Come Hollywood prova a fare profitto anche quando perde soldi al botteghino. Il caso di Quantumania
Fare soldi anche perdendoli al boxoffice? La contabilità di Hollywood (e gli incentivi statali) lo rendono possibile
Ant-Man and the Wasp: Quantumania ha perso soldi al botteghino, ma per Disney è comunque riuscito a generare profitti. Come è possibile? Lo spiega un articolo di Forbes, dalla natura molto tecnica. Un caso di studio, quello del film Marvel, che dimostra come le produzioni non abbiano solo come strumenti di guadagno i cinema, le vendite alle piattaforme e le licenze di prodotti collaterali. Dalla loro parte c’è anche… la magia della contabilità.
Per essere ammessi al credito, almeno il 10% dei costi di produzione deve essere collegato ad attività svolte esclusivamente nel Regno Unito. La Marvel ha deciso così di trasferire la produzione in quel territorio per ricevere un rimborso in contanti fino al 25,5% dei soldi spesi nel paese grazie all'Audio-Visual Expenditure Credit (AVEC). Per ogni film girato lì, gli studi americani aprono una società sussidiaria con sede nel Regno Unito, che si occupi di tutte le fasi della produzione. Nel caso specifico parliamo della Pym Productions III UK.
Come funzionano i meccanismi per accedere al credito?
Lo studio decide di girare il film nel Regno Unito. Crea perciò una società sussidiaria che acquisisce la sceneggiatura dalla casa madre negli Stati Uniti. L’acquisto interno conferisce alla società britannica i diritti per realizzare il film basato su quella sceneggiatura. Si entra così in produzione con la sussidiaria che se ne occupa fino al completamento dell’opera.
Se la società fa profitto tramite il film, il governo opera solo una riduzione delle tasse. In caso di perdita viene erogato un rimborso sotto forma di credito d’imposta. È interesse degli studi ricevere il credito d’imposta, molto più vantaggioso, perciò si mettono in atto una serie di operazioni per assicurarsi il beneficio. Il primo step è riacquisire i diritti dalla società britannica con una vendita interna. Per farsi rivendere i diritti pagano il 74,5% dei costi di produzione alla società, mentre il restante 25,5% viene dato sotto forma di prestito. Il prestito e il ricavato della vendita dei diritti danno alla società britannica il 100% del budget di produzione del film. Questa, avendo venduto i diritti, non riceve gli incassi del film, ma resta comunque di proprietà della casa madre.
Per il governo britannico i prestiti non entrano nel computo delle entrate, perché vanno restituiti. Così vengono considerati come una perdita. Pari, dunque, al 25,5% del budget di produzione. Ovvero la cifra che viene rimborsata dall’AVEC come credito d’imposta. Il prestito è, in altre parole, uno strumento per simulare la perdita, anche quando non si verifica realmente, e ricevere il denaro.
Sappiamo che Ant-Man and the Wasp: Quantumania ha guadagnato solo 476,07 milioni di dollari al botteghino. Disney ha ricevuto dal theatrical circa la metà, 238,05 milioni di dollari a fronte di un budget di produzione di 388,4 milioni di dollari. Tuttavia, grazie ai crediti fiscali britannici per la produzione audiovisiva, la casa di produzione ha ricevuto un rimborso di circa il 25,5% dei costi spesi in Regno Unito, pari a $58,3 milioni, riducendo così i costi netti del film a 330 milioni.
Ma è pur sempre in perdita… e quindi?
Nella corsa di un film non ci sono solo i ricavi dalla sala. Sono però gli unici che vengono monitorati con dati pubblici. Se i ricavi dei merchandise, dell’home video e della vendita alle piattaforme sono sufficientemente alti possono coprire i costi del marketing (che non sono inclusi nel bilancio del film, poiché coperti dallo studio separatamente) e la perdita theatrical. Non è semplice saperlo, dato che non sono cifre pubbliche. Forbes è però certo che Ant-Man and the Wasp: Quantumania abbia generato un profitto (in un grafico indica come profitto netto "ben" 88,2 mila dollari), per quanto piccolo proprio grazie a un mix di incentivi e mercati secondari.
Sicuramente questo vi è dalla parte della società britannica. Dopo aver pagato tutte le spese, questa rimane con un piccolo utile, che tecnicamente è il "profitto". Per lo meno sulla carta. Questo profitto non è reale perché deriva solo dai pagamenti dello studio madre. In pratica, è solo una transazione tra due parti della stessa entità.
Sono queste strategie adottate da Hollywood per abbassare i rischi e provare a massimizzare i ritorni. Non sempre questi meccanismi sono efficaci per recuperare l’investimento senza poter contare su degli incassi al botteghino in positivo. Però spesso un flop può essere attutito in questo modo, considerando la produzione del film come un elemento complesso in cui possono intervenire sgravi fiscali di vario tipo, spesso su più paesi che li mettono in atto per attrarre investimenti, ma anche product placement e clausole contrattuali che legano il pagamento delle star alle percentuali di profitto. La magia di Hollywood, anche nei bilanci.