I film del weekend
Per chi se le fosse perse, vi riproponiamo le recensioni di Into the Wild, Scusa ma ti chiamo amore, Non è mai troppo tardi e Mr. Magorium, da oggi nei cinema italiani...
Rubrica a cura di ColinMckenzie
"Cosa c'è di straordinario nel film di Sean Penn? Temo che, come spesso succede, le cose che emergeranno per molta parte della critica saranno quelle sbagliate. Molti vi diranno che la pellicola è un inno a conquistare la propria personalità senza omologarsi, un atto di accusa al capitalismo moderno da parte di un ribelle. Per carità, non è che la tesi sarebbe campata in aria, ma se fosse così semplice, migliaia di film americani sarebbero dei capolavori (sul fatto poi che delle grandi multinazionali facciano prodotti antisistema sarebbe interessante discuterne, ma lasciamo perdere...).[...]
In questo, Sean Penn mostra di aver imparato perfettamente la lezione dei grandi cineasti statunitensi degli anni settanta: storia appassionanti e personaggi veri, senza preoccuparsi troppo del botteghino..."
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Scusa ma ti chiamo amore
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Non è mai troppo tardi
"Cosa è successo a Rob Reiner, uno dei migliori registi della Hollywood anni ottanta e ora incapace di sfornare anche un discreto prodotto televisivo? E' uno dei tanti misteri che circondano questo mediocre film, che riesce nel mirabile obiettivo di rifiutare i cliché a parole, per poi ricaderci dieci minuti dopo con tutte le scarpe. Eppure, se Reiner ha in effetti ormai deluso anche i suoi fan più accaniti, dalla coppia stellare Jack Nicholson-Morgan Freeman ci si attendeva ben altro. Il primo, purtroppo, gigioneggia come solito (lo so, uso sempre questo termine quando si parla di Nicholson, ma che ci posso fare?), soprattutto nella prima parte, in cui è incredibilemente fastidioso. Il secondo si 'batte' stoicamente per sollevare il film dalla mediocrità, ma a tratti anche lui non sembra convinto di quello che fa.
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Mr. Magorium e la bottega delle meraviglie
Forse il giovane regista/sceneggiatore Zach Helm avrebbe dovuto prenderselo per sé un “contante” (crasi tra contabile e mutante) quando è finalmente riuscito a realizzare il progetto a lui più caro: portare sullo schermo la bellissima favola di una bottega di balocchi incantata, partorita dalla sua immaginazione e conservata in appunti buttati giù nei giorni in cui lui stesso era impiegato in un negozio di giocattoli durante gli anni dei suoi studi a Chicago, molto tempo prima che riuscisse a trovare la sua strada a Hollywood. Perché, nonostante nel suo complesso lo spettacolo sia incredibilmente gradevole e toccante, se ci si riflette bene invece i conti proprio non tornano…
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