Hitman 2: cosa dobbiamo pensare della partecipazione di Sean Bean?

Sean Bean si prende in giro facendo la vittima di Hitman 2 o è il videogioco che lo prende in giro per farci divertire?

Critico e giornalista cinematografico


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Nel vedere il trailer di lancio di “L’immortale” ridiamo con Sean Bean o di Sean Bean?

“L’immortale” è una missione a tempo determinato (cioè giocabile solo per poche settimane e poi mai più) di Hitman 2, e il suo trailer si apre con l’attore noto per morire in (quasi) tutti i film che interpreta che dice ad un analista: “È una specie di talento suppongo, non credevo sarebbe stato così, ma cercano sempre di uccidermi sai. Ho ingannato la morte parecchie volte”. Sembra Sean Bean stesso, un attore, a parlare e invece no. Lo sappiamo noi, lo sai lui. Eppure l’impressione è che stiamo ridendo alle sue spalle, che non ci sia una presa in giro consapevole.

Perché Sean Bean non lo sta dicendo in un film, in una serie o in uno sketch televisivo, cioè in un ambiente a lui familiare. Lo sta dicendo in terra straniera, in un videogioco.

https://www.youtube.com/watch?v=PfcnbCWe-Sw

Non è la solita partecipazione di un attore ad un videogioco, è qualcosa di più piccolo ma nella sua minuzia di più significativo o se non altro rivelatore.
C’è un evidente intento satirico e metalinguistico nel prendere come prima vittima di un videogame come Hitman 2, che si fonda sull’attenta pianificazione di una serie di omicidi, proprio Sean Bean. Quel che viene detto al giocatore, in parole povere, è: “Questa volta sei tu a dover uccidere l’uomo che è noto per morire sempre. E non sarà facile”.
Che i videogiochi rubino al cinema è noto da tanti anni (più di quelli che si direbbe, di certo da prima che avessimo una grafica tridimensionale), ma in questo caso i videogiochi schiacciano il cinema. Prendendo un attore a cui proprio i film (e le serie) hanno appiccicato l’immagine dell’eterno morente e usandolo per un divertimento accessorio dei suoi giocatori, di fatto Hitman 2 professa la sua superiorità.

Sean Bean infatti, vale la pena ripeterlo, non è il villain di Hitman 2, è solo un bersaglio di una missione giocabile per poco tempo. Certo è la missione di lancio del videogame, quindi è importante, ma non è il cuore del videogame. Serve semmai ad introdurlo. Sarebbe esagerato paragonare tutto questo a Toro Seduto che gira in tournée per gli Stati Uniti facendo il verso a se stesso, ma la categoria è quella.

Uscirà il 20 Novembre "L’immortale" e intanto su internet possiamo già vedere il suddetto trailer oltre a diverse immagini della versione animata di Sean Bean, ovvero Mark Faba, ex agente dell’MI5, ora assassino a pagamento la cui reputazione di fingersi morto è nota e lo rende pericoloso. E già fa ridere che qualcuno sia pericoloso perché sa fingersi morto molto bene, calza più il gioco di rimandi tra videogiochi, film e serie che una vera trama, è più un modo per ridere (noi) del fatto che Sean Bean, un attore che recita le parti di un morto, qui è un personaggio che finge di morire. E per questo è molto famoso.

I videogiochi non sono ancora arrivati alla fase in cui dentro di essi parlano di sé, come il cinema ha cominciato a fare con costanza e frequenza negli anni ‘90, avviene solo nella videoludica indipendente (Braid) e comunque molto raramente. Allora parlano delle arti di cui si cibano, da cui rubano interpreti, volti, star, soluzioni, idee e scenari. Sean Bean infatti non è certo l’unico dettaglio cinematografico di Hitman 2, titolo che già dal trailer vediamo svolgersi tra il Vermont, Mumbai, Hawke’s Bay e un’isola inventata. Ogni singola inquadratura di queste location ricorda la maniera in cui gli ultimi film di James Bond (quelli con Daniel Craig) hanno trattato le location esotiche. Benché il protagonista non sia certo un agente segreto, anzi il suo opposto, il cosmopolitismo del gioco è trattato alla stessa maniera, ricerca quel fascino perduto dell’alieno in un ambiente che pare chiuso, in cui lui si mescola ma al quale non appartiene.

Questo tipo di presa in giro è quello che per decenni il cinema ha fatto ai videogiochi. Prendeva i suoi personaggi e ne faceva filmacci, oppure li inseriva in film buoni ma prendendoli in giro, metteva i personaggi che amano i videogiochi nella posizione di essere i peggiori e meno desiderabili o ancora li relegava a qualcosa di abbastanza ridicolo, per non dire di tutti i film che proprio ai videogiochi attribuivano i mali della società. Il cinema dall’alto della sua posizione ha fatto il bullo per anni con la videoludica.

Adesso è sempre più difficile negare che i ruoli si sono invertiti.

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