I film più amati

Ci sono pellicole che abbiamo visto decine di volte. Magari non sono le più belle della storia del cinema, ma, per un motivo o per un altro, ogni volta che passano in televisione ci fermiamo a guardarle. Ecco una lista di 8 titoli imperdibili

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Meglio mettere subito le cose in chiaro. A differenza di altre ‘classifiche’ realizzate in passato, questa non si basa su nessun criterio oggettivo. E’, infatti, un elenco di pellicole che, per un motivo o per un altro, ho rivisto molte volte nella mia vita. Alcune di esse non sono neanche straordinarie da nessun punto di vista cinematografico (penso soprattutto all’ottavo posto), ma il punto non è questo. Per qualche motivo (che magari, in alcuni casi, potrebbe essere compreso soltanto con una seduta di psicanalisi) sono film che non mi stanco di rivedere (o che comunque ho visto veramente tante volte nella mia vita). Prendetela per quello che è, insomma, ossia come un’opinione strettamente personale e magari poco condivisibile.
Regola importante: in questa lista, ho considerato soltanto film ‘comodi’ da rivedere, quindi non superiori alle due ore e mezzo di durata. Quindi, qualsiasi siano i vostri gusti, non vi aspettate di trovare Il Signore degli Anelli, Via col vento, Lawrence d’Arabia, Questo pazzo, pazzo, pazzo mondo e via discorrendo.

Ecco quindi la top eight, in rigoroso ordine decrescente per aumentare la suspense:

8 – Footloose
D’accordo, d’accordo, avete ragione. La storia di partenza è banalotta, con un ragazzo che arriva nella piccola cittadina dalla metropoli e si ritrova a dover risolvere i suoi conflitti con la comunità, cercando di cambiare le regole e di organizzare una serata di ballo (no, non è proprio una lotta per i diritti civili all’ultimo sangue…). Ma, anche se non figurerà in nessuna top 100 di qualche importante associazione cinematografica, il suo status di piccolo classico ha qualche buona ragione di essere. La vicenda è comunque accattivante nella sua semplicità, tra rimandi al James Dean di Gioventù bruciata e una regia che mostra i primi segni dell’influenza di MTV. E poi, c’è un cast decisamente notevole, ben superiore a prodotti di questo genere. Kevin Bacon ha dimostrato nei vent’anni successivi di non essere certo solo un idolo adolescenziale, ma quello che sorprende sono gli attori di contorno. Sarah Jessica Parker e il compianto Chris Penn sono la coppia di amici del protagonista, mentre John Lithgow e Dianne Wiest (due Oscar!) interpretano i genitori della protagonista. E a proposito dell’attrice principale, Lori Singer non avrà il talento di Meryl Streep, ma qui è assolutamente incantevole.
Peraltro, dove lo trovate oggi un film che citi un libro come Mattatoio n. 5 di Kurt Vonnegut?

Scene di culto: a scelta, il duello con i trattori, il ballo di Bacon da solo o quello finale.

7 – L’ultimo Boy Scout
Quando Quentin Tarantino era ancora impegnato a lavorare in videoteca, Shane Black scriveva sceneggiature che cambiavano la storia di Hollywood. Basterebbe la serie di Arma letale (soprattutto il primo, fantastico, episodio) per far capire la sua importanza, ma L’ultimo Boy Scout è forse il suo lavoro più immediato e gradevole. E’ difficile infatti pensare a una pellicola con un numero maggiore di frasi memorabili come questa (una lunga lista è disponibile qui). Potete scoprire perché Jimmy Dix deve essere accompagnato al bagno, come risolvere i problemi di solitudine o come cavarsela di fronte ad una pistola parlando della moglie del killer che ti dovrebbe ammazzare. Potete scoprire perché Jimmy Dix deve essere accompagnato al bagno, come risolvere i problemi di solitudine o come cavarsela di fronte ad una pistola parlando della moglie del killer che ti dovrebbe ammazzare.
E poi, Bruce Willis non è mai stato così scoppiettante e assieme a Damon Wayans formano un duo perfetto per un buddy movie. Aggiungiamo che qui, a differenza di altre occasioni, lo stile pubblicitario di Tony Scott non solo non è un difetto, ma è assolutamente indicato. Insomma, Bruce Willis è veramente un boy scout fantastico…

Scene di culto: lo scambio di battute tra Bruce Willis e il killer sulla moglie di quest’ultimo. O quando Willis ammazza uno scagnozzo in piscina con un semplice pugno.

