I 10 anni di Thor sono tutti nelle sopracciglia bionde di Chris Hemsworth

Si vede che sono passati dieci anni dal primo Thor? Sì! e da cosa? Sicuramente dalle sopracciglia tinte di biondo di Chris Hemsworth.

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Quando capita di rivedere il primo Thor, quello diretto da Kenneth Branagh, si sente che sono trascorsi dieci anni dal suo primo passaggio in sala.

Eccome se si sente.

A dire il vero, la prima origin story del tonante ha volutamente un sapore antico, che sembrava già vecchia (vintage?) in sala. Una confezione shakespeariana e molto “anni ’90” rispetto a quello che ci riserverà poi il personaggio.

Ah, abbiamo scritto “prima” origin story non a caso, dal momento che il personaggio verrà rilanciato almeno un’altra volta (ma forse anche due) nel corso della sua vita al cinema fino ad ora. La prima con Thor: Ragnarok dove perde tutto (il padre, il martello e la propria città) e poi con il dittico Avengers: Infinity War (perde l'occhio) e Avengers: Endgame (perde l'autostima e l'ego). Ad ogni rilancio corrisponde anche una rinfrescata estetica e concettuale. Da poema epico, il franchise, diventa una stravagante e coloratissima commedia, fino ad essere un viaggio on the road di vendetta e redenzione.

In Thor ciò che non funzionava all'epoca non funziona nemmeno oggi.

Anzi, saltano ancora di più agli occhi le debolezze nel terzo atto. Ci sono però ancora molte cose buone nel film. La dinamica padre e figlio è sicuramente una di quelle. Certo, Hemsworth poco può contro la potenza attoriale di un Anthony Hopkins divertito e appassionato a cui la regia concede saggiamente alcuni momenti di pura recitazione. Il migliore in campo. Anche Asgard verrà rilanciata più volte, ma l’impostazione della città degli Dei in questo film è visivamente azzeccata. Un misto architettonico tra antico e moderno, tra storia, religione e tecnologia. Ovvero quello di cui parla il film e il suo espediente, brillante, con cui giustifica la presenza di figure leggendarie che camminano sulla terra.

Era questa la principale preoccupazione e il compito che il film doveva assolvere: dare credibilità a un sottogenere di storie che fino ad allora era confinato alla tv (Xena, Hercules...). Per togliere la patina di giocattolone per bambini, Branagh si è affidato alle atmosfere shakespeariane a lui care. Ha deciso, proprio come nelle opere del Bardo, di prendere i drammi umani più basilari (le gelosie in famiglia) ed estenderli, ingigantirli, a livello divino (o regale). 

Per fare ciò però occorreva che tutti gli elementi del film concorressero allo stesso proposito: richiamare alla mente i miti norreni, e meno i fumetti. Serviva che gli asgardiani contrastassero sia caratterialmente che fisicamente e visivamente con i terrestri. Dall’incontro con i mortali si genera infatti tutto l’umorismo Marvel, al tempo ancora acerbo, che salva il film dal concedersi eccesso poco credibile di gravitas. Loro sono tutti esagerati: altissimi, grassissimi, bellissimi… Mentre gli umani sono convenzionali, trascurabili e trascurati dall’occhio cinematografico. L'incontro tra le due "culture" autoironico e leggero.

La soluzione visiva adottata era quindi la più sicura, e sembrava anche la più logica. Ci vorranno anni di esperienza e libertà creativa per arrivare alla lettura in chiave retro-pop di Taika Waititi. Un’intuizione geniale che, su carta, nessuno avrebbe detto si sarebbe sposata bene con le avventure del Dio del tuono. A dirla tutta anche Chris Hemsworth è cambiato molto di film in film, quasi trascinando il personaggio verso questa forma nuova più originale e quindi più affascinante.

Nel 2011 però Thor doveva essere riconoscibile come un Dio norreno e, nonostante la presenza di Idris Elba nei panni di Heimdall, il trucco e i costumi del film cercano un minimo di verosimiglianza rispetto alle leggende. Ecco quindi capelli biondi, armature metalliche, occhi azzurri, portamento regale e… sopracciglia gialle.

Thor

Ebbene sì, distanza di dieci anni dalla prima uscita al cinema di Thor la prima cosa che si nota rivedendolo non sono i pregi e nemmeno i difetti. Ma questo: le sopracciglia di Chris Hemsworth. Orribili, dissonanti, inquietanti. Nell’intera storia dell’MCU quel dettaglio del costume (consideriamolo tale) è il più sbagliato di sempre. Porta fuori dal film a ogni primo piano, sembra finto, posticcio e - proprio quello che si voleva evitare - dà a Hemsworth l’aspetto carnevalesco di un attore di pellicole di serie B.

Furono subito corrette con Thor: The Dark World, ma ciò che viene visto una volta…

Le sopracciglia bionde segnano tutti gli anni che il primo Thor ha accumulato. Sono l’indicatore di un gusto oramai cambiato, di un modo di concepire i supereroi non più legato alla fedeltà, ma all’effetto sullo schermo. A riguardo si è espresso anche Kevin Feige tempo fa, ammettendo che quel trucco è uno dei suoi più grandi rimpianti (e un grosso disservizio fatto all’attore):

L’unica cosa che sicuramente farei diversamente se avessi la possibilità di tornare indietro e correggere, sarebbe non tingere più di biondo le sopracciglia di Chris Hemsworth in Thor. Perché noi pensavamo: ‘Thor è biondo, deve essere biondo!’. Hemsworth è stato così grande e fantastico che accettò. Ma ci sono un paio di inquadrature in cui penso, oh mio dio, quel povero ragazzo! gli abbiamo fatto tingere le sopracciglia! È ridicolo! E io posso riderci su ora perché Hemsworth è Thor. Non ha (più) bisogno di capelli lunghi, o un mantello, o un martello, o due occhi per essere Thor.

Auguri allora al tonante. Uno dei personaggi Marvel più incostanti, con la trilogia di film più debole (nella sua somma), che ha dovuto nascere e perdere tutto più volte per entrare veramente in quella mitologia creata da Stan Lee fatta di supereroi con super problemi. Chi l’avrebbe detto che uno di questi sarebbe stato un orribile colore su tutti i peli del suo volto?

Thor è disponibile su Disney+ nella sezione Marvel.

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