I due superpiedi quasi piatti fa ridere perché prende a ceffoni l’America

Ne I due superpiedi quasi piatti Bud e Terence prendono tutti i cliché americani e li mettono al centro delle gag e delle botte irresistibili

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I due super piedi quasi piatti è da qualche giorno disponibile su Netflix.

Nel 1977 Bud Spencer e Terence Hill erano a metà della loro carriera con il nono film e andavano fortissimo: I due superpiedi quasi piatti si ispira, come da tradizione, ai generi del cinema americano che i due tanto amavano. Non più il western, ma il giallo urbano in cui gli eroi sono i tutori della legge. La loro è pur sempre una commedia degli equivoci, una scuola di polizia ante litteram in cui Wilbur Walsh (Bud Spencer) e Matt Kirby (Terence Hill) interpretano i personaggi bonaccioni e positivi che siamo abituati a conoscere. Ma Carlo Pedersoli e Mario Girotti (il loro nome "in borghese") non amano gli eroi senza macchia. Sono più per quelli furbi e un po’ fannulloni su cui tutti i ragazzi si possono identificare.

La trama di I due superpiedi quasi piatti

In questo film in particolare sono due disoccupati che cercano il successo attraverso espedienti. Non si fanno problemi e tentare una rapina. Come guidati da un destino sorridente i due si trovano a loro discapito a fare del bene. Sbagliano infatti stanza ed entrano in un commissariato di polizia pieno di agenti. Per non farsi scoprire si fingono intenzionati ad arruolarsi e sono accolti a braccia aperte. Durante l’addestramento sono bravissimi, perché conosco il mondo criminale, e perché il loro fastidio verso le ingiustizie li porta a raddrizzare ogni torto. Anche se non ne hanno voglia. 

Perché, alla fine, nei film della coppia Bud Spencer e Terence Hill c’è sempre quella impagabile goduria del cattivo picchiato e umiliato non da due modelli di virtù, ma dai sempliciotti. La loro presenza in scena è simile a quella di due pali: nulla li può spostare, se qualcuno decide di andargli contro resta ferito. Vederli combattere nelle colorate lotte, qui coreografate particolarmente bene e con un’ottima inventiva comica, è un piacere. Perché è come mandare due bulli contro dei bulli ancora peggiori. 

Prendere a schiaffi l'America degli stereotipi

Diretti da E.B Clucher (pseudonimo di Enzo Barboni), il regista che più ha contribuito a definire il loro linguaggio fisico, fanno un film spassosissimo. Girato quasi interamente a Miami I due superpiedi quasi piatti si prende gioco di quella cultura americana che tanto affascinava il duo (e i ragazzi che guardavano al cinema le loro gesta). C’è nei due personaggi una voglia di assimilare tutto di quel mondo. Messe da parte le minestre di fagioli ora si strafogano di hamburger. Ammirano le moto e le vogliono possedere non in un sogno di libertà ma perché sono velocissime. Una emulazione maccheronica di Easy Rider che non fa differenza se le due ruote sono quelle di una Harley o di un veicolo della polizia. Geniali.

Il simbolo degli States industriali viene poi continuamente sbeffeggiato. Sin dalla scena di apertura le auto sono un oggetto centrale per le gag del film. I cattivi hanno macchinone importanti, ostentano la loro ricchezza mostrandole fieramente in giro. Wilbur e Matt non esitano a spaccargliele. Le ammassano una sopra l’altra, le sfondano a martellate, le sollevano con i carrelli elevatori e le lanciano a terra.

Non c’è nessun significato politico dietro a questo elemento che ricorre continuamente. Semplicemente è bello da vedere ed è perfetto per il luogo in cui si svolgono le vicende. C’è il giusto e c’è lo sbagliato. Chi fa del male per accidente non ha colpe, chi invece lo vuole per interesse proprio si trova l’auto spaccata. Facile!

Sistemare la corruzione a quattro mani

La polizia non può licenziare nessuno almeno per 6 mesi. I due ladruncoli costretti a fingersi agenti vogliono tornare alla vecchia vita. Quindi fanno di tutto per farsi cacciare. Così non hanno problemi a menare più forte di tutti i ricchi politici corrotti che tengono il distretto di polizia nella busta paga. E ancora una volta Bud Spencer e Terence Hill ci regalano un momento di assoluta soddisfazione, quasi terapeutica come una meditazione guidata. Perché è bello credere, anche solo per un attimo, che le cose si possano sistemare con due sberloni.

L’America c’è anche nello scontro più divertente: un gruppo di hippy viene incaricato dalla mafia locale di far vedere le stelle ai due protagonisti. Si incontrano in un campo da football. Sono una squadra di picchiatori contro due amici. Si prepara il “mega rissone”: prima i contendenti si avvicinano per far vedere la differenza di uomini a disposizione. Poi di colpo uno zoom all’indietro: lo stadio è vuoto. Clucher riprende le botte come una partita: uomini trascinati verso il touchdown e sparati oltre la porta. Tattiche di squadra, inganni e scelte di posizione. 

Un’idea di una semplicità così imbarazzante che non fatichiamo a credere che abbia fatto venire giù i cinema dalle risate. Perché I due superpiedi quasi piatti fu anche un grande successo. Si posizionò infatti come il secondo incasso dell’annata in Italia. Chissà se aiutò anche la presenza di Laura Gemser. Bellissima, l’attrice di Emanuelle è qui composta e veste diligentemente i panni (improbabili) di Susy Lee, una donna cinese.

Mentre giravano il film vestiti come dei veri poliziotti americani, sentirono alla radio della loro auto che la polizia stava cercando due individui che si spacciavano per agenti girando per Miami con armi e macchine rubate. Inviarono quindi le pattuglie verso il luogo in cui si svolgevano le regolari riprese… di cui non erano stati avvertiti. I due alzarono uscirono pazientemente dal veicolo e spiegarono l’accaduto.

Anche se, in fondo, se la situazione fosse degenerata e avessero dovuto menare le mani, tutti noi sappiamo chi avrebbe vinto.

E voi cosa ne pensate di questo film della coppia Bud Spencer e Terence Hill? Fatecelo sapere nei commenti!

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