Hettienne Park difende Hannibal: sta provando a cambiare i vecchi cliché televisivi
L'attrice americana, che nella serie NBC interpreta l'agente della scientifica Beverly Katz, difende Hannibal dagli attacchi (gratuiti) scatenatisi dopo il quarto episodio...
Nel dibattito sul cosiddetto "principio di Puffetta" (un personaggio femminile la cui psicologia e funzione narrativa sono incentrate esclusivamente sul suo sesso anagrafico) si è inserita anche l'attrice statunitense di origine asiatica Hettienne Park, vista di recente nel ruolo di Beverly Katz nella serie NBC Hannibal. L'ultima puntata della serie creata da Bryan Fuller, trasmessa lo scorso venerdì, ha riscosso sì un coro più o meno unanime di consensi per ritmo e tensione, ma ha anche suscitato qualche polemica per la morte improvvisa del personaggio di Beverly, visto dai detrattori dello show come un'ennesima mossa in senso maschilista e razzista da parte di una serie che, al di là di qualsivoglia dubbio, risulta comunque imperniata sul rapporto tra due uomini bianchi.
Fuller mi ha messa in un ruolo che non pensavo avrei mai avuto la possibilità di ottenere. Raramente ho visto minoranze - donne, donne appartenenti a minoranze, men che meno donne asiatiche - arrivare a interpretare personaggi come Beverly Katz. In realtà, a dirla tutta, raramente ho visto personaggi come Beverly Katz, punto e basta. E il suo cognome è Katz [di chiara origine ebraica, ndt], per favore! Questo è sintomo di un modo di scrivere - e di un casting - aperto, antirazzista e femminista, a mio giudizio.
Ha inoltre risposto a chi ha visto nell'eliminazione del personaggio di Beverly un intento di maschilizzazione della storia, ribadendo come la serie, ispirata ai romanzi di Thomas Harris, sia incentrata sul rapporto tra Will Graham e Hannibal Lecter, "due uomini, ed è lì che il focus della serie probabilmente rimarrà in ogni caso. La mia idea è che la loro relazione sia ormai ben chiara a tutti, e che quindi ci si potrà dedicare allo sviluppo di altri personaggi femminili - o almeno così spero".
Bryan [Fuller, ndt] avrebbe voluto che rimanessi più a lungo. Io stessa volevo rimanere per più a lungo. Ma non siamo gli unici che hanno voce in capitolo su questo argomento. [...] La programmazione e la disponibilità sono fattori importanti. E non bisogna dimenticare i vincoli di Padre Tempo e dell'Onnipotente Budget. Sareste scioccati nel sapere quanto sia pazzesca questa serie, in rapporto ai pochi soldi che vi vengono investiti.
Certo, Beverly sarebbe potuta restare nello show per molto tempo ancora, rimanendo magari sullo sfondo di snodi narrativi che non la coinvolgessero direttamente, parte di un background di cui fosse poco più di una mera comparsa. Invece, dice l'attrice:
Fuller ha scritto su Beverly quanto basta per far arrivare il pubblico a conoscerla un po' meglio, portandolo a identificarsi con lei e provare un sincero interesse per la sua morte. Se la gente può immedesimarsi in questo personaggio indipendentemente dal colore della sua pelle o dal sesso d'appartenenza, senza usare nessuna delle carte che siamo abituati a veder giocare da parte delle ragazze in tv, questa è una gran cosa a mio parere. Se ti arrabbi, non capacitandoti di quanto Beverly sia imprudente, sono d'accordo con te, anche se parte del divertimento offerto da questa serie è il suo omaggio al genere horror.
L'uscita di scena di Beverly sarebbe potuta essere più rocambolesca, cosa che avrebbe dato all'attrice una maggiore soddisfazione:
Ho proposto a un paio di produttori di concedere a Beverly di assestare almeno un colpo al suo nemico prima di morire, magari un calcio nelle palle o una ferita di qualche genere. Ma allora è sorto un problema ben diverso, ovvero fare in modo che Hannibal non venga scoperto troppo presto; cosa che non può accadere, altrimenti finirebbe lo show.
Prescindendo dalle modalità in cui l'agente viene eliminata dal perfido Hannibal, la Park difende a spada tratta lo show dall'accusa di discriminazione, problema che si è trovata a fronteggiare più volte nella sua carriera.
