Hugh Jackman e l'ora X di Logan: un rapporto immortale con Wolverine

Sono passati 17 anni da quando Hugh Jackman ha vestito per la prima volta i panni rabbiosi di Wolverine. Chi sono i suoi padri: Mel Gibson o Clint Eastwood?

Condividi

Balla coi lupi

Quell'attore australiano si muove troppo su quel ring di un locale di lotte clandestine ipoteticamente situato nella provincia di Alberta in Canada. Bryan Singer, il regista di X-Men (2000), sa che l'australiano viene dal musical e non riesce a stare fermo un attimo. Lui, da regista, sa però che al cinema il movimento interiore è più importante di quello esteriore per cui cerca di lavorare con lui dandogli subito due suggerimenti: Mike Tyson e Mel Gibson. Il primo dovrà essere preso come punto di riferimento per le movenze da baricentro basso (difficili per uno spilungone come l'australiano) mentre il secondo è per Singer fondamentale da studiare perché senza dire battute riusciva a comunicare in Mad Max tutto il senso di una lotta da sopravvissuto che quotidianamente conduceva nel futuro postapocalittico disegnato da George Miller. Sapete benissimo, perché è diventata storia molto raccontata a Hollywood (Jackman sostituisce in extremis Dougray Scott così come Mortensen diventa Aragorn all'ultimo minuto al posto di Stuart Townsend), di quel difficilissimo giorno di riprese per il trentaduenne Hugh Jackman sul set di X-Men di Singer per impersonare il mutante rabbioso con l'adamantio in corpo James Howlett, anche detto Wolverine ma, prima, figlio illegittimo di Thomas Logan. I capelli sembravano quelli di Lon Chaney Jr. ne L'Uomo Lupo (1941)di Waggner o di John Travolta in Grease (infatti venivano costantemente inondati di lacca come succede al personaggio del magistrato Caselli ne Il Divo di Paolo Sorrentino).
Il corpo aveva dovuto assumere 6000 calorie al giorno per tanti giorni. Il lavoro in palestra era stato massacrante.
Il film fu un successo. Il personaggio fu un successone. Cominciò l'era del cinecomic.
E per Hugh Jackman cominciarono 17 anni in compagnia di un doppio molto tosto... anche da interpretare.

La metà oscura

Se sentite parlare dettagliatamente un attore dell'allenamento intensissimo cui si è sottoposto per raggiungere un certo tipo di condizione fisica necessaria per la canonica inquadratura degli addominali presente, spesso anche al plurale, in ogni cinecomic che si rispetti... dovete stare attenti alle sfumature. Raccontano della dieta, del cambiamento di umore in relazione al cambiamento della chimica del corpo, di sensazioni mai provate prima, di nuovi ritmi fisici (molto spesso anche sessuali; almeno secondo Paul Rudd), belle novità... e poi una tremenda, disperata, voglia di tornare ad essere quelli che, lontano da macchine da presa, giornalisti e red carpet, possono passare una serata a vedere la tv in ciabatte mangiando snack e bevendo birra. Paul Rudd ha dichiarato sì che non era mai stato così in forma nella sua vita come ai tempi della preparazione fisica per Ant-Man (c'è l'inquadratura dei suoi addominali? Yes) ma allo stesso tempo ha sempre aggiunto due secondi dopo... che sarebbe probabilmente impazzito se avesse dovuto sottoporsi ancora una volta a quel regime dietetico e sportivo. Perfetto. Immaginate allora che Hugh Jackman ha avuto il privilegio di interpretare, con uno screen time importante, Howlett aka Logan aka Wolverine nel franchise X-Men almeno sette volte su dieci film con tre spin-off da protagonista assoluto e due cammei (il nostro preferito è in X-Men - L'inizio quando manda istantaneamente a quel paese in un bar i reclutatori Professor X e Magneto). Sappiamo benissimo che c'è di peggio rispetto a fare questa vita. Quando si lavorava, si diceva: sempre meglio che lavorare in miniera. Oggi che non si lavora, si dice: sempre meglio questo che non lavorare. Hugh Jackman sarebbe d'accordo con noi perché non ha avuto un'infanzia miliardaria. Eppure, se vi mettete nei panni di un attore, passare 17 anni (tanto tempo è passato da quella prima apparizione di Wolverine in quel locale di lotte clandestine dell'Alberta) accanto a un personaggio così impegnativo dal punto di vista psico-fisico, e dietetico, non deve essere stato facile. Non ci stupisce pertanto che Jackman non sia mai riuscito dal 2000 a oggi a trovare al cinema un ruolo altrettanto iconico e in grado di farci avere di lui una percezione diversa.

