Hank Scorpio: tre puntate dei Simpson compresse in una sola
Il migliore degli sceneggiatori con il più creativo dei registi di I Simpson mettono tre trame diverse in una puntata sola e creano la parabola di Hank Scorpio
Questo articolo è parte della rubrica Tutto quello che so dalla vita l’ho imparato da I Simpson in cui ogni settimana rivediamo, raccontiamo e celebriamo i 50 episodi della serie che riteniamo più significativi.
Si trasloca solo due volte - Ottava stagione, episodio 2
MARGE: “Hai accettato un nuovo lavoro in una città sconosciuta senza parlarne con noi?”
HOMER: “Ma certo che no! Non lo farei mai... Perché no?”
MARGE: “Qui abbiamo le radici Homer. Abbiamo amici, famiglie e la tessera della biblioteca. E l’avvocato di Bart è qui!”
Nonostante la grande quantità di episodi prodotti per ogni stagione di I Simpson e le molte combinazioni di sceneggiatori e registi della serie, è capitato solo due volte che uno dei migliori registi della serie, Mike B. Anderson, lavorasse ad un episodio scritto dal più creativo e inventivo tra gli sceneggiatori, John Swartzwelder. Stranamente l’altra volta che è capitato (“Homer Simpson in: Problemi di reni” stagione 10 episodio 8) il risultato è stato molto deludente per quanto comunque fuori dagli schemi.
In Si trasloca solo due volte la serie raggiunge uno dei suoi molti vertici espressivi quanto ad esplorazione delle possibilità di un racconto umoristico moderno e sorprendente in televisione. Realizzando non incidentalmente forse la puntata più divertente di sempre.
L’attacco è subito una grande dimostrazione di buona regia e scrittura. Vediamo Waylon Smithers uscire di casa al mattino, palesemente in un quartiere migliore di quello della famiglia Simpson, e venire approcciato da una limousine che gli offre un nuovo lavoro. Smithers non accetta e anzi si infastidisce anche perché lui vuole solo lavorare con il sig. Burns, ma questo ci viene detto non tanto da lui quanto dal fatto che la canzoncina che canticchia uscendo di casa dice “Lavoro per Monty Burns!” tutto lieto sul tema di Bulli e Pupe (cosa che in italiano si perde perché hanno cambiato la melodia per farci entrare le parole). Quindi nello stesso momento in cui viene spiegata l’ambientazione e impostata la scena, ci vengono subliminalmente date anche informazioni che ci serviranno a capire il rifiuto.
Non potendo avere Smithers gli emissari tenteranno di avere il secondo impiegato della centrale nucleare con la maggiore anzianità. Di nuovo un grande espediente di regia, dopo averlo detto uno stacco di montaggio su Homer che annuncia di aver avuto un’offerta di lavoro ci fa scoprire che è lui. L’offerta l’ha accettata senza chiedere niente alla famiglia ma lo stesso gli hanno dato un VHS promozionale che lui userà per convincerli. Il VHS (che Homer inserisce raggiungendo poi il divano con una mossa piena di aspettativa per qualcosa che già sa cosa sia, altra trovatona di animazione) è un trionfo di cattiveria mascherata da bontà.
Ad aver assunto Homer in una posizione di rilievo è la Globex Corporation, che chiede a tutti gli impiegati di andare a vivere a Cypress Creek, cittadina sul lago con monti e boschi intorno descritta come idillica. Nel video una città derelitta si trasforma in quella dei sogni, i palazzi rovinati diventano belli e curati, un cassonetto dell’immondizia diventa un carretto dei gelati e poi, con una trovata che vale mille dichiarazioni politiche, l’ultimo cambiamento in meglio è un mendicante che si trasforma in elegante cassetta per le lettere. La Globex promette un mondo migliore per famiglie, idilliaco e a dimensione d’uomo in cui tutto quel che non va, inclusi i barboni, è rimosso.
Alla fine, convinti, I Simpson decidono di traslocare. Il giorno che lasciano Springfield tutto il cast di comprimari li saluta con un’espressione diversa di commiato fino all’ultimo “AH-HA!” di Nelson. Addirittura mentre fanno i bagagli Ned Flanders chiede indietro alcune delle cose che Homer aveva preso in prestito da lui negli anni, tutti oggetti che effettivamente gli avevamo visto prendere nelle puntate precedenti. L’impressione è che se ne stiano andando sul serio e non sia solo un evento che rientrerà alla fine della puntata. Così fu venduta la puntata negli spot pubblicitari, come quella in cui I Simpson cambiano città per sempre. Ma non solo, così fu pensato proprio lo svolgimento della puntata. Questo spostamento arriva infatti alla fine del primo blocco, quando parte il primo dei due stacchi pubblicitari contenuto in ogni puntata. Il secondo blocco sarà tutta un’altra storia, quella di Homer che cambia lavoro e si trova bene in un’ambiente stranamente idilliaco. Il terzo poi prenderà una strada ancora più diversa e paradossale. Sono I Simpson della stagione 8, quelli che devono cambiare, sperimentare e trovare qualcosa di diverso ma senza perdere la propria anima: una sit-com familiare con storie familiari, in cui poi accade però qualcosa di fuori dal mondo. E stavolta l’avevano trovata davvero l’idea fuori dal mondo.
