Habemus Papam, tra spoiler e polemiche

L'uscita del film di Nanni Moretti, come prevedibile, ha portato tanti giornalisti a rivelare il finale della pellicola, così come molte scene importanti. E non mancano, ovviamente, le discussioni pretestuose...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

C'erano dei dubbi sullo spoileramento selvaggio nei confronti di Habemus Papam di Nanni Moretti? No, vero? Repubblica giustamente ha deciso da tempo di lavorare bene sia sul sito che sul cartaceo e quindi ci regala spoiler in sinergia. Prima nell'articolo online sul film uscito il giorno della proiezione stampa (con tanto di titolo nella home a tradimento) e poi con la recensione di Natalia Aspesi, che tanto per cambiare ci regala una sinossi quasi completa. La stessa cosa fanno praticamente Anselma Dell'Olio su Liberal e Alberto Crespi sull'Unità, che racconta anche singole battute e cita diverse frasi. Era proprio necessario? Evidentemente, non si sa come riempire certi spazi, così magari si fa capire anche il finale in chiusura del pezzo. Idea (poco geniale) che viene anche a Marco Politi sul Fatto quotidiano.

E che dire di Fulvia Caprara? Vi pare che non avrebbe parlato della fine della pellicola? Ovvio, ma già che c'è cita anche le battute finali. Anche a Luciano Lanna sul Secolo XIX d'Italia devono aver detto che recensire i film significa raccontarli minuto per minuto e lui si sacrifica. Parla un po' meno del solito della trama Giorgio Carbone su Libero, ma il finale ovviamente ce lo regala, un po' come Gianni Canova sul Fatto (in maniera subdola, ma chiara). Idem per Marina Corradi su Avvenire e Titta Fiore sul Mattino. Scelta curiosa invece per Claudio Siniscalchi sul Giornale: ci rivela il finale nell'incipit del pezzo e ci dice che non si dovrebbe mai fare, "ma non c'è alternativa". Non c'è? C'è, c'è, tranquillo. Rondi sul Tempo (recensione peraltro uscita di domenica, complimenti per la rapidità) non si fa problemi a raccontarci inizio (nulla di male, lo conosciamo tutti) e fine della pellicola. Anche su Dagospia comunque, che ha seguito con degli sms il film in 'diretta', non mancava la conclusione del film, fin da giovedì mattina.

E veniamo alle cose più serie (o forse più ridicole, a seconda dei punti di vista), le polemiche. La cosa bella è che il film non è né un attacco né un appoggio alla Chiesa, quindi in teoria non dovrebbe suscitare un dibattito sconvolgente. Tuttavia, forse è proprio questo che non piace a qualcuno dei mass media, che avrebbero voluto la rozzezza de Il caimano. Ha iniziato venerdì Vittorio Messori sul Corriere della Sera, con un titolo che non si capisce se sia farina del suo sacco o una forzatura di qualche caporedattore: "Sulle stanze del conclave lo sguardo del regista: né ironie né conversione". Conversione? Moretti si doveva convertire? Mah...

C'è chi invece voleva chiaramente una critica forte, come Alessia Mazzenga su Terra, che arriva a dire:

Che cosa vuole salvare Moretti? Lo spirito originario del pensiero cristiano? Quello del vescovo Cirillo che, come ci ha mostrato bene lo scorso anno il regista Alejandro Amenabar in Agora, ordinò ai suoi seguaci di fare a pezzi la libera pensatrice e scienziata alessandrina Ipazia nel IV secolo d.c.? Ovviamente le scuse, i pentimenti postumi, se mai ci fossero, non basterebbero".

E' difficile capire quale sia il rapporto la vicenda antica di Ipazia e un film di Nanni Moretti, che certo non vuole essere un ritratto neorealista del Vaticano. Ma evidentemente tutto fa brodo, tanto che il giorno dopo la giornalista ritorna sull'argomento e dopo aver criticato l'ateo non coerente Moretti, chiude con:

Questo film ha tutta l'aria di voler contribuire a ripulire l'immagine fortemente deteriorata della Chiesa".

Nanni corrrottto e paaagggato (questa citazione la capiscono solo gli over 30) dal Vaticano? E' un'ipotesi suggestiva. Sull'altro versante, Maurizio Acerbi su Il Giornale sostiene che:

Il film di Moretti lo ha confermato. In Italia si possono sbertucciare tranquillamente, anche se con i guanti, la Chiesa e le sue gerarchie; nessuno farà girotondi per protestare".

Come ovvio, per qualcuno Moretti è troppo tenero, per altri troppo cattivo. E se invece non fosse stato questo il suo obiettivo, ma di fare un bel film? E finiamo con l'invito al boicottaggio di un vaticanista, Salvatore Izzo, che lavora per l'agenzia Agi e che ha scritto una lettera su Avvenire ripresa da tutti i mass media più importanti. Questo un estratto:

Perchè dobbiamo finanziare chi offende la nostra religione?. Il Papa non si tocca: è il Vicario di Cristo, la Roccia su cui Gesù ha fondato la sua Chiesa. Del film non abbiamo bisogno, noi il Papa ce lo abbiamo per davvero".

Piccolo problema, nel pezzo di ieri sul Corriere di Gian Guido Vecchi (che ha fatto un buon lavoro nel dare un efficace quadro della situzione), si riporta una dichiarazione dello stesso Izzo, che ammette candidamente e orgogliosamente di non aver visto il film. Brava anche Dina D'Isa sul tempo a citare questo suo pensiero:

Non mi sembra che regga il solito argomento che dobbiamo conoscere per giudicare, non è che debbo saltare giù dal sesto piano per capire che potrei anche farmi male".

Insomma, vedere un film di Moretti è pericoloso come saltare dal sesto piano? Chissà perché, queste polemiche vanno sempre così e nessuno (o quasi) fa notare la sconvolgente incongruenza di una persona (in questo caso anche giornalista, peggio!) che dà un'opinione su una cosa che non conosce. Comunque sia, è la sua (superficiale) opinione, perché deve avere tanto risalto ed essere considerata l'opinione della Chiesa?
 
Divertente comunque che molti giornalisti che si sono scagliati contro il boicottaggio abbiano citato il successo al botteghino. Repubblica.it ha scritto una cosa totalmente infondata: "venerdì 15, al suo debutto nei cinema, ha incassato 1 milione e 126 mila euro". In realtà, erano circa 227.000 euro, avesse fatto più di un milione di venerdì sarebbe stato ai livelli de Il Codice da Vinci. Crespi sull'Unità, per difendere Moretti dal boicottaggio, parla di "splendidi risultati" (almeno, è il sottotitolo del pezzo, all'interno si dice che non sono malaccio, non proprio la stessa cosa), evidentemente non ha fatto il confronto con Il caimano. Insomma, perché quando Moretti fa un film (ogni morte di Papa, direi), succedono questi casini?

P.S.
Arriva all'ultimo minuto anche la notizia di una denuncia contro Moretti, Procacci (produttore della pellicola) e Fabio Fazio (che ha ospitato il regista nella sua trasmissione domenica sera) da parte di un'associazione cattolica, per una sorta di vilipendio al Papa. Talmente grottesca come accusa, da rendere inutile ogni commento...

Vi ricordo che, per segnalarci articoli interessanti, potete scrivere su questo Discutiamone nel Forum Cinema  

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