli incassi in sé ad aver deluso (163 milioni totali), quanto il budget, andato fuori controllo (135 milioni dichiarati), veramente sconvolgente. Merito (si fa per dire) di tanti fattori, come riportato dalla rivista Empire nel numero di ottobre 2006. Intanto, gli interpreti, a cominciare dallo stato di salute di Colin Farrell. Infatti, alcuni suoi problemi alla schiena hanno bloccato per sei settimane le riprese, mentre il suo amore per i party (che gli è costato, alla fine delle riprese, anche un ricovero in una clinica per disintossicarsi) non ha certo aiutato. Così come non ha contribuito alla causa la paura di Jamie Foxx per il volo (anche considerando che nel film fa il pilota!). E la scelta di Gong Li sarà stata cinefila, ma forse sarebbe stato meglio prendere qualcuno che non avesse tante difficoltà a parlare inglese e spagnolo. E poi, tifoni che si abbattono sui set e diverse sparatorie nelle vicinanze (che hanno compromesso delle scene o almeno la tranquillità della troupe). In tutto questo, la volontà di Mann di girare la scena conclusiva a Ciudad del Este, una delle zone più pericolose del Sud America, risulta folle (anche se poi il regista è stato convinto a lasciar perdere e a lavorare negli Stati Uniti). Insomma, se avevate dei dubbi sulle ragioni che hanno spinto più di 100 persone ad abbandonare il loro posto di lavoro e sul perché Mann è stato soprannominato Colonnello Kurtz, adesso dovreste avere una vaga idea.
Ma, come spesso succede, il problema è di base. Tutti (registi, produttori, interpreti) si lamentano che a Hollywood non vengono più realizzati prodotti intelligenti. E, una volta che questo è possibile, cosa fanno? Ottengono un budget notevole, si mettono nelle condizioni di sperperarlo e di aver bisogno di più soldi, nonostante sappiano benissimo che il prodotto a cui stanno lavorando non sarà un titolo stracommerciale. Sostanzialmente, la grande epoca d’oro degli anni settanta è finita così…

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