Harvey Milk prima di Milk

Esattamente 25 anni fa, il documentario The Times of Harvey Milk vinceva l'Oscar. In occasione dell'imminente uscita italiana della pellicola di Gus Van Sant con Sean Penn, scopriamo quel prodotto notevole...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

Per chi non avesse letto le recensione di Milk di Gus Van Sant, la può ritrovare qui.

Ah, i cari vecchi documentari. Quelli in cui i realizzatori controllavano ogni fatto con grande precisione e soprattutto non si facevano notare. Certo, i vari Michael Moore, Morgan Spurlock e Bill Maher sono simpatici e taglienti, riuscendo spesso a tirar fuori prodotti avvincenti. Ma, personalmente, rimpiango i tempi in cui era la storia protagonista e non i realizzatori.

The Times of Harvey Milk ha diversi punti di contatto con il film con Sean Penn e lo stesso Van Sant ha rivelato che è stato grazie a questo lavoro che ha iniziato a rimanere affascinato dalla figura di Harvey Milk. In effetti, l'inizio delle due opere è lo stesso: l'annuncio di Dianne Feinstein che, visibilmente provata, comunica la morte del sindaco e di Milk. Inoltre, c'è anche l'audio del testamento sonoro del protagonista, che fa anche più effetto di quello di Sean Penn (d'altronde, è quello vero). Infine, diverse scene sono state chiaramente riprese (per esempio, l'intervista dopo la vittoria elettorale).

Ma se avete paura di vedere un doppione del film di Van Sant, tranquilli, perché qui possiamo analizzare meglio diversi aspetti importanti della storia. A cominciare dalla figura di Dan White, che viene approfondita decisamente di più di quanto fatto nel lavoro di fiction (e peraltro, vedendo il vero White, è comprensibile perché molti amici di Milk che erano presenti sul set del film avessero i brividi di fronte a Josh Brolin). E' importante anche analizzare il processo a White, per vedere come lo scandaloso verdetto sia stato frutto di una giuria decisamente orientata e schierata (ed è difficile non dare ragione a chi nel documentario sostiene che, per tante persone, ammazzare un gay sia un servizio alla società e quindi questa sia stata la ragione più probabile per un verdetto mite), così come le violente reazioni all'annuncio della sentenza.

In generale, è notevole il lavoro svolto sui servizi dell'epoca, che ci permettono di avere un'idea migliore di quegli anni e di vedere i diversi protagonisti della triste vicenda sotto una luce diversa (e magari più profonda). Ma è quando un documentario riesce a tirar fuori qualcosa di veramente profondo e forte, che si capisce di essere di fronte a un'opera di grande livello. Penso all'inquietante silenzio delle persone di fronte al municipio dopo l'annuncio dell'uccisione dei due uomini. O le inquietanti (e incredibili) parole della moglie di White, che sembra quasi giustificare le azioni del marito. D'altronde, siamo di fronte al lavoro di uno dei maggiori documentaristi della storia, Rob Epstein, due volte premio Oscar e sicuramente quello che meglio ha saputo raccontare il mondo omosessuale, con prodotti come Word is Out, Common Threads (sulle vittime dell'Aids), Lo schermo velato (il rapporto tra cinema e omosessualità) e Paragraph 175 (sui gay e le lesbiche nei campi di concentramento nazisti).

Nel dvd, peraltro, si possono trovare diversi altri contenuti molto interessanti, tra cui immagini di repertorio di Dan White, dell'anteprima al quartiere di San Francisco dove viveva Harvey Milk e soprattutto una notevole conferenza con gli avvocati che hanno difeso con successo White.  

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