Heath Ledger e The Dark Knight maledetti? No, grazie...
Come facilmente prevedibile, i mass media hanno iniziato a porre le solite etichette sul povero attore e sul film in cui interpretava Joker. Ecco perché, come solito, non hanno capito nulla...
Rubrica a cura di ColinMckenzie
Trovate le update sul fatto in questo articolo
Ma per parlare di film maledetto (se proprio uno deve fare considerazioni così folcloristiche e discutibili), almeno le tragedie devono avvenire sul set. Tanti film all'epoca del muto vedevano decine di stuntmen morire in scena per le mancate condizioni di sicurezza in quel periodo. Se proprio vogliamo trovare un corrispettivo analogo moderno, penso all'episodio di John Landis de Ai confini della realtà, in cui (per gravi inadempienze sul fronte della sicurezza e delle norme sindacali) morirono tre persone (compresi due ragazzini) durante una sequenza che comprendeva l'utilizzo di un elicottero. Ma qui, per dare l'allegra etichetta, cosa abbiamo? Un tecnico che stava preparando una scena, ma che in realtà non era sul set dove si stava girando. E poi Ledger. In attesa dell'autopsia, si potranno fare tante ipotesi, ma di sicuro non è morto sul set o a causa del film.
Insomma, visto che il (molto presunto) maledettismo del film lo abbiamo scartato, passiamo al povero Heath Ledger, che molti non vedono l'ora di inserire nella galleria delle morti maledette.
La stampa italiana, come solito, dà il meglio di sé in queste situazioni. Il Messaggero Online titola "La morte di Heath Ledger, per la polizia è suicidio", poi nell'articolo dice "Secondo la polizia potrebbe essersi suicidato". Uguale, no? Lo stesso quotidiano, che ovviamente ci tiene molto a 'suicidare' Ledger, poi sostiene che gli amici lo avevano visto teso durante le feste di Natale perché gli mancava la figlia. Incredibile, un essere umano che sente la mancanza della figlia, sicuramente è un fenomeno rarissimo e tipico soltanto degli attori hollywoodiani che vogliono farla finita. Un po' più contenuta La Repubblica , che parla di "Forse Ledger si è suicidato", puntando comunque su questa ipotesi (che evidentemente fa vendere di più). Peccato che la polizia avesse semplicemente detto (in maniera molto professionale) che in quel momento non potevano escludere completamente questa ipotesi.
C'è poi chi si attacca ad un'intervista data per I'm not There, distorcendola completamente. Infatti, è chiaro come Ledger sostenga che la nascita della figlia lo abbia portato a considerare in maniera diversa la morte, non temendola (perché ovviamente lascerà qualcosa), ma non cercandola neanche, perché vuole starle più vicino possibile. A me sembra un messaggio d'amore, ma basta togliere la figlia dal discorso e il fatto di non cercare la morte (si fa prima a citare solo una frase estratta a 'caso' dal contesto, no?) ed ecco che diventa un annuncio di morte. Peccato che tutto porti ormai a pensare che non si sia trattato di suicidio. Abbiamo una persona che aspetta una massaggiatrice, la sua governante è ancora in casa (e quindi, potrebbe vedere che sta male) e non ci sono messaggi di addio. I suoi medicinali non sono sparsi per la stanza e presi in maniera confusa, ma tutto sembra regolare, come se avesse semplicemente ingerito i farmaci normali che aveva (e che, cosa che non viene detta spesso, erano tutti stati regolarmente prescritti). La famiglia sostiene che non fosse il tipo da suicidarsi (lo conosceranno un po' meglio di qualche giornalista, no?) e peraltro, se proprio fanno fede le dichiarazioni dei junket, aveva detto che voleva vedere la figlia crescere. Inoltre, chi gli è stato accanto sul set di Terry Gilliam sostiene che fosse molto felice dell'esperienza. Mi rendo conto che è magnifico per un giornalista riciclare i vecchi articoli su Kurt Cobain o icone del genere, ma non mi sembra proprio il caso.
Ma sapete perché i giornalisti (soprattutto italiani, ma non solo) che si occupano di cinema utilizzano questi mezzucci? Beh, perché all'interno delle redazioni parlare semplicemente di cinema tout court non funziona e non piace ai vertici, che invece vogliono scandali, pettegolezzi e curiosità. A tal punto che si verifica una divisione francamente folle tra i recensori (la casta eletta) e chi si occupa di notizie del genere, come se non stessimo sempre parlando di cinema. Ergo, è naturale che si punti sempre al sensazionalismo e al titolo forte. Anche quando, paradossalmente, la realtà è ancora più drammatica delle invenzioni. Pensateci un attimo: è più drammatico vedere una persona che sceglie volontariamente di morire o una che ci abbandona per uno sventurato incidente, lasciando la figlia che tanto amava senza padre e non per una scelta volontaria?