Hayden Christensen, Anakin Skywalker e Ahsoka: un eroe ritrovato
La parte del leone del quinto episodio di Star Wars: Ahsoka spetta al ritorno in scena di un personaggio iconico...
Sebbene l’episodio 5 di Star Wars: Ahsoka si distingua per molte scelte narrative e momenti salienti, è difficile negare che la parte del leone spetta al ritorno in scena di Anakin Skywalker, personaggio fulcro dell’esalogia Lucasiana, e del suo interprete cinematografico, l’attore Hayden Christensen.
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Quello che però risulta più interessante agli spettatori e ai fan più longevi della saga è il lavoro di sintesi operato dagli showrunner e dall’attore a livello narrativo e “in-universe”. Da questo punto di vista, la manifestazione di Anakin Skywalker nel mondo fra i mondi (sarà stato veramente lui? una manifestazione della Forza? una visione puramente nella testa della sua apprendista Ahsoka? interrogativi che possiamo mettere da parte, che non risultano più rilevanti di tanto ai fini della nostra analisi) segna un punto di svolta, o forse addirittura un punto d’arrivo nell’evoluzione del personaggio che ha avuto vita travagliata negli ultimi venti anni sia in quella galassia lontana lontana… che nella nostra.
I prequel di Star Wars: la caduta di Anakin
Chi si è appassionato alla saga in tempi più recenti ed è abituato a vedere gli episodi I-III amati ed acclamati alla stregua dei classici potrebbe rimanere sorpreso nell’apprendere che l’accoglienza di quei capitoli al cinema, pur riscuotendo un ovvio successo economico, non ottenne un applauso altrettanto unanime da parte della critica e dei fan. I motivi sono molteplici, molto se ne è parlato e molto se ne potrebbe ancora parlare, ma almeno una parte del malcontento che aleggiava attorno ai prequel riguardava proprio lui: il prescelto. Lucas aveva ben chiari i concetti essenziali che avrebbero condotto il discepolo di Obi-Wan alla caduta, ma la trasposizione di quei concetti su pellicola a volte non fu scorrevole e incisiva come avrebbe voluto.
Le cose sarebbero dovute migliorare con Episodio II e con l’entrata in scena di un Anakin in versione adolescenziale, ruolo vinto, alla fine di una selezione di casting che vide tra i candidati nomi ben più noti e famosi, dal canadese Hayden Christensen. Non andò benissimo nemmeno a lui, bersagliato dalle critiche di un pubblico che faticava a conciliare la figura di un adolescente piagnucoloso e irrequieto con il futuro Darth Vader. Anche in questo caso, una sceneggiatura sofferta che aveva l’ingrato compito di mostrarci la storia d’amore con la Senatrice Padmé Amidala remò contro la resa del personaggio anziché agevolarla. Episodio III mise parzialmente una toppa alle falle dei suoi predecessori, le tematiche della saga finalmente si erano fatte adulte e i nodi del personaggio con i suoi interlocutori venivano finalmente al pettine: l’amore segreto con Padme, il rapporto col mentore Obi-Wan, le manipolazioni di Palpatine. Stavolta però tutto accadeva a velocità eccessiva, le voci sulla checklist rimaste da spuntare erano molte e lo spettatore poteva sì assistere, sì forse anche comprendere, ma difficilmente poteva immedesimarsi nella caduta del giovane Skywalker nel lato oscuro della Forza. I tre prequel della saga arrivavano quindi al traguardo dichiarando missione compiuta solo in parte: avevano fatto luce sul passato e sulla caduta di Darth Vader, ma, salvo alcune rare eccezioni, senza essere riusciti ad accompagnare lo spettatore a vivere quella caduta in prima persona.
The Clone Wars: Il Tassello Mancante
A tutt’oggi, la serie animata The Clone Wars è l’opera non cinematografica di Star Wars più vasta e incisiva. Con sette stagioni all’attivo e un cast che abbraccia tutti i personaggi degli episodi I-III più molte altre new entries, sfrutta al massimo lo scenario di caos e le mille possibilità offerte dalla guerra tra Repubblica e Separatisti per elaborare e approfondire tutto quello che non aveva trovato spazio nelle pellicole cinematografiche.
