Horizon Zero Dawn, la prova
Alla Milan Games Week abbiamo messo le mani su una demo del nuovo gioco di Guerrilla Games: le nostre impressioni su Horizon Zero Dawn
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Sarebbe facile tracciare paragoni con The Witcher 3: Wild Hunt, per dimensioni della mappa e ambizioni del gameplay, o Far Cry Primal, per la riproposizione di un mondo primitivo e dominato da animali selvatici per quanto bionici.
[caption id="attachment_161798" align="aligncenter" width="600"] Horizon: Zero Dawn è davvero uno spettacolo per gli occhi. Più di tutto ci ha impressionato l’ampiezza della linea d’orizzonte di certi scenari.[/caption]
L’animale più grande, dotato, abile nella caccia, vive a discapito del più debole. L’umanità, in questo pianeta Terra proiettato mille anni nel futuro, non è in cima alla catena alimentare. La sua sopravvivenza è tutt’altro che scontata, arroccata attorno all’abilità dei migliori guerrieri che procurano cibo e difendono gli accampamenti dalle incursioni dei robot che, esattamente come fossero animali, si distinguono in numerose specie, ognuna dominata da diversi pattern e abitudini. Tra questi cacciatori, c’è anche Aloy, vero e proprio elemento di congiunzione del gioco con Enslaved: Odyssey to the West. Entrambi i protagonisti delle rispettive avventure sono mossi dallo stesso, fulgido obiettivo: la verità. Nonostante l’iniziale reticenza di Monkey, il fine ultimo dell’avventura è il medesimo: la conoscenza.
"Horizon Zero Down è la personalissima avventura di una giovane ragazza affamata di risposte, desiderosa di sapere cosa stia accadendo al suo mondo"[caption id="attachment_161802" align="aligncenter" width="600"] Il modo migliore per sopravvivere, consiste nel non sottovalutare mai la situazione. Persino l'abbattimento di un singolo nemico può complicarsi, se improvvisamente giungono rinforzi da ogni direzione.[/caption]
Pad alla mano ce ne siamo resi conto di persona, della ricchezza delle terre che circondano l’accampamento di Aloy, dell’attenzione per i dettagli, della stessa solidità del motore grafico che effettivamente amalgama scenari mozzafiato, ispiratissimi, brulicanti di vita (sintetica). Il colpo d’occhio e mozzafiato, nonostante la demo da noi provata non godesse della potenza extra di PlayStation 4 Pro che garantirà colori ancora più brillanti, grazie all’HDR, una risoluzione lievemente migliore, il 4K non sarà nativo, e alcuni effetti speciali maggiormente curati. Nessun rallentamento o bug grafico a rovinare l’esperienza. Nessuna incertezza, se non qualche rarissimo caso di pop-up, comunque comprensibile viste le dimensioni della mappa.
Aloy è agilissima. È una vera goduria vederla e sentirla scattare ad ogni inclinazione del pad. Il suo arsenale, tra bastoni, archi e rampini, è di tutto rispetto, ma nonostante ciò è altamente sconsigliato affrontare a testa bassa gli scontri. Appollaiati sulla cima di un altopiano, analizziamo la situazione da distanza di sicurezza. Vogliamo impadronirci di un quadrupede che possa farci attraversare rapidamente la vallata che ci separa dalla destinazione finale. Un gruppo di bipedi ben più rissosi scorta la mandria. Vanno eliminati senza attirare troppo la situazione.
Attivando un dispositivo elettronico, la nostra può letteralmente vedere i punti deboli dei suoi nemici, nonché il sentiero che batteranno le sentinelle. Nascosti nell’erba alta, stando ben attenti a non farci beccare, diventa un gioco da ragazzi sbarazzarsi dei robot a guardia dell’animale scelto come cavalcatura, che viene poi facilmente domato grazie all’Override del suo firmware, dopo averlo saldamente agganciato e legato a terra con il rampino. Il tutto avviene con una naturalezza disarmante, rivelando un’immediatezza sulle prime insospettabile, resa possibile solo da un control scheme certamente abbondante di comandi, tutti ben distribuiti tra i vari tasti del pad.
Decidiamo di ritentare il ratto, questa volta attaccando senza ritegno ogni cosa si muovesse sullo schermo. La schivata diventa fondamentale, così come utilizzare l’arma più adeguata all’andamento dello scontro. Approcciamo i nemici dalla distanza con l’arco. Puntiamo al loro punto vitale, sino a quando non siamo abbastanza vicini per una finisher piuttosto spettacolare con il bastone. Carichiamo frecce infuocate, ottime per rallentare il gruppo di bipedi che intanto ci hanno circondato. Con il rampino ne limitiamo i movimenti, riprendendo le distanze e ricominciando a bersagliarli con l’arco.
[caption id="attachment_161799" align="aligncenter" width="600"] Prendere confidenza con il sistema di mira del gioco è davvero un attimo. Non avremmo mai pensato che fosse così facile e intuitivo centrare i punti deboli dei nemici.[/caption]
Ne viene fuori una battaglia esaltante, tutt’altro che dominata dal caos o determinata completamente dall’abilità del videogiocatore con il pad. La tattica è un elemento tutt’altro che secondario, anche quando la lotta si fa concitata e ravvicinata.
Sbarazzarsi dei nemici vuol dire mettere le mani su un ricco loot, necessario per rimpinzare l’inventario di munizioni e altri item che possono curare Aloy o potenziarne l’equipaggiamento. Anche questo sarà un elemento fondante del gameplay, ancora poco conosciuto ed esplorato a dire il vero, che decreterà il successo o meno di Horizon Zero Dawn. Il rischio, infatti, è sempre quello: trovarsi un mondo gigantesco in fin dei conti vuoto, privo di attrattive e attività, più o meno facoltative, che possano riempire i lunghi spostamenti necessari per raggiungere l’ennesima location, un passo più vicini a quella verità tanto agognata dalla protagonista.
La creatura di Guerrilla Games è promettente. Stilisticamente e tecnicamente già promossa, deve dimostrare quanto il gameplay abbia veramente da offrire in termini di varietà e profondità. Questa breve demo dataci in paso alla Milano Games Week ci ha convinti e ci ha riempito il cuore di speranza. Questo è poco ma sicuro.