È stato Greg Daniels ad avere l’idea di questi tre concetti che forse in un altro momento avrebbero dato vita a tre puntate diverse e invece in quello vengono fuse in una sola dal più sintetico e abile sceneggiatore, John Swartzwelder, che riesce a metterle in armonie e raccontare ognuna in un terzo del solito minutaggio.
Tutta la presentazione della Globex e del nuovo lavoro di Homer è geniale. In aperto contrasto con la centrale nucleare e il sig. Burns, un luogo organizzato con regole da inizio Novecento, da rivoluzione industriale, in cui i diritti dei lavoratori sembrano un miraggio e il capo domina come un signorotto locale sui valvassori, la Globex è la corporation moderna che maschera tutto dietro una facciata sorridente.
Hank Scorpio, che va a trovare i Simpson a casa appena arrivati con un cesto di frutta di benvenuto e li invade di parole, è l’epitome dell’imprenditore creativo degli anni ‘90, strafatto di cocaina e sempre al massimo. All’epoca si pensava che fosse ispirato nel look e nell’etica a Richard Branson (fondatore e padrone del gruppo Virgin) ma la cosa è stata più volte smentita. La retorica intorno al lavoro è tuttavia quella, totalmente post-industriale che in realtà nasconde una penetrazione molto più profonda del lavoro nelle vite delle persone. Sfumando la separazione tra vita domestica e professionale è la seconda a tracimare nella prima molto più del contrario, coperta dalla retorica di una visione più umana del lavoro e di un capo-amico.
Così Homer viene introdotto al nuovo ambiente di lavoro senza muri (“Non crediamo nelle pareti!”) e al team che deve gestire e motivare (“State lavorando?” - “Sì signor Simpson” - “Potete lavorare più duro?” - “Certo capo!”). Marge in casa non ha niente da fare perché le pulizie sono automatizzate, e quindi comincia a bere. Bart arriva nella nuova classe, trova anche un nuovo possibile Milhouse ma quando si accorgono che non è in grado di leggere la scrittura in corsivo viene sbattuto nella classe di recupero, che loro chiamano “Programma: datemi una mano”. Lì ci sono bambini in difficoltà, ma anche uno che è lì solo perché canadese (e quindi lento, uno dei molti screzi che gli americani fanno di frequente ai canadesi) e un’altra invece è caduta da una pertica e si è ritrovata lì. Di nuovo l’idea è che in quel mondo ideale, la pulizia, l’ordine e la ricchezza si ottengano marginalizzando chi è in difficoltà fino a nasconderlo.
Lisa infine è felicissima di vivere vicino ad un bosco pieno di animali (epica la gag visiva di uno scoiattolino con cui parla e quando lei si gira viene preso da una civetta) ma si accorge ben presto di essere allergica a tutto (e anche uno scoiattolo le soffia addosso un dente di leone). Tutti si trovano malissimo tranne Homer che per la prima volta ha un lavoro ben pagato in cui è bravo e si permette anche di acquistare un cappello di Tom Landry in un negozio di cimeli sportivi. Landry è il primo grande allenatore della squadra di football dei Dallas Cowboys, posizione che ha tenuto per 29 stagioni tra il 1960 e il 1988, innovando profondamente il gioco e creando schemi e tattiche ad oggi diventati uno standard. Una leggenda. La gag geniale qui è che questo fantastico cimelio con autografo in realtà ha una dedica fatta ad una lavanderia. Il cappello tornerà nell’episodio della stagione successiva “Bart star del football”. È una gag che riprende il fatto che inizialmente Homer ha detto che il suo grande sogno è possedere i Dallas Cowboys, un semino demenziale che Swartzwelder seppellisce all’inizio della puntata e annaffia più volte fino al finale.
Con il cappello di Tom Landry Homer vuole dare il massimo e decide che per produrre meglio il suo team ha bisogno di amache, cosa che genera un dialogo surreale sulle amache con Hank Scorpio. Quello non è frutto di John Swartzwelder ma anzi è tutta farina del sacco di Albert Brooks, attore e comico che era stato chiamato a doppiare Hank Scorpio. Brooks ha improvvisato tutto davanti a Dan Castellaneta (doppiatore di Homer). Impagabile. Una volta tanto la traduzione italiana non fa sfigurare l’originale.
Alla fine di quel dialogo si chiude il secondo blocco con lo svelamento del fatto che Hank Scorpio è un cattivo da film di James Bond, come Blofeld. Più di mille parole la cosa è detta spiegata dall’immagine del planetario sopra la scrivania che si apre svelando le trattative con i potenti della Terra condotte a colpi di ponti fatti esplodere per dimostrare la concretezza delle minacce (“Forse è crollato da solo” - “Non possiamo correre il rischio” - “Dici sempre così. Io il rischio lo voglio correre!”).
