I film incompresi - seconda parte
Dopo aver parlato di Monsieur Verdoux, La finestra sul cortile e Harold & Maude, scopriamo quali sono i primi due titoli della nostra classifica: una pellicola guardona e una 'sacrilega'...
Rubrica a cura di ColinMckenzie
2 - L'occhio che uccide
Voyeurismo, cinema e morte. 6 anni prima del Michelangelo Antonioni di Blow Up (che comunque non aveva la stessa forza espressiva) e ben due decenni in anticipo rispetto al Brian De Palma di Blow Out e Omicidio a luci rosse, Michael Powell sorprende tutti e realizza una pellicola che precorre i tempi come poche. Qui, infatti, non stiamo semplicemente parlando del ritratto di un assassino inquietante, che ispirerà decine di film successivi, ma soprattutto di come la fascinazione del pubblico per le immagini arrivi alle estreme conseguenze. Il protagonista che filma le sue vittime sarà sicuramente un esempio eccessivo, ma tutti noi non ci fermiano incuriositi di fronte alle immagini di violenza, che siano per la strada o in televisione? Tutto questo, peraltro, grazie ad una prova maiuscola di Karlheinz Böhm, conosciuto fino a quel momento per le pellicole dell'Imperatrice Sissi e poi diventato un volto celebre del cinema di Rainer Werner Fassbinder.
La critica, abituata ai lavori eleganti di Powell come Scarpette rosse, Scala al paradiso e Duello a Berlino, considererà al meglio questo film una stravaganza, se non pura spazzatura. Il tempo è stato decisamente benevolo...
1 - L'ultima tentazione di Cristo
La pellicola di Scorsese non è certo la più bella della cinquina, né quella che ha rappresentato l'influenza maggiore per i cineasti che sono arrivati in seguito. Perché è al primo posto allora? Beh, viviamo in tempi preoccupanti se una pellicola sensibile e intelligente, che coniuga fede e realtà storica, viene massacrata dai gruppi fondamentalisti cristiani perché non fa che mostrare in maniera concreta quelle che potevano essere le tentazioni terrene del figlio di Dio fatto carne. Ancora più preoccupante se si pensa che una pellicola splatter e antisemita di una banalità sconcertante, La passione di Cristo di Mel Gibson, viene acclamata dagli stessi gruppi e diventa campione di incassi. Eppure, tanti elementi (Willem Dafoe che si mangia a colazione Jim Caviezel, la colonna sonora di Peter Gabriel, Scorsese che è un regista 10 volte superiore a Gibson) avrebbero dovuto far prevalere il titolo del 1988. Probabilmente, c'è chi ritiene che vedere un film pieno di sangue sia un'esperienza mistica che porterà diritti al Paradiso.
Certo, meglio vivere in un'area geografica in cui i film vengono 'semplicemente' picchettati e non dove si condannano a morte registi o vignette considerate blasfeme. Ma rimane sempre inquietante...