I film che odio – 300 e company

Iniziamo a parlare delle tendenze detestabili nel cinema mondiale contemporaneo con la pellicola di Zack Snyder che sta sbancando ai botteghini e dai titoli di questa corrente, come Sin City. In attesa, ovviamente, di Watchmen

Condividi

Curioso. I film tratti da videogiochi sono quasi tutti stati degli insuccessi. Eppure, c’è un altro filone di pellicole che viene spesso accostato ai videogiochi, ma che in realtà non deriva da questo mezzo di espressione, quanto (molto spesso) dai fumetti. In particolare, negli ultimi anni sono usciti un paio di film tratti dalle opere di Frank Miller che non solo rappresentano un esempio perfetto di questa tendenza, ma che hanno ottenuto grandi riconoscimenti da parte di un certo pubblico. Ovviamente, stiamo parlando di Sin City e 300. Nonostante le ovvie differenze (tematiche a autoriali, considerando che Rodriguez non è Snyder), le pellicole hanno molti punti in comune da analizzare.

1) La fotografia e gli scenari digitali. Questo è l’aspetto fondamentale delle pellicole in questione, che manda in sollucchero milioni di persone, che parlano di innovazione e talento visionario. Per il primo punto, posso anche accettare il fatto che il lavoro di Rodriguez abbia rappresentato una novità al cinema, con l’utilizzo di scenari creati al computer. Ma si tratta veramente di innovazione? In realtà, come insegnano i Wachowski e Matrix, quasi tutto quello che viene spacciato per ‘innovativo’ sul grande schermo era già stato fatto in pubblicità (penso ad alcuni spot di Tarsem o della Nike). Il problema è che la ‘visione’ di certi registi è ormai legata soltanto al lavoro degli effettisti.
Senza voler apparire troppo snob (ma un po’ sì, meglio marcare le distanze) quando ho iniziato ad interessarmi di cinema io (primi anni novanta) per visionario si intendeva il David Lean desertico di Lawrence d’Arabia, il bombardamento con la cavalcata della valchirie di Apocalypse Now, le malinconiche onde di Un mercoledì da leoni, la New York selvaggia e brutale di Taxi Driver, le immagini spaziali di 2001 -odissea nello spazio e così via. Qui invece abbiamo ralenti continui (Snyder ha visto troppo il John Woo di Hong Kong e nessuno gli ha spiegato che qualsiasi mezzo stilistico, ripetuto 200 volte, alla fine perde di significato) e movimenti finto cool (in entrambe le pellicole si vedono gesti di arti marziali, anche se non hanno molto senso). E mentre la fotografia di Sin City funzionava bene anche perché avveniva tutto di notte, quella di 300, dai colori ultrasaturi, puzza di falso lontano un miglio.
La mia impressione è che la generazione successiva alla mia e che è nata a fine anni ottanta-inizio novanta, abbia l’occhio saturo di immagini veloci, ultracolorate, dinamiche e, spesso, solo falsamente violente (perché la violenza è talmente stilizzata da non fare più effetto). E che quindi vada alla ricerca di questi prodotti, ritenendoli il non plus ultra a livello cinematografico. Scelta rispettabile, ma che non condivido…

2) Totale aderenza al fumetto. I registi in questione fanno pochi sforzi per inventarsi qualcosa di nuovo. Anzi, si vantano di aver preso certe tavole e averle riportate sul grande schermo pari pari, con tanto di dialoghi ricopiati in sceneggiatura. La ragione è semplice, accontentare i fan più beceri, quelli che di fronte ad una trasposizione della loro opera preferita non notano mai se un attore fa schifo o se un regista è incapace, ma sono in grado di dirti se manca mezza parola in un dialogo e se un personaggio presente in una pagina del romanzo non compare nel film. In questo modo, il cineasta ammette di non saper infodere una sua idea personale (o visione, come dicevamo prima) nell’opera e di essere un mero scribacchino in questo processo produttivo. A questo punto, speriamo che sia possibile che nel futuro lo facciano le macchine questo lavoro, visto che la componente umana sembra già scomparsa adesso…

3) Voce off. In queste pellicole non solo viene utilizzata la voce off, ma ha un ruolo preponderante. Anche qui, duplice ragione. Permette ai realizzatori di non sforzarsi di fornire (come dovrebbero fare) le informazioni durante la narrazione con dialoghi tra i personaggi o in maniera visiva. E poi, dà allo spettatore l’impressione di profondità, perché sembra il monologo di un romanzo. Ma il risultato è che spesso si sfocia nel ridicolo e nella retorica, non proprio due caratteristiche che dovrebbero essere presenti in storie come queste.

4) Personaggi monodimensionali. In un film, è normale che i personaggi di contorno siano presentati senza una grande profondità e solo per una loro caratteristica specifica (magari comica). In Sin City e 300, anche i protagonisti principali sembrano monodimensionali, anzi delle vere e proprie macchine. E se almeno in Sin City la cosa poteva avere un senso per la storia narrata, in 300 significa avere un dramma bellico senza sentimenti e senza personaggi che coinvolgano lo spettatore a livello emotivo. Sarebbe curioso sapere il parere di qualcuno che ha apprezzato la pellicola di Snyder, dopo una seconda visione (in cui l’effetto visivo ‘sospresa’ verrebbe meno). Sarebbe lo stesso? Non credo proprio.

5) Totale mancanza di realismo, provocata da tutti i fattori segnalati prima. Qui non si tratta, ovviamente, di realizzare un omaggio a Vittorio De Sica. Si parla invece di creare dei mondi che possano permetterci di credere in quello che sta avvenendo e nei protagonisti che vediamo sullo schermo. Insomma, Il Signore degli Anelli era una storia che ci permetteva di entrare in quell’universo, anche se era popolato di nazgul, stregoni, elfi e troll. Qui francamente tutto sa di falso, di patinato, di costruito. Sarà l’abuso di effetti speciali, sarà la misera caratterizzazione dei personaggi, sarà la scarsa vena artistica dei realizzatori. Ma il grado di coinvolgimento (almeno nel mio caso) è pari a zero.

Ora, penserete che io sia molto preoccupato per quello che potrà venir fuori da Watchmen. In realtà, non riesco a sconvolgermi più di tanto. Intanto, perché ho rinunciato da molto tempo all’idea di vedere una buona trasposizione di un’opera di Alan Moore e ho accettato che il massimo sia una pedissequo adattamento come V for Vendetta, senza infamia e senza lode. Troppo complessi, troppo saturi di informazioni i fumetti di Alan Moore per poter arrivare al cinema senza perdere eccessivamente.
Quello che però mi lascia perplesso sono le dichiarazioni di Snyder, che sostiene che il “film costerà meno di 150 milioni di dollari”, come se questa fosse una cifra da poco. Mi sembra il classico caso di rincoglionimento produttivo hollywoodiano, basato sul ragionamento “il regista x ha fatto la trasposizione del fumetto y ottenendo un grande successo, quindi se gli diamo il doppio dei soldi per adattare il fumetto z, sarà un affarone”. Francamente, non riesco a vedere come un fumetto malinconico, duro, inquietante e con un finale così poco commerciale possa fare una barca di soldi. A meno, ovviamente, di non trasformarlo in un giocattolone di arti marziali e personaggi insulsi. Ma almeno, per una volta, si tratterebbe di fare uno sforzo e di cambiare qualcosa…

Continua a leggere su BadTaste