Horizon: Forbidden West, ancora una volta i pericoli vengono dall’Ovest | Speciale
Il trailer mostrato alla presentazione di PlayStation 5 dà la certezza che Horizon: Forbidden West esiste e porta con sé importanti aspettative
Sicuramente l’essenza del titolo, che si basa sul ruolo centrale della natura, è evidente sin dalle prime scene del suddetto trailer. Lo dimostrano particolari come la simpatica interazione tra i paguri, o il verde lussureggiante della vegetazione che sovrasta ciò che resta di antichi edifici. D’improvviso, però, il racconto cambia tono, poiché i dolci ritmi della Terra post-apocalittica sono nuovamente messi in pericolo da una piaga rossa come la morte. Spetta ad Aloy, oramai maestra indomita della Macchine, cercare di porre rimedio a una nuova estinzione, aggravata dall’operato dell’uomo stesso.
Il climax crescente del trailer riesce a delineare perfettamente il contesto narrativo, ribadendo l’ambizione ambientalista del titolo, già presente nel suo predecessore. Inoltre, tale dovizia di particolari permette di saggiare le potenzialità del Decima Engine, il motore grafico del gioco. Almeno per quel che riguarda le cinematiche, dato che non è stata mostrata alcuna porzione di gameplay.
Lato gameplay, la mancanza di scene a esso dedicate, al momento, non crea particolari allarmismi. Questo perché nel trailer fanno capolino diverse Macchine nuove, che permettono di pregustare le numerose possibilità d’approccio, sia di interazione che di combattimento, già molto apprezzabili nel primo capitolo.
Infine, altro elemento particolarmente interessante è il concept specifico di Horizon: Forbidden West, ovvero la conquista della frontiera. Non troppo tempo fa parlavamo di questo concetto e del simbolismo dell’Ovest nella cultura americana, in occasione dell’uscita su Switch di The Outer Worlds. Un concetto preso e reintrepretato anche in altre produzioni come Death Stranding, The Last of Us Parte II, fino all’espressione più palese in Red Dead Redemption II. Non si tratta di una casualità, ma di una necessità di svelare, attraverso il medium videoludico, timori ma anche soluzioni a un futuro all’apparenza lontano, ma spaventosamente verosimile. Un futuro in cui l’uomo opera contro la natura e contro se stesso per vantaggio di pochi. Solo riconquistando il punto più selvaggio e pericoloso del mondo, l’Ovest, è possibile avviare una nuova civilizzazione, che prevede il rispetto per l’altro e per sé. Un concetto perfettamente riassunto dall’immagine in rovina del Golden Gate Bridge di San Francisco, California, apparsa nel trailer di Horizon: Forbidden West.
Il secondo capitolo di Horizon sembra quindi farsi carico di importanti aspettative, perché lascia trasparire la volontà del team di sviluppo di voler migliorare le problematicità del primo capitolo – esplorazione poco incentivata, narrazione frammentaria - grazie a una rigogliosa varietà di ambienti e creature, e a una caratterizzazione più profonda del contesto di gioco. Per lo meno, questo è ciò che viene da dire se si vuole credere nella fioritura definitiva di Aloy e della sua epopea per il trionfo della natura. Per avere reali certezze, tocca aspettare ancora a lungo.