Tra i grandi monogami

Fedeltà a un personaggio? Sean Connery è stato 6 volte James Bond. Harrison Ford 5 volte Indiana Jones (compreso il futuro Indiana Jones 5), 2 volte Jack Ryan, 2 volte Rick Deckard e 4 volte Han Solo (ma in questo caso da non protagonista). Johnny Weissmuller è stato 12 volte Tarzan e 13 volte Jungle Jim. Christopher Lee? 5 volte Saruman, 7 volte Conte Dracula e 3 volte Conte Dooku. Mel Gibson, citato prima, 3 volte Mad Max e 4 volte Martin Riggs. Clint Eastwood: 5 volte Harry Callahan e 3 volte l'Eroe Senza Nome degli spaghetti western di Sergio Leone. Il paragone con Eastwood è stato spesso fatto in relazione alla faccia e alla recitazione asciutta di Jackman. C'è da dire che il nostro adorabile australiano (uomo simpaticissimo, padre di famiglia, ballerino scanzonato) è troppo dolce ed esuberante per avvicinarsi veramente a quel malumore di poche parole scottato dal sole che è sempre stato lo stile di Clint Eastwood. Quando infatti i due si incontrarono a una fila fuori da un evento pubblico e Jackman si avvicinò a Eastwood per presentarsi e dirgli che molti li paragonavano, Eastwood aveva commentato a mezza bocca e con una certa durezza: "Mettiti in fila ragazzo".
Come dire... non sei ancora il mio figlio artistico.

Conclusioni

In 17 anni di attività ad alti livelli grazie al successo del suo Wolverine dentro il franchise X-Men, il nostro amato Hugh Jackman ha sfondato soprattutto a Broadway grazie a The Boy From Oz, eccellendo anche come presentatore garrulo ma di carisma, giovialità e simpatia travolgenti (ce lo vedete Eastwood a fare quelle cose?) sia per gli Emmy che per un'ottima presentazione Oscar nel 2009 in cui si lamenta di come i cinecomic vengano snobbati dall'Academy Awards (aveva ragione lui: dopo lo snobismo verso The Dark Knight del 2009, dal 2010 il Miglior Film arriverà a poter contenere 10 titoli). In questi quasi quattro lustri i tentativi extra Wolverine più interessanti sono stati Kate & Leopold (2001; prima delle tre collaborazioni con James Mangold) e The Prestige (2006). Le ambizioni più forti, Australia (2008) e The Fountain - L'Albero Della Vita (2006), due brutte delusioni. Non ci sembra pertanto strano che Logan, diretto da un regista che ha imparato a conoscerlo bene come James Mangold, gli permetta allora l'interpretazione al cinema fino a questo momento più soddisfacente e inusuale (anche nel look). Era giusto finalmente chiudere con Logan giocando anche in chiave metacinematigrafca circa la fine di diete massacranti e forma fisica perfetta per non far infuriare i fan. Questo Wolverine, lo sapete, è pieno di acciacchi e segni del tempo che è passato. Nessuno è immortale. Nemmeno un immortale. Come sarà la vita senza quelle 6000 calorie al giorno? Come verrà pianificato un anno di lavoro senza quei mesi di training necessari per prepararsi ad ogni X-Men movie?

The Greatest Showman

Supponiamo che cominceremo ad avere certe risposte già a partire da questo Natale 2017 quando The Greatest Showman di Michael Grace arriverà in sala. È la biografia musicale del celeberrimo P.T. Barnum.
Potrà quel geniale pioniere dell'attività circense far uscire Jackman dall'immagine prigione di Wolverine?

Continua a leggere su BadTaste