I film del weekend

Per chi se le fosse perse, vi riproponiamo le recensioni di Into the Wild, Scusa ma ti chiamo amore, Non è mai troppo tardi e Mr. Magorium, da oggi nei cinema italiani...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

Questo fine settimana, escono anche Aliens vs. Predator 2, La famiglia Savage e Hotel Meina. Ecco invece le nostre recensioni:

Into the Wild

"Cosa c'è di straordinario nel film di Sean Penn? Temo che, come spesso succede, le cose che emergeranno per molta parte della critica saranno quelle sbagliate. Molti vi diranno che la pellicola è un inno a conquistare la propria personalità senza omologarsi, un atto di accusa al capitalismo moderno da parte di un ribelle. Per carità, non è che la tesi sarebbe campata in aria, ma se fosse così semplice, migliaia di film americani sarebbero dei capolavori (sul fatto poi che delle grandi multinazionali facciano prodotti antisistema sarebbe interessante discuterne, ma lasciamo perdere...).[...]
In questo, Sean Penn mostra di aver imparato perfettamente la lezione dei grandi cineasti statunitensi degli anni settanta: storia appassionanti e personaggi veri, senza preoccuparsi troppo del botteghino..."
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Scusa ma ti chiamo amore

"[...]Capirete che, con queste premesse, non ero proprio fiducioso alla proiezione. Ed ecco arrivare la prima sorpresa. Scusa ma ti chiamo amore è girato degnamente. No, non è Kubrick, ma almeno per tutti i 100 minuti del film si ha proprio l'impressione di vedere questo, un film, magari anche grazie al lavoro del direttore della fotografia Marcello Montarsi (L'ultimo bacio, Ricordati di me). E qualche scena (come la prima notte tra i protagonisti) è anche ripresa in maniera intelligente. Se vi sembra poco, pensate all'ultimo Pieraccioni o a L'allenatore nel pallone 2 e poi ne riparliamo. Dato a Cesare quel che è di Cesare (anche per non sembrare troppo prevenuti), è francamente difficile per un trentaduenne come me appassionarsi a queste vicende, considerando che ogni personaggio (l'avvocato infedele,  la compagna che abbandona il protagonista, la diciassettenne vergine, la diciassettenne che non si innamora) sembra più frutto di una ricerca demoscopica che di una costruzione narrativa. Anche lo sviluppo sembra procedere un po' per caso, con uso e abuso del deus ex machina preferito da Gabriele Muccino (gli incidenti automobilistici) per mandare avanti la storia. E poi, va bene citare Julia Roberts e Mystic Pizza, ma ricopiare pari pari una scena da quel film non è un omaggio, ma un plagio."
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Non è mai troppo tardi

"Cosa è successo a Rob Reiner, uno dei migliori registi della Hollywood anni ottanta e ora incapace di sfornare anche un discreto prodotto televisivo? E' uno dei tanti misteri che circondano questo mediocre film, che riesce nel mirabile obiettivo di rifiutare i cliché a parole, per poi ricaderci dieci minuti dopo con tutte le scarpe. Eppure, se Reiner ha in effetti ormai deluso anche i suoi fan più accaniti, dalla coppia stellare Jack Nicholson-Morgan Freeman ci si attendeva ben altro. Il primo, purtroppo, gigioneggia come solito (lo so, uso sempre questo termine quando si parla di Nicholson, ma che ci posso fare?), soprattutto nella prima parte, in cui è incredibilemente fastidioso. Il secondo si 'batte' stoicamente per sollevare il film dalla mediocrità, ma a tratti anche lui non sembra convinto di quello che fa.
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Mr. Magorium e la bottega delle meraviglie

Forse il giovane regista/sceneggiatore Zach Helm avrebbe dovuto prenderselo per sé un “contante” (crasi tra contabile e mutante) quando è finalmente riuscito a realizzare il progetto a lui più caro: portare sullo schermo la bellissima favola di una bottega di balocchi incantata, partorita dalla sua immaginazione e conservata in appunti buttati giù nei giorni in cui lui stesso era impiegato in un negozio di giocattoli durante gli anni dei suoi studi a Chicago, molto tempo prima che riuscisse a trovare la sua strada a Hollywood. Perché, nonostante nel suo complesso lo spettacolo sia incredibilmente gradevole e toccante, se ci si riflette bene invece i conti proprio non tornano
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