6 – Breakfast Club
Altro che Lindsay Lohan. Negli anni ottanta, Molly Ringwald era la regina dei teen movie, con pellicole come Un compleanno da ricordare e Bella in rosa che riempivano i cinema di adolescenti. A dirigere le danze, era quasi sempre John Hughes (che negli anni novanta abbasserà il target di riferimento e farà una barca di soldi con la serie di Mamma, ho perso l’aereo), regista e sceneggiatore con la sensibilità necessaria di capire le esigenze del pubblico giovanile.
Questo Breakfast Club è quindi una sorta di manifesto del genere, anche grazie alla presenza di altri attori di quello che diventerà noto (o famigerato, a seconda dei gusti) come il brat pack. Judd Nelson interpreta il ribelle, Emilio Estevez è l’atleta, Ally Sheedy la darkettona, Anthony Michael Hall (a proposito, lo sapevate che era l’attore giovane preferito da Kubrick in quel periodo?) il nerd e Molly Ringwald la principessa.
E’ curioso come la trama, di per sé, non sia certo stracommerciale, ma quasi da film d’autore (cinque personaggi bloccati a scuola, senza contatti con l’esterno). Eppure, sarà uno dei modelli del cinema dei successivi vent’anni. Potete chiedere conferma a Kevin Williamson, l’autore di Scream, che al massimo del suo successo dedicò non solo un omaggio alla pellicola in un episodio di Dawson’s Creek, ma riprese pari pari i personaggi (anche le coppie!) per The Faculty.
Oggi, nonostante si tratti comunque di un prodotto commerciale, un finale del genere non lo farebbe nessuno (considerando che è più semplice identificarsi con il nerd che con il criminale). Complimenti a Hughes per il coraggio…

Scena di culto: il finale con la voce fuori campo di Molly Ringwald o i ragazzi che ballano

5 – Una poltrona per due
Quando John Landis era John Landis, venivano fuori film perfetti come questo. Tutto sembra semplice quando ci sono di mezzo cineasti di questo tipo, ma per costruire questo perfetto meccanismo ad orologeria ci vogliono grandi doti.
L’idea di partenza è di prendere la storia biblica di Giobbe (soprattutto la scommessa tra Dio e il diavolo) e trasportarla ai giorni nostri. Ovviamente, il Landis-touch si fa sentire, così ci ritroviamo con due perfidi magnati di borsa (interpretati da due attori storici come Ralph Bellamy e Don Ameche, nei panni dei fratelli Duke) che orchestrano una scommessa (un dollaro!) tra loro, per vedere se la sorte di un individuo dipende dall’ambiente circostante o è innata. A farne le spese, la coppia Dan Aykroyd - Eddie Murphy (peccato non abbiano più fatto film insieme, visto come funzionano bene), impegnata prima in una lotta senza esclusione di colpi e poi in una rivincita coi fiocchi. Ma rimangono in mente anche i comprimari, come la prostituta interpretata da Jamie Lee Curtis o il maggiordomo incarnato da Denholm Elliott, senza tralasciare i viscidi snob del club frequentato dal protagonista (che il regista ama sempre mettere in scena, da Animal House in poi). E solo Landis avrebbe potuto legare tutti i destini economici dei protagonisti al mercato delle arance…

Scene di culto: c’è chi adora quelle con il gorilla, ma è difficile scordarsi il protagonista vestito da Babbo Natale che tenta il suicidio. Ovviamente, il finale è irresistibile, con Mortimer Duke che si disinteressa dell’infarto del fratello…

4 – Commando
Tra le pellicole dell’attuale governatore della California, avrei potuto benissimo scegliere L’implacabile, che sostanzialmente ha una storia simile (il nostro eroe deve ammazzare un sacco di cattivoni prima di arrivare alla vendetta più importante). Ma probabilmente Commando è l’epitome di un certo tipo di action movie che andava per la maggiore negli anni ottanta e di cui, francamente, sento un po’ la mancanza (anche perché di icone come Schwarzenegger e Stallone non ce ne sono più). Plot discretamente risibile, personaggi tagliati con l’accetta e situazioni improbabili non tolgono nulla al piacere di vedere l’attore austriaco impegnato a prendersi la sua vendetta e a provocare un body count di proporzioni enormi.
Il tutto, agevolato da uno sceneggiatore maestro nella materia, quel Steven E. de Souza che aveva già mostrato tutto il suo valore in 48 ore e Die Hard. De Souza scrive una serie di dialoghi (che potete trovare qui) perfetta per le doti ironiche di Schwarzenegger. “Ti ho mentito” non è mai suonato così beffardamente crudele, mentre “l’ho lasciato andare” ha un significato decisamente diverso da quello che si potrebbe pensare.
E sì, ok, l’ultimo massacro è decisamente eccessivo. Ma non fate finta di non averlo apprezzato…

