I 5 adattamenti live action Disney più belli

Per prepararci a La Sirenetta in sala ecco i 5 remake live action Disney che secondo noi meritano di essere visti.

Condividi

Mettiamola così: l’operazione di adattamento dei film Disney in live action ancora deve trovare la propria punta di diamante. Nonostante qualche exploit al box office e la chiara intenzione di non fermarsi, queste incessanti trasposizioni non sono mai riuscite a superare l'originale. Sarà che l’animazione è un linguaggio potentissimo quando utilizzato bene, impossibile da replicare; sarà che rifare opere entrate nell’immaginario di più e più generazioni è come scalare l’Everest e farlo evitando il tragitto di chi già c’è stato; sarà che la nostalgia è canaglia, e fa acquistare i biglietti, ma poi fa amare di più l’originale che si è incastonato nei ricordi d’infanzia. Fatto sta che godersi veramente i live action Disney non è semplicissimo. 

Ci sono state però alcune trasposizioni più riuscite di altre. Film che hanno dato uno scorcio a quelle che potrebbero essere le possibilità date dal formato del remake. Se l’idea è quella di portare in sala il pubblico vecchio, per offrire contemporaneamente qualcosa al nuovo, non è detto che si debba farlo in maniera goffa!

Così, mentre il dibattito infuria tra ammiratori e detrattori per La Sirenetta, abbiamo selezionato 5 live action Disney da recuperare per chi vuole provare a capire se, prima o poi, potrebbe arrivare un film che ricorderemo esattamente come il suo omologo d’animazione.

Il libro della giungla

Se adattamento live action Disney deve essere… facciamo che sia almeno una pietra miliare nella tecnica visiva. Gli effetti speciali del film del 2016, ora già ampiamente superati, furono però un passo avanti importante nella visualizzazione delle creature animali e nell’integrazione con attori (o meglio attore) in carne ed ossa. Jon Favreau ha girato l’adattamento come si gira un kolossal. Però vedendolo è molto leggero, spensierato, entusiasta di quello che è. All’epoca sembrava scontato che fosse così. Invece, dopo molti adattamenti appesantiti e svogliati, è ancora una boccata d’aria fresca.

Non tutto funziona, ma il bilanciamento tra aspetti positivi e negativi è decisamente sbilanciato verso i primi. Come sempre Favreau fa sembrare facili cose difficilissime, come bilanciare azione, spettacolo, umorismo e omaggi.

Peccato per il passo falso di Il re leone, ancora più rivoluzionario come effetti speciali ma per un altro motivo. Fece capire che per rendere veramente fotorealistica la computer grafica servono sì i poligoni, ma soprattutto un’anima dentro di essi.

Il drago invisibile

Sempre nel 2016 David Lowery rifaceva Pete’s Dragon, ovvero Elliott, il drago invisibile, film del 1977 in tecnica mista. Ne è uscito, a sorpresa, un live action Disney pieno di cuore e con un senso narrativo sublime. Pazzesca la versatilità di Lowery che dopo l’autoriale e criptico Storia di un fantasma, dimostrava di saper parlare chiarissimo con colori e luce al pubblico di famiglie.

Sarà la sorpresa, sarà lo spirito con cui è stato fatto, ma Il drago invisibile è un piccolo gioiello sottovalutato. Molto più riuscito del recente Peter Pan & Wendy, sempre da lui diretto. La ragione, probabilmente, è che per la prima volta non ha potuto curare direttamente la sceneggiatura.

Crudelia

Villain che passione. Ogni tanto i live action Disney hanno cercato di fare qualcosa di nuovo. Cambio di prospettiva: ora i cattivi  possono essere capiti e possono essere divertentissimi. O meglio, le cattive, dato che sono le donne le più raccontate in queste vesti. 

Dopo Maleficent, Crudelia ha portato una ventata d’aria fresca. Certo, ha un terzo atto troppo lungo, ma gran parte della sua durata è un film con un’idea ben chiara di quello che vuole essere. Che grandi costumi, un piacere scoprirli tutti. Ogni cambio d’abito è uno step in più verso il suo lato oscuro.

Buona anche l’interpretazione di Emma Stone che ci crede il giusto. Servirebbero più adattamenti così. Quella trovata da Craig Gillespie è una via che rende giustizia a queste operazioni e gli dà una ragion d’essere che va oltre la semplice nostalgia. Qualcosa di nuovo e coraggioso.

Aladdin

Imperfetto e un po' scolastico Aladdin se la gioca però nel campionato di La bella e la bestia e Cenerentola, quello delle trasposizioni\omaggio un po’ ingessate, ma guardabili. Molto presentabili ma con poco brio. Aladdin, grazie a Guy Ritchie che ogni tanto si risveglia e si ricorda chi è, prima di tornare nell’oblio di un prodotto corporate, è dei tre quello con più cuore. 

Will Smith funziona a tratti, ma che scoperta Naomi Scott come Jasmine! È un raro caso in cui le variazioni funzionano più della pedissequa copia dell’originale. Alan Menken e le sue canzoni valgono sempre il biglietto, e la scena di Speechless (La mia voce) è potente.

La carica dei 101

Fa sorridere il sottotitolo ”questa volta la magia è vera” che spiega come nel 1996 gli adattamenti in carne ed ossa erano un qualcosa di insolito, sperimentale, tutti da scoprire.

L’originale resta imbattibile e l’animazione dà un’anima (come dice la parola stessa) irraggiungibile dal vivo, soprattutto per gli animali. Però che sforzo e che talenti dietro questo film! John Hughes scrive la sceneggiatura che prevede cani attori e si prende nel cast l'esatto opposto di attori cani. Glenn Close si impegna tantissimo insieme al mitico Jeff Daniels, ma lei stacca tutti di due spanne. 

Un film capace di sedimentarsi bene nelle emozioni e nella memoria collettiva. Impossibile non pensare che oggi avremmo avuto orribili cani in CGI per risparmiare la difficoltà di far recitare gli animali.

Continua a leggere su BadTaste