Dopo il secondo blocco pubblicitario dunque la puntata cambia ancora e diventa la storia di Homer che non si accorge del fatto che il suo capo è il villain a capo di una mega organizzazione criminale con ambizioni smodate di conquista del mondo. Cosa che dà un senso a tutti quegli indizi sulla meschinità con cui è ottenuto il benessere. È la parte più creativa questa di un episodio complicatissimo da realizzare perché per due terzi ambientato lontano da Springfield, che significa scenari diversi, sfondi diversi, personaggi diversi… Tutto da ricreare da zero.
Ci sarà anche un finto James Bond con le fattezze di Sean Connery ma chiamato Bont (in italiano Tont), perché la Fox nemmeno ci voleva provare a chiedere i diritti per usare il nome James Bond. Homer, diventa la scheggia impazzita nel mondo dei film di 007 e infatti se Bont come sempre si salva da un laser simile a quello di Goldfinger (mentre lo score echeggia quello dei suoi film) e scappa, Homer lo placca cambiando la storia. Mentre Scorpio si congratula con lui le sue guardie uccidono Bont. Di nuovo è la regia a dare il senso della gag, il fatto che la mitragliata che lo uccide sia rapidissima e tagliata quasi subito, come se non importasse. In quel mondo nulla sembra impossibile ad Homer.
Alla fine però, la famiglia Simpson è talmente triste e miserabile lì a Cypress Creek che Homer, per l’ennesima volta nella sua vita, rinuncia ad un futuro migliore per sé e decide di lasciare questo lavoro idilliaco. Quando va a dirlo ad Hank Scorpio la base è sotto attacco dell’esercito americano ma lo stesso Scorpio ha tempo per lui e gli dà qualche consiglio nonostante le difficoltà del momento (“Ho qualche problemino con il governo” - “Quei deficienti calpestano sempre i piccoli imprenditori. Non cominciare a farmi parlare del governo eh!” mentre dietro di lui l’esercito privato di Scorpio si sposta da un lato all’altro dell’inquadratura). L’unica richiesta di Scorpio davanti alle dimissioni sarà solo, se può, di uccidere qualcuno mentre esce. È tutta una scena trionfale, girata su due livelli con il primo piano di Homer e i suoi pensieri, e lo sfondo da 007 - Bersaglio mobile (con anche il conto alla rovescia per la fine del mondo). In chiusura, Homer depresso dà un calcio tutto triste ad una granata che esplode fuori scena. È uno dei momenti più alti delle regie di Mike B. Anderson, eroe poco raccontato, regista dalla formazione classica, arrivato a I Simpson alla settima stagione e non troppo prolifico (1-2 episodi ad annata), ma vincitore di ben due Emmy per gli episodi “La fobia di Homer” (in cui Homer si confronta con l’omosessualità) e “HOMR” (in cui scopre che un pennarello nel cervello lo rende stupido e alla fine decide che è meglio vivere da stupido che da intelligente).
Alla fine, tornati a casa, I Simpson trovano Otto che ha occupato il loro salotto ma se ne va senza troppe proteste, dei giornali che raccontano che un supervillain ha conquistato la costa Est degli Stati Uniti e un telegramma di Hank Scorpio che gli fa gli auguri per la sua vita, lo invita ad andarlo a trovare se dovesse passare per la costa Est e infine (visto che sognava i Dallas Cowboys) gli regala i Denver Broncos. La cosa è stranissima perché all’epoca la squadra non era forte e la gag era che comunque Homer era deluso. Tuttavia dall’anno di messa in onda dell’episodio i Denver Broncos hanno iniziato un ciclo di vittorie clamoroso diventato una squadra molto vincente nell’immaginario collettivo, ad oggi quindi è una gag ancora migliore: Homer è triste perché non sono i Dallas Cowboys ma in realtà ha una squadra fortissima (o se preferite è stato Homer a gestirla così bene da trasformarla in una vincente).
Chiusa da premio con una versione modificata (e velocizzata per entrare nei titoli di coda) del tema di Goldfinger con il testo tutto riscritto dallo sceneggiatore Ken Keeler per adattarsi all’etica del lavoro di Hank Scorpio. Un gioiello che doveva essere cantato da Shirley Bassey (cantante di alcuni dei temi più noti dei film di 007) e che invece è cantato dalla meno nota Sally Stevens perché non riuscirono a convincerla. Nel testo c’è tutta l’idiozia straordinaria di questa puntata, quel misto che non dovrebbe avere senso (e invece lo ha) tra spirito da film di spionaggio e conquiste sindacali imbattibili.
https://www.youtube.com/watch?v=9QEsjd1WZuY
Scorpio!
Ti stuzzica con i suoi sogni di potere e ricchezza
Attento a Scorpio!
La sua doppia ossessione malata è quella di conquistare il mondo
e la salute dei suoi dipendenti.
Ti dà il benvenuto nel suo antro
come un nobile accoglie i suoi ospiti.
Con una convenzione odontoiatrica gratuita e un piano finanziario per aiutare i tuoi investimenti.
Ma attento al suo piano pensionistico generoso
con tre settimane di vacanze pagate l’anno
e al venerdì la mensa serve hot dog, hamburger e birra
Ama la birra tedesca!