Scene di culto: tutta la sequenza nell’aereo o quella sul burrone con Sully

3 – Casablanca
Facciamo finta di dimenticarci che è il triangolo d’amore più famoso nella storia del cinema, quello che ha ispirato decine di film e cineasti (a cominciare dal Woody Allen di Provaci ancora Sam). Lasciamo perdere che si tratta di una delle migliori sceneggiature di sempre, con sottotrame gialle, romantiche, storiche e personali che si intrecciano perfettamente e arrivano ad una meravigliosa conclusione contemporanea. Scordiamoci anche che il cast è da sogno, non soltanto nel terzetto di protagonisti (Humphrey Bogart, Ingrid Bergman e Paul Henreid), ma anche nei comprimari (Claude Rains, Conrad Veidt, Sydney Greenstreet e Peter Lorre). E che tutto è gestito da due maestri come il regista Michael Curtiz (La leggenda di Robin Hood, Gli angeli con la faccia sporca, Il romanzo di Mildred) e il direttore della fotografia Arthur Edeson (Strada maestra, Il mistero del falco, Agguato ai tropici).
Ma se non vi commuovete quando parte la Marsigliese al Rick’s Bar, è inutile fare tanti discorsi, perché si tratta di una delle scene più emozionanti di sempre. E gli ultimi dieci minuti sono assolutamente perfetti, tanto da far sembrare incredibile l’idea che siano stati scritti sul set all’ultimo momento.
E anche se Rick non ha mai detto “Suonala ancora, Sam”, non è certo una buona ragione per non continuare a rivedere questo film…

Scene di culto: come detto, la Marsigliese e il finale, ma anche Bogart in lacrime…

Se gli altri film li ho visti diverse volte, questi due li ho letteralmente divorati e ho sicuramente superato la doppia cifra di visioni per entrambi. Nel caso del primo, peraltro, è quasi un’esigenza fisiologica vederlo una volta all’anno. Ecco i vincitori:

2 – Point Break
Prendete Fast & Furious, con tutti i suoi incassi, guardate attentamente la storia e poi chiedetevi: non è il remake di Point Break, con le auto da corsa al posto del surf? Magari, si potrebbe dire che la differenza è tutta lì (la filosofia mistica del cavalcare le onde contro la rozzezza del premere al massimo il pedale dell’acceleratore), ma in realtà c’è molto altro. Intanto, c’è una regista a ‘the top of her game’, Kathryn Bigelow, che la parola adrenalina non solo la fa pronunciare ai suoi personaggi, ma poi la mette anche in mostra, con uno stile sfolgorante (anche se, a dire il vero, anche un po’ scopiazzato da John Woo), aiutata anche dal produttore e (ormai ex) marito James Cameron.
C’è una storia che, per quanto ricca di incongruenze, è carica di suggestioni melvilliane (intendo il regista francese, non lo scrittore di Moby Dick) per come confonde i limiti tra poliziotti e criminali. E anche gli attori qui sono in stato di grazia, tanto che certi eccessi (forse per il tono del film) sembrano quasi dei pregi. Patrick Swayze incarna l’energia primordiale della natura in maniera efficacissima, mentre i cambiamenti di Keanu Reeves vengono espressi in modo credibile. Anche interpreti come Gary Busey, Lori Petty e James LeGros sono assolutamente perfetti.
Ma, ovviamente, quello che ci interessa sono i momenti d’azione. Inseguimenti perdifiato e lunghissimi, ma senza annoiare e pieni anzi di buone idee. E, soprattutto, lo sport come non l’avevate mai visto. Se il surf è scintillante e magico, sono le scene di paracadutismo che ti colpiscono dritto al cuore e che ti sorprendono ogni volta che le vedi.

Scene di culto: il lancio con i paracadute di gruppo, la partita di football, il finale…

E arriviamo così al nostro vincitore assoluto, che altri non è che…

1 – The Blues Brothers
In tutti i precedenti film di cui abbiamo parlato, ci sono diversi momenti da antologia e che rimangono impressi allo spettatore. Il problema con The Blues Brothers è trovare qualche scena che non sia, per un motivo o per l’altro, memorabile. Sembra un’esagerazione, ma è proprio così: non c’è un momento in cui non ci sia qualche personaggio storico del blues, in cui i fratelloni non dicano qualcosa di straordinario o in cui non ci sia qualche canzone meravigliosa.
Il culto dedicato a questo film è assolutamente giustificato ed è anche la ragione per cui John Landis è l’unico regista a figurare per ben due volte in questo elenco. John Belushi è semplicemente straordinario e in grado di passare da un registro comico ad un altro serissimo in un battito di ciglia (guardate la scena con Carrie Fisher che gli punta il mitra addosso). Dan Aykroyd è un fratello perfetto, che ordina quattro fette di pane tostato e non abbandona mai i suoi occhiali scuri. E poi, quel cast di cantanti straordinari: James Brown, Ray Charles, Aretha Franklin e Cab Calloway, tutti impegnati in brani e sequenze fantastiche. Ma anche i comprimari hanno momenti memorabili: basti pensare al capo dei “nazisti dell’Illinois” interpretato da Henry Gibson (l’infinita caduta con la macchina), alla ‘terrorista’ Carrie Fisher, all’investigatore John Candy (che giustamente vuole ascoltare la band prima di arrestare i fratelli), a Twiggy che deve fare benzina, alla suora bacchettona (letteralmente)…
Decisamente e senza alcun dubbio, il film da portare sull’isola deserta.

Scene di culto: come detto, dovunque si scelga, si sceglie bene. Ma se proprio mi puntate una pistola alla testa, opto per i fratelli che ‘molestano’ una tranquilla famiglia al ristorante, o quando cantano la sigla di Rawhide…

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