Intendiamoci: i fan, i social e le mode sono volubili, e se da un lato erano ingrate le critiche mosse alla serie animata al suo esordio (“solo roba per bambini”) è forse altrettanto esagerato lo status di santificazione di cui la serie gode attualmente. The Clone Wars è una serie molto variegata, non dimentica che il suo target di riferimento è un target essenzialmente giovanile (e ci sono numerosi episodi e archi narrativi che lo dimostrano dolorosamente), ma non ha neanche paura di concedersi parentesi e trame più serie, incisive e appassionanti. Non fosse altro che per la quantità di tempo e di episodi a disposizione, può permettersi il lusso di sviscerare gli aspetti essenziali (o nascosti) di tutti i personaggi principali, e spesso anche di quelli secondari. Sono in molti a beneficiare di questo tempo aggiuntivo a disposizione, ma chi ne esce più cambiato è proprio il protagonista di cui sopra, Anakin Skywalker.
Da un lato la “doppia” trovata di Lucas e Filoni di introdurre il personaggio di Ahsoka Tano, inedita apprendista affidata a un giovane Skywalker ancora ben lontano dal rango di maestro, ha un duplice obiettivo. “In-universe”, è un’idea dei Maestri Jedi del Consiglio per responsabilizzare maggiormente un Padawan irruento e poco avvezzo alle regole. A livello narrativo, tuttavia, ha un compito analogo nel valorizzare Anakin agli occhi dello spettatore. Fornendogli una cassa di risonanza più congeniale e meno formale del granitico Obi-Wan Kenobi, gli offrono anche l’opportunità di fare emergere il suo lato più solare, eroico e cameratistico. Tutto quello che era venuto a mancare negli episodi cinematografici. Ma sarebbe ingeneroso limitarsi a dire che l’approfondimento di Anakin nella serie animata si limiti solo al suo rapporto con Ahsoka. Il Prescelto ha ampie occasioni di dimostrare perché è ritenuto tale anche con le proprie forze, impegnandosi in numerose occasioni in atti di compassione, di lealtà e di amicizia che lo vedono brillare di luce propria. Quando a cadere nel lato oscuro è l’Anakin dei capitoli cinematografici, ne prendiamo atto, magari con un po’ di rammarico. Quando sappiamo il destino che attende l’eroe delle Guerre dei Cloni, il cuore si incrina con una fitta di dolore in più.
Ahsoka e il Mondo tra i Mondi: la Sintesi e la Chiusura
Giungendo al dunque, è quindi questa la chiusura del cerchio che ci offre il ritorno di Anakin Skywalker in Ahsoka, e che poteva essere possibile soltanto a posteriori di tutte le altre iniziative narrative e in una serie che più di ogni altra fa da ponte tra la dimensione live e la dimensione animata di Star Wars. L’Anakin che ritroviamo in questa occasione è quello della trilogia cinematografica di Lucas… ma è anche quello della serie animata di Filoni. Il passaggio, spesso anche frenetico e concitato, tra le ambientazioni animate e live del suo passato e le incarnazioni chiare e oscure del personaggio fondono in modo coerente quelle che fino ad ora potevano – a buon diritto – essere sembrate come esperienze narrative separate in un’unica, grande storia. E se il concepimento di questa fusione è indubbiamente da attribuire agli showrunner, il merito della sua realizzazione va tutto a Christensen, che ha saputo sintetizzare tutte le sfaccettature e le incarnazioni del suo personaggio in un insieme compatto e credibile, incassando peraltro la stima e l’applauso che molti fan già gli tributano da diversi anni, ma che il grande pubblico gli aveva negato all’epoca dei capitoli cinematografici, e che ora invece gli tributa. Anche questo è un cerchio che si chiude.
Non ci sarebbe niente di male se questa fosse la “chiusura” narrativa del personaggio di Anakin e la sua uscita di scena, temporalmente parlando, nella cronologia della Saga: una sintesi dei suoi momenti più eroici e più tragici del passato e un passaggio di testimone a quella discepola la cui strada ha preso una svolta inaspettata, allontanandosi da lui.
Ma non è affatto detto che questa sia l’ultima volta che lo spettro di Forza di Anakin si materializzi sui nostri schermi. È più probabile che là dove la sua discepola si rechi, la sua presenza non sia mai troppo lontana… non stupiamoci troppo, perciò, se in un futuro vicino o lontano, sentiremo echeggiare di nuovo nell’aria un “ciao, furbetta”.