Hot Shots!, rivisto oggi

Hot Shots! dimostra ancora oggi che è possibile far ridere con il citazionismo spinto, se ci si ricorda di scrivere delle battute divertenti

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Questo articolo fa parte della rubrica Rivisti oggi

C’è un dettaglio assolutamente secondario e peraltro a posteriori relativo a Hot Shots! che secondo noi è comunque significativo e un buon modo per cominciare a parlarne: la sua pagina Wiki inglese è la prima, tra quelle sui film di ZAZ, a non avere una sezione dedicata alla produzione, al casting, alle curiosità, alle interviste ad autori e attori, anche solo alla colonna sonora. Se chiedete a noi, è indicativo: Hot Shots! è il primo film della premiata ditta a essere fatto, se non con il pilota automatico, quantomeno con una fortissima consapevolezza e controllo della materia comica da loro stessi inventata, quella fatta di parodie di film famosi, gag costanti, slapstick e un continuo scarto di toni e generi per mantenere sempre viva la locura.

Cos’hai detto di Hot Shots!?

Attenzione! Non stiamo dicendo che Hot Shots! sia banale, scontato, prevedibile o meno divertente dei predecessori! Solo constatando come sia un primo passo verso quella normalizzazione e anche banalizzazione che esploderà più avanti con i vari Scary Movie. O se preferite: è il primo film del trio (o meglio di uno dei tre, visto che è opera del solo Abrahams) nel quale mettere in fila una citazione cinematografica dietro l’altra prende il sopravvento sul resto dell’insalata di demenza. Persino L’aereo più pazzo del mondo, che pure era un remake sorprendentemente fedele di un film del 1957, non si appoggiava così spesso a idee altrui per stravolgerle e renderle buffe.

Poi, certo: Top Secret! citava generi diversi a nastro, ma raramente scene specifiche di questo o quel grande successo del momento. E Una pallottola spuntata è sempre stata prima di tutto sé stessa. Hot Shots!, invece, nasce abbastanza esplicitamente come parodia 1:1 di Top Gun, salvo poi prendere altre direzioni e infilarci scene da un po’ qualsiasi cosa andasse all’epoca: da Nove settimane e mezzo a Rocky, da Balla coi lupi a Via col vento. Possiamo dirlo? Di tutti i modi diversi con cui gli ZAZ ci hanno fatto ridere negli anni, la parodia diretta di una sequenza famosa e moderna se non contemporanea è forse il più pigro.

Scusa puoi ripetere?

Ovviamente questa considerazione non fa nulla per diminuire il valore del film (lo diciamo subito esplicitamente per evitare strali), ed è più che altro un indizio sul futuro, una piccola spia di quello che sarebbero diventati i fratelli Zucker e Jim Abrahams con l’esaurirsi dell’ispirazione. Hot Shots! è ancora strapieno di ispirazione, ed è questo che lo salva dal rischio di faciloneria. “Strapieno” vuol dire che ogni singola scena contiene almeno un momento memorabile, che la quantità di battute citabili all’infinito – anche in italiano, per merito di un grandissimo lavoro di localizzazione e doppiaggio, di quelli che di solito vengono riservati ai film di Mel Brooks – è ben superiore al fatto che, per esempio, la citazione del Superman di Christopher Reeve è telefonatissima e chiaramente infilata per far esclamare al pubblico “è Superman!”, e non perché sia particolarmente divertente.

Dopodiché, è chiaro come sempre che la comicità è una questione soggettiva, e che quello che fa ridere me et cetera. Il citazionismo diretto, però, almeno secondo noi, perde mordente con le successive visioni, perché smette di essere sorprendente dopo la prima. Per fortuna, appunto, che tutto il resto invece ha retto il test del tempo, e che Hot Shots! è pieno di situazioni e personaggi indimenticabili anche quando non prova a fare altro ma è solo sé stesso. Insomma: è un miracolo di equilibrio, con tutte le caratteristiche per rischiare di diventare solo un altro Scary Movie ma che si risolleva grazie all’esecuzione e agli interpreti.

Hot Shots! è un film di personaggi

E lo è più di quanto lo fossero gli altri film di ZAZ, a eccezione ma non troppo di Una pallottola spuntata: certo, la trilogia di Frank Drebin è prima di tutto su di lui, ma è anche molto più costruita sull’azione e sul cinema inteso come movimento. Hot Shots! è paradossalmente meno action pur parlando di piloti di aerei, e per converso lascia spazio ai suoi personaggi per respirare e venire caratterizzati anche al di là della loro funzione comica. In fondo stiamo parlando di una storia d’amore, come Top Gun: il rapporto tra Topper e Ramada conta di più di Saddam e dei voli in aereo. E sempre come in Top Gun, anche il resto della squadra ha modo di farsi notare e di avere un minimo arco narrativo.

Non vale per tutti, ovviamente: l’esempio principe del contrario di quanto scritto finora è Lloyd Bridges, mattatore assoluto pur interpretando un personaggio che fa sempre la stessa cosa e ha sempre la stessa linea comica. Ma fa comunque parte degli ingredienti necessari ad alimentare l’umorismo, non è un corpo estraneo messo lì per far ridere ma si integra perfettamente con i suoi piloti e con la surreale situazione nella quale si addestrano. Peraltro, questa attenzione al lato umano della comicità fa sì che Hot Shots! sia di gran lunga il film meno “politicamente scorretto” del trio: c’è della satira pesante sulla geopolitica dell’epoca, certo, ma è davvero l’unica cosa forse contestabile e discutibile (o no, se chiedete a noi, visto che parliamo di dittatori messi in ridicolo). Per il resto, parliamo di un film cinefilo, irriverente ma tutto sommato innocuo, che fa genuinamente ridere senza scuotere granché, nel bene o nel male. E in certi casi, soprattutto di fronte a una scrittura di questa qualità, va benissimo così.

Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti!

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