Mi sono trovata faccia a faccia con la mia quota di razzismo e sessismo, lavorando in questo settore. È disgustoso. È umiliante, irritante, profondamente demoralizzante, e cazzo se fa male. Quando ci si sente emarginati dal mondo in generale, c'è grande sollievo e responsabilizzazione nel vedere qualcuno con cui è possibile identificarsi sullo schermo, qualcuno che non sia soggetto a luoghi comuni e stereotipi. E ti senti molto giù quando questo qualcuno viene eliminato. Se non hai mai sofferto a causa del colore della tua pelle, o di quello che hai tra le gambe, o di chi dorme accanto a te di notte, probabilmente non puoi capire a fondo che tipo di dolore sia. La rabbia è di solito la nostra prima difesa contro il dolore; queste sono cose che non puoi fisicamente toccare, mettere da parte e archiviare, e così finisci per scagliarti contro la prima forma tangibile che trovi - come l'autore della serie di Hannibal, maschio e bianco - che rischia di diventare ingiustamente il punching ball per il dolore di molta gente.
Insomma, Park ci tiene a ribadire il coraggio mostrato da Fuller nell'inserire personaggi femminili credibili e ben costruiti in uno show che, da soggetto, non li richiedeva.
Non dimenticate che parliamo di una serie che va in onda su una rete televisiva. Per vendere quei dollari di pubblicità e sopravvivere, bisognava fare appello alle masse. Fuller non aveva il dovere di inserire tutte quelle donne nella trama. Non era tenuto ad avere tutti quei personaggi femminili forti. E non era tenuto a mostrare tanta varietà all'interno dello show. Ma Hannibal sta cercando di cambiare il modello antiquato di programmazione televisiva, e lo sta facendo. Sì, le donne sono importanti e un minimo di diversità dovrebbe essere garantita in ogni spettacolo, sono d'accordo. Ma una sola persona non può cambiare l'intera industria nel giro di una notte.
Resta poco da aggiungere: la difesa di Hettienne Park va ben al di là dell'ottuso campanilismo di un'attrice affezionata alla propria serie. Le accuse mosse al programma di Fuller risultano quantomai assurde, alla luce del magistrale sviluppo del personaggio di Beverly Katz nell'arco di poche puntate. Se gli spettatori sono rimasti turbati e feriti dalla sua scomparsa, è proprio grazie alla bravura dimostrata dal team di sceneggiatori nel costruire un carattere televisivo che non risponde ad alcuno dei luoghi comuni di cui pullulano praticamente tutte le serie tv. Beverly non è particolarmente bella, né una combattente feroce che si fa strada a suon di cazzotti: è una ragazza acuta, coraggiosa ma ben più tridimensionale di qualsivoglia improbabile eroina da videogioco.
In un panorama televisivo in cui, con indolenza colposa, ci ritroviamo ancora ad assistere al reiterarsi di modelli femminili creati unicamente in funzione dei protagonisti maschili, uno show come Hannibal ha il coraggio di cantare fuori dal coro, non accontentandosi di regalare un mero contentino al pubblico, ma prendendo invece personaggi letterari maschili e riconvertendoli in figure di donne affascinanti a prescindere dal grado di appetibilità sessuale, e facendo appassionare gli spettatori al loro destino senza doverle neppure, pensate un po', mostrare in lingerie o farle pigolare in cerca dei favori di questo o quel maschio.
La forza di un personaggio come Beverly sta nel fatto che potrebbe essere tranquillamente interpretato da un uomo, senza per questo perdere nessuna delle proprie caratteristiche. E per quanto suoni paradossale, tuttora sono ben pochi i programmi che si concedono questo lusso. Duole constatare che uno dei migliori tra essi venga reso bersaglio di critiche tanto miopi, specialmente in un momento così cruciale per il suo futuro (la serie rischia di essere chiusa se non vi sarà, a breve, un sensibile incremento degli ascolti). Al di là dell'insindacabile gusto personale, l'onestà intellettuale impone al pubblico di riconoscere il valore intrinseco del prodotto che ha davanti agli occhi: e, sangue a parte, Hannibal si è dimostrato capace di veicolare in maniera inedita un messaggio antidiscriminatorio e coraggioso, distaccandosi con acume dalla collosa palude di luoghi comuni in cui troppo spesso l'ignaro spettatore si ritrova ad annaspare senza l'ossigeno dell'innovazione.
Fonte: yellowbird66